Intesa parte con 1,7 miliardi di buyback
La Vigilanza autorizza il riacquisto per 3,4 miliardi, la banca inizia con la metà
Via libera dalla Banca centrale europea al buyback da 3,4 miliardi di Intesa Sanpaolo. Il cda dell’istituto guidato da Carlo Messina, però, ha deciso di partire con il riacquisto solo per metà dell’importo « e di rinviare a un momento successivo, entro l'approvazione dei risultati al 31 dicembre 2022, le decisioni in merito all'esecuzione per il restante ammontare autorizzato » . Il programma di acquisto di azioni proprie, « che potrà essere effettuato anche in parte e/ o in via frazionata, verrà avviato dal 4 luglio 2022 e si ritiene possa essere concluso entro la fine di ottobre 2022 » , recita una nota.
L’ok della vigilanza e la decisione della banca vigilata confermano l’orientamento “aperturista” di Francoforte, ma anche lo scenario di estrema incertezza in cui si muovono le banche, che dunque suggerisce estrema prudenza. Come noto, il buyback è uno dei pilastri del piano d’impresa di Ca’ de Sass, che prevede un pay out ratio del 70% degli utili; la strategia, però, risale al 4 febbraio, dunque prima dell’attacco russo in Ucraina e della spirale tassi/ inflazione che tiene in ostaggio le banche centrali e ha acceso concreti timori di recessione. Da allora tutto è cambiato e in parte è stato rimesso in discussione: per l’anno in corso Intesa aveva in animo - nel piano di febbraio - di distribuire ai soci 6,6 miliardi, di cui il riacquisto di azioni proprie pesa per oltre la metà. Ma già a maggio, con i conti del primo trimestre, il ceo aveva abbassato le previsioni di utile netto 2022 a oltre 4 miliardi, contro gli oltre 5 miliardi stimati; un nuovo obiettivo valido nell’ipotesi che « non intervengano cambiamenti critici nell’offerta di materie prime ed energia » . Lo spazio di manovra è ampio, e il buy back in due tempi ne aggiunge altro: se ne saprà di più il 29 luglio con i conti di metà anno.
Intanto un messaggio inequivocabile e aperturista, per quanto generale, era arrivato in settimana dal responsabile della Vigilanza della Bce Andrea Enria: ospite di Mediobanca, il banchiere centrale aveva ribadito che nuovi tetti alla distribuzione dei dividendi non sono in calendario, perché la dieta imposta dalla pandemia e scattata nel 2020 era una misura straordinaria adottata in una fase straordinaria, di scarsissima visibilità. Ora la parola d’ordine resta « prudenza » , ma chiaramente l’intenzione di Francoforte è quella di non soffocare la competitività del sistema bancario europeo, che paga il confronto con quello americano.
Sempre da Intesa ieri è arrivata la notizia della costituzione a Torino dell’hub contro la criminalità finanziaria ( Afc Digital Hub), un consorzio che si occuperà di contrastare i crimini finanziari attraverso l’impiego delle nuove tecnologie e dell’intelligenza artificiale che vedrà come soci Intesa Sanpaolo Innovation Center, l’Università di Torino e il Politecnico, Centai ( Center for artificial intelligence). Afc, spiega una nota, « intende divenire un punto di riferimento nazionale e internazionale per il contrasto del riciclaggio e del terrorismo e i soci intendono favorirne l’apertura ad altri istituti e intermediari » . « Con la firma dell’atto costitutivo abbiamo dato inizio a un percorso che ci porterà a collaborare in sinergia con alcune eccellenze italiane in ambito scientifico, tecnologico e accademico nella lotta ai crimini finanziari digitali » , ha commentato l’ad Carlo Messina.