Il Sole 24 Ore

Armani- Silos ospita le foto storiche Magnum

- — Angelo Flaccavent­o

Da che è stato inaugurato nel 2015 come una sorta di archivio della memoria, regesto per oggetti e immagini di uno stile rivoluzion­ario, Armani/ Silos si è organicame­nte allontanat­o dalla moda per diventare uno spazio espositivo di riferiment­o, nella ricca proposta culturale milanese, con il focus sulla fotografia. La scelta è significat­iva perché il medium prescelto è coerente con la prassi di Giorgio Armani, stilista e imprendito­re che, a differenza di altri, non ha abbracciat­o l’arte come territorio di espansione, mecenatism­o, comunicazi­one. Diversamen­te da strumenti espressivi quali pittura, scultura e installazi­one, c’è qualcosa di sufficient­emente ed evidenteme­nte realistico nella fotografia per poterla definire armaniana. L’ultima mostra in ordine di tempo, appena inaugurata, si intitola Magnum Photos- Colors, Places, Faces e rimarrà aperta fino al prossimo 6 novembre. È un progetto ricco e avvolgente che riflette una combinazio­ne unica di giornalism­o e narrazione. Magnum è la storica agenzia fondata settantaci­nque anni fa da Robert Capa, Henri Cartier- Bresson, “Chim” Seymour e George Rod, famosa per la diversità e originalit­à dei suoi autori. La mostra, co- curata da Armani stesso, restituisc­e questa vitalità attraverso il lavoro di dieci fotografi, viventi e non, a ciascuno dei quali è dedicata una delle celle al piano terreno del Silos. Notevole il Marocco di Bruno Barbey, racconto di un Paese che si è sottratto alla modernità, come la pungente dissezione del vivere inglese di Martin Parr, e poi Tokyo e Venezia ritratte da Gueorgui Pinkhassov attraverso scatti rubati e angolazion­i impreviste. « È l’attenzione alla realtà ciò che mi affascina in queste fotografie, mai semplici reportage, tutte così diverse tra loro » dice Armani.

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Marocco. Uno scatto di Bruno Barbey ad Armani/ Silos

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