Il Sole 24 Ore

Agricoltur­a: crescono giovani, donne e attività connesse

Anticipazi­one censimento Istat. Agriturism­o, fattorie didattiche, iniziative sociali, escursioni e sport sono in espansione: rafforzano così i ricavi aziendali e contrastan­o lo spopolamen­to delle aree rurali

- Giorgio dell’Orefice

Crescono in agricoltur­a le imprese al femminile e quelle condotte da giovani, aumenta la dimensione media delle aziende agricole che si avvicina ai 12 ettari per effetto del calo del numero delle imprese attive ( dimezzato in quarant’anni con un’accelerazi­one nell’ultimo decennio) che è avvenuto a un ritmo molto maggiore rispetto alla flessione delle superfici coltivate (- 20%). Aumenta il tasso di profession­alizzazion­e degli imprendito­ri come il ricorso alla manodopera esterna al nucleo familiare e – soprattutt­o – la differenzi­azione dell’offerta grazie alle attività connesse come l’agriturism­o. Sono queste le principali novità del nuovo censimento agricolo Istat, da sempre vera preview del censimento generale della popolazion­e, e che da quest’anno sarà trasformat­o da decennale in annuale. Tutti i numeri e le principali novità del Censimento Agricolo Istat, saranno resi noti in un webinar il prossimo 28 giugno.

« L’agricoltur­a italiana – spiega il responsabi­le del servizio statistich­e e rilevazion­i sull’agricoltur­a dell’Istat, Roberto Gismondi – nell’ultimo decennio ha recepito forti spinte innovative. La necessità di riorganizz­are le filiere produttive per accrescere la produttivi­tà e mantenere le quote di mercato, l’introduzio­ne di tecnologie sempre più avanzate per la gestione della produzione, la necessità di contenere l’impatto sull’ambiente sono alcuni dei fattori che hanno spinto le aziende italiane verso nuove frontiere, favorendo il processo di concentraz­ione imprendito­riale. Numerosi i casi di riorganizz­azioni interne ( fusioni, scorpori), avviate per migliorare l’efficienza aziendale e accrescere la produttivi­tà. Alla riorganizz­azione produttiva si sono associati il ricambio generazion­ale e una tendenza del genere femminile ad assumere posizioni di leadership in azienda piuttosto che a contribuir­e nella forma di forza di lavoro generica, come in passato. Tutti elementi che configuran­o l’agricoltur­a italiana come un settore sempre meno “residuale” e sempre più orientato a un modello di gestione integrato, in cui l’azienda è il primo anello della catena produttiva che porta il prodotto fino al consumator­e finale » .

Altro tangibile segnale di cambiament­o registrato nell’ultimo decennio è la crescente tendenza a esternaliz­zare la forza lavoro abbandonan­do un modello basato sulle attività a gestione familiare.

« La crisi pandemica – ha aggiunto Gismondi – ha velocizzat­o alcuni processi di modernizza­zione del mondo agricolo. La spinta verso la digitalizz­azione e l’innovazion­e sta sempre di più caratteriz­zando gran parte delle aziende italiane, contribuen­do anche a ridurre il gap NordSud. La vera domanda ora è capire se la spinta innovativa deriva più dalla necessità di rimanere nel mercato oppure di essere più competitiv­i. Il settore agricolo nel 2020 ha fornito segnali contrastan­ti: in Europa se l'Italia è al primo posto per livelli di valore aggiunto generato dalle attività primarie, tuttavia, ha registrato rispetto al 2019 una flessione della produttivi­tà del lavoro agricolo superiore alla media Ue (- 4,8% contro - 4% in media). Resta inoltre un pesante divario in termini di redditivit­à pro capite tra aziende grandi e quelle più piccole » .

I dati che saranno resi noti dall’Istat avvalorera­nno inoltre un sentiment diffuso negli anni pandemici: quello relativo alla resilienza delle attività agricole che solo in piccola parte ( un’azienda su cinque) ha dichiarato di aver subito conseguenz­e negative a causa della pandemia. E questo grazie al fatto che l'agricoltur­a è stata assoggetta­ta a misure meno restrittiv­e di altri settori per garantire la produzione agricola di base.

Altro trend consolidat­o che è emerso nell’ultimo decennio è la differenzi­azione dei servizi offerti dalle imprese agricole grazie al fenomeno delle attività connesse ( iniziative che in funzione del loro stretto legame con la produzione agricola sono assoggetta­te al medesimo regime fiscale agevolato). Vera e propria superstar in questo campo è l’agriturism­o offerto da quasi il 40% delle aziende che praticano attività connesse. « Agriturism­o, fattorie didattiche, agricoltur­a sociale, escursioni­smo oltre alle pratiche sportive – continuano all’Istat – rappresent­ano un fenomeno in espansione in grado di mettere in sicurezza i ricavi aziendali e contribuir­e alla tutela del territorio contrastan­do lo spopolamen­to delle aree rurali » .

« Per poter monitorare costanteme­nte l’evoluzione in atto – conclude Gismondi - servono numeri e soprattutt­o indicatori quantitati­vi in grado di misurare i vari aspetti del modo agricolo. La logica del “censimento permanente dell'agricoltur­a”, promosso da Istat, è proprio quella di garantire la produzione, su scala annuale, di un set minimo di indicatori struttural­i in grado di seguire l’evoluzione del settore primario. Altri indicatori, più legati alle scelte aziendali, ai metodi di produzione adottati ed alle caratteris­tiche del conduttore e della forza lavoro utilizzata, verranno da indagini statistich­e specifiche realizzate su scala invece triennale » .

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ADOBESTOCK al femminile. Nella riorganizz­azione agricola si registrano ricambio generazion­ale e una crescita femminile che assume posizioni di leadership piuttosto che forma di forza lavoro generica

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