L’export boom non basta Gas e greggio affondano la bilancia commerciale
Venti miliardi di attivo un anno fa. Quasi dieci di “rosso” ora. Senso e portata del cambiamento che viviamo sono in fondo qui, in questa radicale differenza del saldo commerciale extra- Ue dei primi cinque mesi dell’anno. Con il mondo “ordinato” che conoscevamo, quello in cui il made in Italy macinava nuovi record anche nell’attivo commerciale, a schiantarsi contro l’ineluttabile realtà dell’energia: prezzi fuori controllo che spostano gli equilibri, geopolitici e anche economici.
La corsa delle nostre vendite, in grado di produrre un robusto + 26,2% ( anche per effetto del rincaro dei listini) non basta ad arginare la risalita inesorabile delle importazioni, uno scatto che sfiora il 70%.
Balzo che vede come protagonisti assoluti i grandi produttori di greggio e gas, con il Medio Oriente e la Russia a più che raddoppiare i livelli di maggio 2021. Uno sguardo ai conti con Mosca mette in evidenza la portata dello shock dei prezzi. Perché se nei primi cinque mesi del 2021 il passivo con la Russia era limitato a 2,5 miliardi di euro, ora il rosso è decollato oltre quota 11 miliardi.
Risultato che avrebbe potuto essere anche peggiore se il nostro export di maggio verso Mosca non avesse dato segnali di vitalità, in parte sorprendenti alla luce del combinato disposto di sanzioni e vincoli al sistema dei pagamenti. Se infatti a marzo e aprile il nostro export si ersa praticamente dimezzato, a maggio il calo è di molto ridotto, limitato al 9,5%.
Non distante dall’unica altra eccezione in una lunga teoria di segni più, la Cina, con Pechino (9,1%) a pagare in termini di minori acquisti il rallentamento della propria economia indotto dai nuovi vincoli posti dalla recrudescenza del Covid.
Per il resto, grazie anche all’impennata dei listini, l’export italiano continua a brillare, piazzando crescite a doppia cifra praticamente ovunque. A partire dagli Stati Uniti, in crescita di oltre il 40%.
Spinta decisiva per portare ad una media di crescita superiore al 26%, che spinge verso l’alto il bilancio dei primi cinque mesi dell’anno: i 96 miliardi realizzati sui mercati extra- Ue lo scorso anno sono ora saliti a più di 115, una crescita di oltre il 20%. L’energia, come detto, modifica in modo evidente i valori del nostro saldo: il disavanzo di maggio è pari a 637 milioni, a fronte di quasi cinque miliardi dello stesso mese del 2021. Il deficit energetico, per effetto dei nuovi prezzi di gas e petrolio, sale così nel mese a 8.686 milioni, quasi il triplo rispetto a quanto accadeva un anno prima.