Bitcoin, spettro da 4 miliardi di obbligazioni sui minatori
La crisi fa scendere il prezzo delle macchine offerte in garanzia
‘ La caduta dei valori ha costretto alcuni miners a sospendere le « estrazioni »
La difficoltà. Nel mondo del bitcoin, in parole semplici e non tecniche, indica quanto è difficile risolvere un complesso puzzle crittografico. Un indovinello la cui risoluzione, nell’ambito dell’algoritmo di consenso chiamato “Proof of work”, è alla base della validazione delle transazioni della criptoregina. Sennoché la difficoltà, in questo momento, sono anche i problemi finanziari che devono affrontare molti “minatori”. Vale a dire: i soggetti che, gareggiando tra di loro, puntano a risolvere proprio il problema crittografico.
E sì, perché la continua discesa dei prezzi della cryptocurrency crea loro dei problemi di carattere finanziario. Diversi miners, infatti, hanno difficoltà a ripagare prestiti per un ammontare complessivo fino a 4 miliardi di dollari. La questione, spiegano gli esperti, è che questi crediti sono garantiti dai macchinari che gli stessi minatori usano nella loro attività. Sennonché le apparecchiature in oggetto, a causa della crisi del settore e del crollo delle cryptocurrencies, hanno visto calare il loro valore ( il prezzo del popolare S19 è diminuito di circa il 49% dai massimi di novembre). Con il che i prestiti sono finiti sotto pressione.
Ma non è solo una questione di obbligazioni. In generale la discesa del bitcoin, unitamente al fatto che normalmente la complessità del “Proof of work” aumenta nel corso del tempo, pone il problema della copertura dei costi operativi da parte degli stessi minatori. Certo: il protocollo di Satoshi Nakamoto prevede l’adeguamento della difficoltà dell’indovinello crittografico ( attualmente sta scendendo). E, tuttavia, questo può non bastare. Tanto che diversi miners: o tengono i bitcoin ricevuti in ricompensa ( senza venderli); oppure spengono le macchine.