Busia: impennata di affidamenti senza gara, rispettare il diritto Ue
Semplificare per prevenire la corruzione, ma le deroghe restringono la concorrenza
Nella contrattualistica pubblica è necessario intervenire per semplificare, ma attenzione alle semplificazioni che per superare difficoltà contingenti – come la paralisi seguita allo scoppio della pandemia – scelgono la strada delle deroghe, restringendo la concorrenza, danneggiando le imprese concorrenziali e mettendosi in conflitto con i principi eurounitari.
Una buona parte della relazione dell’Anac sull’attività svolta nel 2021, presentata ieri alla Camera dal presidente dell’Autorità, Giuseppe Busia, si può leggere alla luce del difficile equilibrio tra regole e deroghe alle regole in nome della rapidità di spesa e finalizzazione degli appalti. « La prevenzione della corruzione passa anche da alcuni interventi di semplificazione – ha premesso Busia -; in molti casi, infatti, la proliferazione degli adempimenti va a detrimento dell’efficace attività di amministrazioni e operatori privati, aprendo la via a fenomeni di mala- amministrazione e, talvolta, costituendo terreno fertile per le infiltrazioni criminali » .
Dall’altra parte però le semplificazioni che si traducono in forme di bypass delle procedure di evidenza pubblica hanno il loro prezzo. « Negli ultimi anni - ha denunciato Busia - con l’intento di arginare la pandemia e di agevolare l’utilizzo dei finanziamenti del Pnrr, si sono stratificate, in assenza di un disegno unitario, diverse procedure d’urgenza e derogatorie, prevedendo, fra l’altro, un significativo aumento delle soglie entro le quali è ammesso il ricorso a procedure negoziate » .
Le deroghe, ha aggiunto, « hanno velocizzato gli affidamenti ma hanno anche avuto ricadute negative sulla concorrenza e sulla partecipazione alle gare, sulla selezione delle migliori offerte e, quindi, sull’efficiente, efficace ed economica gestione della spesa pubblica. E ciò, ponendo anche seri dubbi di compatibilità con l’ordinamento euro- unitario, come ha evidenziato anche la Commissione europea, con la lettera di messa in mora del 6 aprile scorso » .
Nel 2021, gare aperte pari al 18,5% del totale, procedure senza bando e affidamenti diretti oltre il 37% ciascuno
Il presidente dell’Anac ha pertanto auspicato « un progressivo abbandono di taluni interventi emergenziali, dando nuovo impulso alla concorrenza e alla migliore gestione e spesa del denaro pubblico » . Nella sua relazione Busia ha citato alcuni casi di patologia, da far rientrare. Nel 2021, per esempio, le gare con procedura aperta sono state solo il 18,5% delle procedure totali, mentre nel 37,1% e nel 37,6% dei casi le stazioni appaltanti sono ricorse, rispettivamente, a procedure negoziate senza pubblicazione del bando e all’affidamento diretto. In valori assoluti, la procedura aperta resta comunque la modalità con cui si affida il maggior importo dei contratti pubblici ( 51,4%) – forse anche grazie, verrebbe da dire, ai paletti comunitari sulle gare sopra soglia - cui seguono la procedura negoziata senza previa pubblicazione del bando ( 19,6%) e la procedura ristretta ( 17,6%).
Confrontando il 2021 con l’anno prima, si nota il forte aumento della procedura ristretta (+ 217,5% di bandi e + 97,3% di importi) e dell’affidamento diretto (+ 69,5% in numero e + 43,2% in valore). Limitando il campo ai soli appalti di lavori fino a 5,35 milioni di euro banditi nel 2021, sul totale del mercato di 19,5 miliardi di euro circa, 2,99 miliardi sono stati affidati direttamente ( 15,33%), 11,318 miliardi sono stati affidati con procedura negoziata senza bando ( 58,05%) e solo 4,254 miliardi sono stati affidati con procedura aperta ( 21,4%).