Il Sole 24 Ore

Sugli Usa l’ombra della recessione

Il Fondo monetario rivede al ribasso le stime di crescita dal 3,7 a 2,9% per il 2022 Il 60% dei ceo dei grandi gruppi Usa prevede una stagione di arretramen­to

- Valsania e Sorrentino

Si allungano sull’economia statuniten­se le ombre della recessione. Tra inflazione ai massimi, richieste di sussidi di disoccupaz­ione tornati a salire da cinque mesi e annunci di licenziame­nti, i segnali di frenata si moltiplica­no. Il 60% dei ceo “vede” la frenata. Dopo le parole del presidente della Fed, Powell, che ha definito la recessione « una possibilit­à » e ha alzato i tassi di 0,75 punti base, l’Fmi ha rivisto al ribasso la crescita 2022, dal 3,7% al 2,9% escludendo di poco una recessione a meno di nuovi shock.

Lo spettro della grande R, della recessione, torna prepotente­mente alla ribalta sul palcosceni­co dell’economia americana. È stato sollevato apertament­e, in Parlamento, dal chairman della Federal Reserve Jerome Powell. Un rischio nutrito da inflazione e shock energetici in arrivo dalla guerra scatenata dalla Russia, da traumi da pandemia nelle catene di approvvigi­onamento e, adesso, da aggressive manovre della stessa Fed sui tassi d’interesse per domare il dramma del caro vita. E assieme alle nubi addensates­i in Europa, gli orizzonti improvvisa­mente più cupi della maggior potenza al mondo moltiplica­no le preoccupaz­ioni per l’intero outlook globale.

È con questo fardello che il presidente Joe Biden è partito alla volta del G7 in Germania nel fine settimana. Solo l’anno scorso Biden aveva annunciato ai partner che « l’America è tornata » . Oggi il viaggio transatlan­tico trova la sua leadership sotto assedio, indebolita da incognite economiche e cali nel consenso domestico.

L’ultimo monito arriva dall’Fmi che ha rivisto al ribasso le stime di crescita degli Usa ( al 2,9% dal 3,7% per il 2022). Per l’Fmi la recessione dovrebbe essere evitata per poco a meno che « gli attuali venti contrari si rivelino più persistent­i del previsto, o che l’economia venga colpita da un altro shock negativo, che trasformer­ebbe il rallentame­nto in una recessione di breve durata » . I dati più recenti hanno ormai suonato i campanelli d’allarme. La produzione industrial­e in maggio è salita dello 0,2% ma quella manifattur­iera è scesa dello 0,1 per cento. Nel cruciale settore immobiliar­e, la costruzion­e di case monofamili­ari è diminuita in maggio e così i permessi per nuove abitazioni. Le vendite al dettaglio, barometro di consumi che contano per due terzi del Pil, sono arretrati dello 0,3% tra declini della fiducia. Aumentano le difficoltà delle famiglie nel pagare debiti. Il mercato del lavoro per ora tiene. Le richieste settimanal­i di sussidi di disoccupaz­ione viaggiano tuttavia ai massimi da cinque mesi. E gli annunci di licenziame­nti di massa si susseguono, da Tesla a Coinbase e Netflix. L'inflazione, intanto, il mese scorso ha evidenziat­o picchi annuali dell' 8,6 per cento.

Analisti, politici e top executive delle imprese tradiscono il clima mutato. Un sondaggio del Conferen ce Boardt ra 750 Ceo ha visto il 60% temere una recessione entro 18 mesi e il 15% ritenere che sia già in atto nella principale area dove operano .« Una recessione è inevitabil­e entroUna recessione è inevitabil­e entro 12- 18 mesi » , ha sentenziat­o Bill Dudley, ex governator­e della sede di New York della Banca centrale. Che ha liquidato con toni danteschi ipotesi di atterraggi­o morbido: « Se avete ancora speranze di soft landing, abbandonat­ele » .

Anche i vertici in carica della Fed hanno ridimensio­nato facili ottimismi: Powell è reduce da una testimonia­nza semestrale al Congresso dove ha affermato, a chiare lettere, che una recessione non è voluta ma è « certo una possibilit­à » . Perché, ha detto, la priorità assoluta è combattere le spirali dei prezzi, a costo di crescita e occupazion­e. La Fed questo mese ha deciso una stretta di 75 punti base nel costo del denaro, inedita dal 1994, promettend­o continue offensive .

Tra le società di Wall Street, Goldman Sachs ha raddoppiat­o le probabilit­à di recessione entro fine anno al 30%; salgono al 48% nel 2023. Moody's le dà al 40% entro 12 mesi, come Bank of America, e le vede al 50% entro 24. Le scosse in Borsa, agli occhi di JP Morgan, implicano ben l’ 85% di possibilit­à di recessione. « Orientata verso una recessione » dice dell’economia Usa Mickey Levy di Berenberg. Anche se, aggiunge in voto di fiducia, potrebbe essere « poco profonda » , una « interruzio­ne temporanea della tendenza di lungo termine all’espansione » , senza stop all'innovazion­e tecnologic­a e con gli Usa in grado di mantenere il più elevato potenziale di crescita tra i paesi avanzati.

INFLAZIONE ALL’ 8,6%

Per la Fed la priorità assoluta è combattere le spirali dei prezzi, a costo di crescita e occupazion­e

WALL STREET

Per le grandi banche aumentano le probabilit­à di una contrazion­e dell’espansione Usa

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