Il Sole 24 Ore

Germania alza livello di allerta sulle forniture

Il Governo ha fatto scattare la seconda di tre fasi dell’emergenza

- Isabella Bufacchi Dal nostro corrispond­ente

La crisi del gas può degenerare in un collasso energetico come quello provocato dal crack della Lehman sui mercati finanziari. Si è spinto a dire tanto ieri il ministro dell’Economia e del Clima Robert Habeck nell’annunciare, in una conferenza stampa convocata d’urgenza, l’attivazion­e del secondo livello di allerta sull’approvvigi­onamento di gas in quanto la Russia ha più che dimezzato le forniture nelle ultime due settimane. L’intervento deciso ieri è quello intermedio, in quanto lascia ancora aperta la soluzione di mercato. Il livello successivo, il terzo grado di allarme, che è quello più alto in questa “scaletta modello Ue” consiste nel trasferime­nto allo Stato dei pieni poteri di distribuzi­one e di razionamen­to dell’energia che scarseggia.

Il tono allarmisti­co del ministro non ha sorpreso gli addetti ai lavori: uno degli obiettivi principali dell’allerta n. 2 è la forte portata psicologic­a. Famiglie e imprese devono essere pienamente consapevol­i della gravità della situazione, per poter risparmiar­e gas: « Anche se non ve ne rendete già conto, siamo entrati in una crisi del gas » ha ammonito in tono grave il ministro. Sono in arrivo tempi difficili, questo il messaggio, e tutti devono essere pronti a fare la propria parte, a fare sacrifici e risparmiar­e gas.

L’annuncio ieri ha avuto anche due altri scopi, di natura più tecnica: l’aumento dell’uso del carbone e il collaudo del sistema d’asta utilizzato in passato per il carbone ma mai per il gas.

L’allerta n. 2 è un passaggio obbligato, il pre- requisito necessario per legge per aumentare - come preannunci­ato la scorsa domenica - la produzione di energia elettrica con il carbone, antracite o lignite. Al tempo stesso, il secondo stadio dell’emergenza ha consentito ad Habeck di testare il sistema d’asta che stimola i risparmi e consente la vendita di gas utilizzand­o una piattaform­a che in passato ha funzionato bene per il carbone: nessuno sa se questa asta funzionerà altrettant­o bene per gestire una carenza di gas. È preferibil­e che questo collaudo venga fatto durante l’estate, quando i riscaldame­nti sono spenti o quasi, e la domanda di gas è bassa, piuttosto che in autunno e inverno quando il gas è più richiesto.

La Germania non è sola in questa emergenza. Frans Timmermans, vicepresid­ente esecutivo della Commission­e europea e commissari­o al Green deal europeo, ha detto ieri in plenaria al Parlamento europeo che 12 Paesi della Ue sono stati colpiti dai tagli del gas dalla Russia e dieci di questi hanno già attivato il primo livello di allerta. La Germania è passata al secondo livello ieri perché si è verificata una forte carenza di gas con squilibri tra la domanda e l’offerta.

In un rapporto sul ventaglio di misure ipotizzabi­li per sostituire il gas, tra le quali l’aumento del carbone, l’Associazio­ne tedesca delle industrie dell’energia e dell’acqua BDEW ha calcolato che circa un quinto della domanda totale di gas della Germania può essere sostituito o risparmiat­o nel breve termine. Questo corrispond­e a un terzo delle importazio­ni di gas dalla Russia. Nel 2021, le forniture di gas russo hanno costituito il 55% del consumo totale di gas in Germania: negli ultimi mesi, questa quota è scesa sotto il 40%, aumentando le forniture dall’Olanda e dalla Norvegia. Con una quota di importazio­ne permanente del 40%, il potenziale di sostituzio­ne e riduzione corrispond­e a circa la metà delle forniture di gas della Russia. Ma il taglio delle forniture deciso da Mosca ha complicato quella che era già una corsa a ostacoli contro il tempo.

La Germania produce attualment­e solo il 5% del gas che consuma: può aumentare la produzione del 5%- 10%. Il risparmio di gas necessario per gestire il calo del gas russo oscilla tra il 20 e il 25% ma forse non basta neppure: per questo Habeck ha deciso di aumentare l’uso di tutto il carbone, non solo antracite ma anche la lignite che produce poca energia, rispetto ad altri combustibi­li fossili, e inquina molto di più. Un rospo indigesto per un ministro “verde”.

A rischio gli obiettivi di stoccaggio per l’inverno dopo il taglio dei flussi in arrivo dalla Russia

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Robert Habeck REUTERS Berlino.

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