Germania alza livello di allerta sulle forniture
Il Governo ha fatto scattare la seconda di tre fasi dell’emergenza
La crisi del gas può degenerare in un collasso energetico come quello provocato dal crack della Lehman sui mercati finanziari. Si è spinto a dire tanto ieri il ministro dell’Economia e del Clima Robert Habeck nell’annunciare, in una conferenza stampa convocata d’urgenza, l’attivazione del secondo livello di allerta sull’approvvigionamento di gas in quanto la Russia ha più che dimezzato le forniture nelle ultime due settimane. L’intervento deciso ieri è quello intermedio, in quanto lascia ancora aperta la soluzione di mercato. Il livello successivo, il terzo grado di allarme, che è quello più alto in questa “scaletta modello Ue” consiste nel trasferimento allo Stato dei pieni poteri di distribuzione e di razionamento dell’energia che scarseggia.
Il tono allarmistico del ministro non ha sorpreso gli addetti ai lavori: uno degli obiettivi principali dell’allerta n. 2 è la forte portata psicologica. Famiglie e imprese devono essere pienamente consapevoli della gravità della situazione, per poter risparmiare gas: « Anche se non ve ne rendete già conto, siamo entrati in una crisi del gas » ha ammonito in tono grave il ministro. Sono in arrivo tempi difficili, questo il messaggio, e tutti devono essere pronti a fare la propria parte, a fare sacrifici e risparmiare gas.
L’annuncio ieri ha avuto anche due altri scopi, di natura più tecnica: l’aumento dell’uso del carbone e il collaudo del sistema d’asta utilizzato in passato per il carbone ma mai per il gas.
L’allerta n. 2 è un passaggio obbligato, il pre- requisito necessario per legge per aumentare - come preannunciato la scorsa domenica - la produzione di energia elettrica con il carbone, antracite o lignite. Al tempo stesso, il secondo stadio dell’emergenza ha consentito ad Habeck di testare il sistema d’asta che stimola i risparmi e consente la vendita di gas utilizzando una piattaforma che in passato ha funzionato bene per il carbone: nessuno sa se questa asta funzionerà altrettanto bene per gestire una carenza di gas. È preferibile che questo collaudo venga fatto durante l’estate, quando i riscaldamenti sono spenti o quasi, e la domanda di gas è bassa, piuttosto che in autunno e inverno quando il gas è più richiesto.
La Germania non è sola in questa emergenza. Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo della Commissione europea e commissario al Green deal europeo, ha detto ieri in plenaria al Parlamento europeo che 12 Paesi della Ue sono stati colpiti dai tagli del gas dalla Russia e dieci di questi hanno già attivato il primo livello di allerta. La Germania è passata al secondo livello ieri perché si è verificata una forte carenza di gas con squilibri tra la domanda e l’offerta.
In un rapporto sul ventaglio di misure ipotizzabili per sostituire il gas, tra le quali l’aumento del carbone, l’Associazione tedesca delle industrie dell’energia e dell’acqua BDEW ha calcolato che circa un quinto della domanda totale di gas della Germania può essere sostituito o risparmiato nel breve termine. Questo corrisponde a un terzo delle importazioni di gas dalla Russia. Nel 2021, le forniture di gas russo hanno costituito il 55% del consumo totale di gas in Germania: negli ultimi mesi, questa quota è scesa sotto il 40%, aumentando le forniture dall’Olanda e dalla Norvegia. Con una quota di importazione permanente del 40%, il potenziale di sostituzione e riduzione corrisponde a circa la metà delle forniture di gas della Russia. Ma il taglio delle forniture deciso da Mosca ha complicato quella che era già una corsa a ostacoli contro il tempo.
La Germania produce attualmente solo il 5% del gas che consuma: può aumentare la produzione del 5%- 10%. Il risparmio di gas necessario per gestire il calo del gas russo oscilla tra il 20 e il 25% ma forse non basta neppure: per questo Habeck ha deciso di aumentare l’uso di tutto il carbone, non solo antracite ma anche la lignite che produce poca energia, rispetto ad altri combustibili fossili, e inquina molto di più. Un rospo indigesto per un ministro “verde”.
A rischio gli obiettivi di stoccaggio per l’inverno dopo il taglio dei flussi in arrivo dalla Russia