Aborto, conto alla rovescia per decisione Corte Suprema
Rischia l’abolizione il diritto all’interruzione della gravidanza dopo 50 anni Restrizioni automatiche scatterebbero in 26 stati L’America è divisa in due
È conto alla rovescia per la storica decisione della Corte Suprema sul diritto d’aborto negli Stati Uniti, a rischio dopo quasi 50 anni. Una sentenza è attesa nelle prossime ore o giorni, forse oggi o lunedì, sul finire dell’anno giudiziario. Anche se nel clima di alta tensione non è escluso un raro slittamento a luglio.
Altre prese di posizione della massima autorità costituzionale e della magistratura americana sono considerate quest’anno estremamente influenti. Quella che ieri ha ampliato il porto d’armi in pubblico. Quella, a sua volta imminente, sul potere o meno del governo federale di regolamentare emissioni nocive. Ma la posta in gioco nel verdetto sull’aborto è di gran lunga la più drammatica: la Corte potrebbe abolire il diritto costituzionale delle donne all'interruzione della gravidanza sancito dal caso Roe v. Wade del 1973. E riaprire battaglie politiche e sociale con pochi paralleli, con ripercussioni dal mondo del business alle campagne elettorali. Tra le aziende uscite allo scoperto a sosstegno di dipendenti che intendano abortire anche se vivono in stati dove diventa illegale ci sono Amazon e Citigroup, Uber e Tesla, Levy Strauss, Salesforce e Starbucks.
Una bozza della decisione, ancora aperta a ripensamenti, è venuta alla luce in maggio e ha svelato una maggioranza ultra- conservatrice nella Corte favorevole a ribaltamenti di Roe e del successivo caso Casey del 1992. Fa leva su tesi “originaliste”, che respingono ogni radice nella Costituzione o nella tradizione del Paese del diritto all’interruzione della gravidanza, facendo temere che altri diritti civili e sociali quali il matrimonio gay, non esplicitamente menzionati dai padri fondatori, possano essere rescissi. Il tono della provvisoria opinione di maggioranza redatta dal giudice Samuel Alito ha alimentato le polemiche: ha citato un controverso giurista inglese del 17esimo Secolo, Matthew Hale, teorico della repressione delle donne.
Se la posizione ultima degli alti magistrati rifletterà simili orientamenti, gli Stati Uniti post- Roe diventeranno una nazione sempre più spaccata. Tredici stati hanno introdotto Trigger Laws, pronte a scattare automaticamente davanti ad annullamenti del diritto costituzionale all’aborto. In tutto ben 26 stati su 50, nel sud e centro del Paese governato dai repubblicani, applicheranno pesanti restrizioni, secondo il Guttmacher Institute. Divieti colpiranno almeno 20,5 milioni di donne in età riproduttiva e altri 12,1 milioni di donne vivranno realtà di grave incertezza. Lungo le due coste, da New York alla California, 26,5 milioni di donne interessate avranno invece il diritto protetto da provvedimenti locali.
Il caso giunto alla Corte Suprema è nato in Mississippi: Dobbs v Jackson Women's Health Organization. In gioco una legge del 2018 che vieta quasi ogni aborto dopo 15 settimane. Da allora alcuni stati si sono spinti oltre: Texas e Oklahoma hanno messo al bando l'aborto dopo sole sei settimane.