« Diventare politica nazionale » : l’ambizione del Sud ai tempi del Pnrr
Le Fondazioni Nitti e Merita: Mezzogiorno al centro dello sviluppo italiano
« Una politica di sviluppo del Mezzogiorno è efficace se è impostata su una visione nazionale » . Se il Sud diventa centrale nel progetto di sviluppo del Paese. Il paper introduttivo di Claudio De Vincenti marchia segna la novità che arriva dall’incontro organizzato dalle Fondazioni Nitti e Merita a Maratea e intitolato « Passaggio di fase: Sud& Nord, Villa Nitti accorcia le distanze » . La vera opportunità per il Mezzogiorno e per l’Italia - anche in relazione al Pnrr - è data non solo dalla realizzazione di quanto programmato ma dalla capacità di metterlo insieme all’interno di una « visione nazionale » .
La questione non è più lo sviluppo del Mezzogiorno in sé, ma il Sud come progetto centrale dello sviluppo italiano. Le opportunità arrivano anzitutto dalla rottura delle catene logistiche globali e dalla necessità di ricomporle ( dove? nel Mediterraneo punto di incontro fra Oriente e Occidente, fra Nord e Sud). Arrivano dalle potenzialità di una politica Euromediterranea che sia capace di ridare un ruolo strategico a un’Europa da venti anni troppo sbilanciata a est. Arrivano dal ripensamento obbligato delle politiche energetiche che potrebbero fare del Sud Italia un hub dell’energia, fra gas e rinnovabili. « Passa dalla ripresa italiana e dallo sviluppo del Mezzogiorno - chiariscono le Fondazioni Nitti e Merita nel loro documento - la strada affinché l’Unione europea possa giocare un ruolo attivo nella costruzione di un nuovo ordine internazionale dopo la crisi della pandemia e la frattura della guerra » .
Lo ha spiegato ancora più chiaramente ( e non senza una punta di polemica) Anna Finocchiario, presidente di « ItaliaDecide » , rilanciando la lettura di De Vincenti. Non manca solo una « visione nazionale » : manca una « politica nazionale » . Perché da 35 anni si parla del Mezzogiorno come piattaforma logistica naturale nel Mediterraneo e da 35 questa opportunità non viene colta? Perché manca « una politica nazionale » che metta le opportunità del Mezzogiorno al centro di un progetto sviluppo del Paese. Ma mancano anche « politiche nazionali » che puntino al risultato: in primis è mancata una politica per le infrastrutture su cui quella visione geopolitica potesse concretizzarsi e viaggiare. Il Pnrr è un’occasione? Se diventa una politica nazionale, se è capace di una politica che superi anche le regole del titolo V. Troppi conflitti fra governo nazionale e governi regionali, proposte troppo dispersive incapaci di fare sintesi e priorità ( « si arriva al punto che una stessa Regione propone dieci musei della civiltà contadina » ). Con questa struttura istituzionale vogliamo « girare il mondo » e proporci per ricostruire le catene logistiche mondiali? Non funziona, è evidente. Il Sud d’Italia « hub energetico perché è la zona d’Europa con i più alti indici di efficienza e produttività di eolico e solare » ? Se non si faranno subito le infrastrutture, l’hub si farà in una zona più vicina al cuore dell’Europa.
Il presidente di Svimez, Adriano Giannola, sta sul tema ma alza il livello di polemica: il Pnrr non ha visone strategica, fa le scuole e e gli asili e si sostituisce all’intervento ordinario ma non fa le autostrade del mare che consentirebbero « di trasferire sul mare in tre anni tutto il trasporto merci di lunga percorrenza » . Strategia e velocità di esecuzione, appunto.
‘ Senza una « visione nazionale » anche il Pnrr rischia di fallire: « hub europeo per trasporto marittimo e rinnovabili »