Il Sole 24 Ore

Da operaio a collezioni­sta, la raccolta Midali cerca una collocazio­ne diversa

- Stefano Salis

La storia è di quelle che sembrano nate dalla mente di un ( cattivo) sceneggiat­ore. Lui, classe 1953, è un operaio alla Breda Fucine, ogni mattina nella ex “Stalingrad­o d’Italia”, quando ancora il tempo si misurava con le sirene delle fabbriche e i cartellini da timbrare costituiva­no una seconda ( e, spesso, ingrata) carta d’identità. Ma, al contrario, per la dignità e il valore che si attribuiva al lavoro in quel sistema di valori, e cioè era elemento fondante di qualsiasi progresso ( epoche che sembrano lontane, ma non lo sono), Claudio Midali non si accontenta del monotono tran- tran di tutti i giorni. E tenta, una volta a casa, di collocare, le “opere” e i “giorni” che vive dentro un sistema che lo comprende, lo inscrive e lo supera al tempo stesso: tenta, cioè, di afferrare, dal basso e da vivo, il quid che fa dell’industria e del meccanismo capitalist­a dell’economia la sostanza dell’avanzament­o – senza negare grandi contrasti e non meno grandi conquiste e contraddiz­ioni – della società. E, cioè, si documenta, studia, legge. E per questo Midali raccoglie, cataloga, colleziona e approfondi­sce. Libri, stampati, foto e immagini che raccontano quell’epopea. La collezione diventa importante e si ferma solo quando, ormai in pensione, il protagonis­ta si stanca. O, forse, si stanca la Storia, un certo modo di pensarla e farla.

Resta, ora, un’opera monumental­e. « La collezione Midali costituisc­e, con oltre 4.500 titoli mirati, la più importante biblioteca privata esistente sulla storia d’impresa e sull’editoria aziendale, accanto a quella storica acquisita da Publitalia per la costituend­a milanese Biblioteca di via Senato negli anni 90 » , spiega il libraio antiquario Andrea Tomasetig, che la collezione dell’ex operaio Midali l’ha studiata, valutata e ora cerca di collocare, su incarico del proprietar­io, in luogo adeguato, possibilme­nte pubblico e/ o di interesse collettivo, visto che Tomasetig è esperto di questo tipo di vendite e ha, dalla sua, notevoli successi ( per dire: il Centro Apice di Milano è nato da grandi collezioni da lui trattate). « Per valutare appieno l’organicità del materiale raccolto » , continua Tomasetig, « è necessario soffermars­i sul metodo che ha guidato la ricerca di Midali in quasi trent’anni di ricerche » . Infatti: « È stata giustament­e privilegia­ta la tipologia più significat­iva, il giubilare, cioè la pubblicazi­one celebrativ­a di un anniversar­io di fondazione di un’impresa e fonte preziosa, e spesso insostitui­bile, per ricostruir­e la sua storia. L’insieme dei giubilari, raccolti in una percentual­e altissima rispetto a tutto il pubblicato noto e risalenti alcuni già alla fine dell’Ottocento, costituisc­e la base solida su cui si articola la biblioteca » . Seguono i cataloghi aziendali, scelti con il criterio di documentar­e imprese di rilievo di cui mancavano i giubilari o di essere interessan­ti per la storia delle stesse, di un dato settore o prodotto. Ma non solo. Se anche la manualisti­ca tecnica è stata seguita con attenzione, non mancano la saggistica di supporto sia sulla storia aziendale che sui vari settori economici, scritta da autori qualificat­i, così come le opere di storia locale contenenti riferiment­i alle attività economiche di un dato territorio. E appendici significat­ive come le pubblicazi­oni ( libri, opuscoli e giornali) sindacali relative alle fabbriche e al mondo del lavoro ( personaggi­o schivo, Midali, non concede foto, ma in una, sugli scaffali della biblioteca, è giovane e raggiante accanto a Enrico Berlinguer), le monografie sulle aziende estere operanti in Italia e una sezione di volumi stranieri. Se impresa e cultura costituisc­ono un binomio fondamenta­le per documentar­e la storia e lo sviluppo del nostro Paese, troppo spesso le bibliotech­e e i centri di ricerca, anche universita­ri, hanno scoraggiat­o queste testimonia­nze. E anche se non manca in Italia una tradizione di raccolte, che segue una felice prassi editoriale ( con punte di eccellenza), come, per la contempora­neità, l’Osservator­io monografie d’impresa di Verona e il consistent­e fondo della Biblioteca delle Imprese e Organizzaz­ioni alla Sapienza, restano molti, troppi vuoti. La collocazio­ne della Collezione Midali ( il prezzo di vendita dovrebbe essere sui 130mila euro) potrebbe essere l’occasione di colmare un vuoto. E dare un finale non scontato ed happy alla sceneggiat­ura di cui sopra.

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