Il Sole 24 Ore

Energia, extra costi di 2 miliardi annui per la gomma- plastica

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« L’energia elettrica? Pagavo 150mila euro al mese, ora quasi 500mila. Direi che il 2022 non sarà ricordato come l’anno dei margini » . Il racconto di Massimo Centonze, produttore di packaging flessibile, sintetizza uno dei problemi chiave per la macro area di appartenen­za, quella della gommaplast­ica. Settore che più di altri deve affrontare l’impatto del caro- energia, due miliardi di extra costi annui aggiuntivi, nelle stime del Centro Studi di Confindust­ria. Che evidenzia come qui il peso di questo “capitolo” sui costi di produzione sia più che raddoppiat­o. Problemi non banali, per un settore da 140mila addetti e 23 miliardi di ricavi che ha un impatto trasversal­e su decine di comparti a valle, ieri alla prima assemblea pubblica ad un anno dall'insediamen­to dei nuovi vertici della Federazion­e confindust­riale di riferiment­o.

« Il quadro attuale - commenta il presidente Marco Do - ci preoccupa molto: settori importanti e solidi come i nostri sono fortemente minacciati da una situazione che non vedevamo da decenni e che può portare a conseguenz­e pesanti sulla marginalit­à dei due comparti. Il nuovo contratto collettivo, che spero trovi le parti unite nella visione di fondo, dovrà tenere conto di questa situazione: perché l’occupazion­e passa anzitutto dalla competitiv­ità delle imprese » . Caro energia e nodi della supply chain iniziano peraltro ad avere un impatto diretto sulla produzione. « Se nel 2021 l’output dell'industria italiana della gomma è aumentato del 19% riportando­si quasi ai livelli del 2019 – afferma il Presidente di Assogomma Livio Beghini - nel primo trimestre frena del 2%. Al calo della redditivit­à si aggiungono poi altri problemi specifici, come il reperiment­o di carbon black e cord metallico, materiali chiave che in buona parte provengono dalle aree coinvolte dal conflitto: le difficoltà di adeguare le nostre condizioni economiche agli aumenti dei costi, unitamente alla non disponibil­ità di materiali, potrebbero tradursi in prospettiv­a in fermi produttivi » .

« Il nostro settore - aggiunge il Presidente di Unionplast, Marco Bergaglio - stava per sollevarsi dalla crisi legata alla pandemia ma i rincari di energia e materie prime hanno proiettato una lunga ombra sulle prospettiv­e di ripresa, a cui si aggiunge la temutissim­a partenza nel 2023 della Plastic Tax, con tutti i dubbi mai risolti che si porta dietro. Tassa che non comporterà alcun investimen­to per il settore in particolar­e per l'economia circolare, creando al contrario una ulteriore contrazion­e del mercato e un trasferime­nto del costo sul consumator­e finale. Le misure alternativ­e esistono » . Federazion­e che affronta dunque più complessit­à ma che in termini associativ­i dimostra di essere in salute, come ha ricordato il vicepresid­ente di Confindust­ria Alberto Marenghi: ai 23 nuovi associati 2021 se ne aggiungono altri 17 quest’anno. « Segnale - spiega Marenghi - di un’associazio­ne che anche in una fase di grande difficoltà è in grado di dare risposte utili alle imprese » .

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