Equo compenso: quale futuro?
L’approvazione definitiva non è più procrastinabile
Grazie, abbiamo scherzato! Questo sembra essere, purtroppo, l’epilogo che attende il disegno di legge in materia di equo compenso che, dopo un iter lunghissimo e travagliato, è all’impasse del Senato. “Siamo ormai prossimi al termine della legislatura e non è più procrastinabile l’approvazione in legge di questo provvedimento atteso da milioni di professionisti” esorta il presidente nazionale Lapet Roberto Falcone. Secondo i tributaristi non bisogna assolutamente perdere l’opportunità di portare a casa un risultato così importante. “Non è un testo perfetto, ne siamo consapevoli, ma è senza dubbio perfettibile. Ricordo quanto la legge n. 4/ 2013 ( ancora migliorabile) sia stata osteggiata e come oggi sia divenuta una pietra miliare nel nostro ordinamento – aggiunge Falcone - D’altronde, sfido chiunque a trovare una legge che soddisfi tutti. Ogni norma lascia qualcuno scontento, basti pensare alle reazioni provocate dalle misure varate per il contenimento della diffusione dell'epidemia da covid”. Tornando al provvedimento in questione bisogna dare atto che durante il suo iter legislativo è decisamente migliorato rispetto al complesso dei disegni di legge che erano stati precedentemente presentati ed Falcone ricorda che “le modifiche ai testi inizialmente presentati non sono arrivate per caso, ma sono state il frutto anche delle audizioni e dei documenti prodotti alle commissioni parlamentari dai rappresentanti dei professionisti di cui alla legge n. 4/ 2013”. Il riferimento è all’attività di Assoprofessioni, cui la Lapet aderisce, che ha seguito i lavori in materia sin dall’inizio. La confederazione è stata audita prima davanti alla commissione giustizia della Camera il 4 maggio 2021 e poi dinanzi alla commissione giustizia del Senato il 24 novembre dello stesso anno. “Fin dalla prima audizione abbiamo avvertito il legislatore che nei disegni di legge in discussione era ancora poco chiaro il riferimento ai professionisti di cui alla legge n. 4/ 2013 e le relative modalità di determinazione del compenso” ribadisce Giorgio Berloffa presidente Assoprofessioni. Nella formulazione originaria dei disegni di legge sull’equo compenso, infatti, non esisteva alcuna previsione a favore dei professionisti di cui alla legge n. 4/ 2013. E’ proprio a seguito degli interventi della confederazione che sono state apportate le attuali modifiche relative a: inserimento dei professionisti di cui alla legge n. 4/ 2013; determinazione dell’equo compenso di questi professionisti mediante l’individuazione di parametri con apposito decreto del ministro dello sviluppo economico, da emanarsi entro 60 giorni dall’approvazione della legge, sentite le associazioni iscritte nell’elenco presso il Mise; aggiornamento del suddetto decreto ogni due anni; partecipazione di due rappresentanti delle professioni di cui alla legge n. 4/ 2013, nominati con decreto ministeriale, all’Osservatorio nazionale sull’equo compenso. “Dato quest’ultimo che nella versione definitiva approvata alla Camera è stato portato a ben 5 rappresentati” evidenzia Berloffa. Come mai, dunque, continuano le resistenze alla definizione del provvedimento? Stupisce particolarmente il fatto che le reazioni contrarie vengano proprio da chi dovrebbe rappresentare i professionisti. Lo scenario che si apre all'orizzonte è quello di dover rinunciare, chissà per quanto tempo, alle conquiste importantissime contenute nel disegno di legge. “Lascia sbalorditi vedere che l’interesse che c’è sul salario minimo non c’è sull’equo compenso per i professionisti. Perché? “Sono interrogativi a cui non riusciamo a dare una logica risposta. Piuttosto portano a consolidare la certezza che un’occasione persa è perduta. Speriamo non sia questo il caso” chiosa Falcone.