Tirocini formativi, la stretta preoccupa Bianchi e Messa
Con i nuovi adempimenti burocratici a rischio gli obiettivi del Pnrr
La stretta sui tirocini curriculari, quelli a contenuto formativo e necessari per acquisire un titolo di studio, su cui sta ragionando il Parlamento su input di una fetta di maggioranza, preoccupa scuola e università. Giusto « voler qualificare tutte le esperienze di apprendimento in situazione lavorativa » , hanno sostenuto, praticamente in coro, Patrizio Bianchi e Maria Cristina Messa; ma attenzione « a non varare norme confliggenti » ; e in particolare su atenei e Its, attenzione a non « mettere a rischio gli obiettivi del Pnrr » , che, come ripete sempre più spesso il premier, Mario Draghi, punta a collegare di più e meglio istruzione e lavoro.
Il punto, ha spiegato al Sole24ore, la titolare dell’Università e della Ricerca, ribadendo quanto dichiarato nei giorni scorsi in una audizione ad hoc alla Camera, il « tirocinio curriculare è fondamentale per il perseguimento di un più stretto rapporto tra la formazione universitaria e il mondo del lavoro. Ma è un momento di applicazione teorico/ pratica funzionale all’apprendimento, difficilmente assimilabile all’attività lavorativa. È formazione, non lavoro » . Il riferimento è ad alcune norme contenute nel testo base adottato dalla commissione Lavoro di Montecitorio, che, nei fatti, assimilano i tirocini curriculari a un rapporto di lavoro, introducendo un’indennità di almeno 300 euro, oltre al rimborso integrale delle spese di trasporto sostenute dallo studente, di strumentazione e ( per i rapporti oltre le 5 ore giornaliere), di vitto, pena sanzioni fino a 3mila euro. E parallelamente, facendo crescere anche gli adempimenti burocratici: dall’obbligo di comunicazione obbligatoria alle clausole premiali in caso di successiva assunzione alle quote massime di tirocinanti ( sulla falsa riga di quanto avviene per i rapporti a tempo).
Ieri, in audizione alla Camera, anche il ministro dell’Istruzione, Bianchi, ha espresso perplessità su questa equiparazione, soprattutto con riguardo agli Its, gli Istituti tecnologici superiori ( come si chiameranno d’ora in avanti), che il Pnrr rilancia, e dove il 30% di ore ( 35%, con le nuove regole) è svolto in tirocinio dai ragazzi ( e le Fondazioni danno ampia garanzia della qualità della proposta formativa sia in aula sia in azienda, ndr). Ecco allora, che un eventuale appesantimento delle incombenze a carico della imprese ospitanti, potrebbero mettere a rischio l’obiettivo del Pnrr ( e degli 1,5 miliardi in arrivo) del raddoppio almeno degli iscritti. Non solo. Bianchi ha lasciato trapelare preoccupazione anche per il decollo del nuovo ( e innovativo) percorso di abilitazione al’insegnamento, visto che almeno 20 dei 60 Cfu aggiuntivi alla laurea previsti devono essere di tirocinio. « Mi permetto di avanzare la necessità di una riflessione sul provvedimento - ha chiosato il ministro del’Istruzione -. Per non andare in una situazione confliggente tra le norme » . Forte apprezzamento da Valentina Aprea ( Fi): « Le parole di Messa e Bianchi sono di assoluto buon senso, vanno ascoltate » .