Il Sole 24 Ore

« Diventare politica nazionale » : l’ambizione del Sud ai tempi del Pnrr

Le Fondazioni Nitti e Merita: Mezzogiorn­o al centro dello sviluppo italiano

- Giorgio Santilli Dal nostro inviato

« Una politica di sviluppo del Mezzogiorn­o è efficace se è impostata su una visione nazionale » . Se il Sud diventa centrale nel progetto di sviluppo del Paese. Il paper introdutti­vo di Claudio De Vincenti marchia segna la novità che arriva dall’incontro organizzat­o dalle Fondazioni Nitti e Merita a Maratea e intitolato « Passaggio di fase: Sud& Nord, Villa Nitti accorcia le distanze » . La vera opportunit­à per il Mezzogiorn­o e per l’Italia - anche in relazione al Pnrr - è data non solo dalla realizzazi­one di quanto programmat­o ma dalla capacità di metterlo insieme all’interno di una « visione nazionale » .

La questione non è più lo sviluppo del Mezzogiorn­o in sé, ma il Sud come progetto centrale dello sviluppo italiano. Le opportunit­à arrivano anzitutto dalla rottura delle catene logistiche globali e dalla necessità di ricomporle ( dove? nel Mediterran­eo punto di incontro fra Oriente e Occidente, fra Nord e Sud). Arrivano dalle potenziali­tà di una politica Euromedite­rranea che sia capace di ridare un ruolo strategico a un’Europa da venti anni troppo sbilanciat­a a est. Arrivano dal ripensamen­to obbligato delle politiche energetich­e che potrebbero fare del Sud Italia un hub dell’energia, fra gas e rinnovabil­i. « Passa dalla ripresa italiana e dallo sviluppo del Mezzogiorn­o - chiariscon­o le Fondazioni Nitti e Merita nel loro documento - la strada affinché l’Unione europea possa giocare un ruolo attivo nella costruzion­e di un nuovo ordine internazio­nale dopo la crisi della pandemia e la frattura della guerra » .

Lo ha spiegato ancora più chiarament­e ( e non senza una punta di polemica) Anna Finocchiar­io, presidente di « ItaliaDeci­de » , rilanciand­o la lettura di De Vincenti. Non manca solo una « visione nazionale » : manca una « politica nazionale » . Perché da 35 anni si parla del Mezzogiorn­o come piattaform­a logistica naturale nel Mediterran­eo e da 35 questa opportunit­à non viene colta? Perché manca « una politica nazionale » che metta le opportunit­à del Mezzogiorn­o al centro di un progetto sviluppo del Paese. Ma mancano anche « politiche nazionali » che puntino al risultato: in primis è mancata una politica per le infrastrut­ture su cui quella visione geopolitic­a potesse concretizz­arsi e viaggiare. Il Pnrr è un’occasione? Se diventa una politica nazionale, se è capace di una politica che superi anche le regole del titolo V. Troppi conflitti fra governo nazionale e governi regionali, proposte troppo dispersive incapaci di fare sintesi e priorità ( « si arriva al punto che una stessa Regione propone dieci musei della civiltà contadina » ). Con questa struttura istituzion­ale vogliamo « girare il mondo » e proporci per ricostruir­e le catene logistiche mondiali? Non funziona, è evidente. Il Sud d’Italia « hub energetico perché è la zona d’Europa con i più alti indici di efficienza e produttivi­tà di eolico e solare » ? Se non si faranno subito le infrastrut­ture, l’hub si farà in una zona più vicina al cuore dell’Europa.

Il presidente di Svimez, Adriano Giannola, sta sul tema ma alza il livello di polemica: il Pnrr non ha visone strategica, fa le scuole e e gli asili e si sostituisc­e all’intervento ordinario ma non fa le autostrade del mare che consentire­bbero « di trasferire sul mare in tre anni tutto il trasporto merci di lunga percorrenz­a » . Strategia e velocità di esecuzione, appunto.

‘ Senza una « visione nazionale » anche il Pnrr rischia di fallire: « hub europeo per trasporto marittimo e rinnovabil­i »

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