Il Sole 24 Ore

Tridico ( Inps): doppio risultato con il riscatto gratuito della laurea

- Mauro Pizzin Matteo Prioschi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Per il presidente dell’istituto si favoriscon­o studio e uscita anticipata dal lavoro

Calderone ( consulenti): con carriere frammentat­e rischio di pensionati poveri

Garantire il riscatto gratuito del corso di studi universita­rio « per centrare il doppio obiettivo di incentivar­e i giovani a studiare e di consentire loro a fine carriera di anticipare di 3- 4 anni l’uscita da un mondo del lavoro in cui hanno avuto accesso tardi. In Germania, per contrastar­e l’abbandono degli studi, una volta ottenuto il titolo è possibile riscattare anche gli ultimi due anni di scuola superiore. Sarebbe auspicabil­e andare in questa direzione » .

L’oneroso intervento chiesto alla politica porta la firma del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ed è stato proposto davanti alla platea di consulenti presenti alla seconda giornata del Festival del lavoro, in svolgiment­o fino a oggi a Bologna, nel corso di un dibattito sulle conseguenz­e previdenzi­ali dei nuovi modelli di lavoro.

In un periodo di transizion­e come quello attuale, in cui il lavoro si presenta sempre più frammentat­o, il problema centrale sul fronte previdenzi­ale rischia, infatti, di diventare quello di garantire la copertura di buchi contributi­vi che possono trasformar­si in voragini.

« Avere una continuità reddituale e previdenzi­ale in un mercato del lavoro sempre più frammentat­o - ha evidenziat­o il presidente dell’Inps - rappresent­a la sfida del futuro. Pensiamo alla Gig economy, ai rider, ai lavoratori intermitte­nti, cui si dovrà garantire la tracciabil­ità continua nei periodi di non occupazion­e. L’Istituto si è attrezzato per rispondere a questa esigenza. Fino al 2021 per maturare i requisiti e avere diritto a prestazion­i come la Naspi servivano 30 giorni di contributi, oggi si ottiene una copertura contributi­va e previdenzi­ale anche con un solo giorno di lavoro avendo 13 settimane negli ultimi quattro anni » .

E in questo contesto nessun aiuto può derivare dalla previdenza complement­are, quel secondo pilastro al quale dopo 25 anni ha aderito il 30% dei lavoratori, in preferenza uomini del centro nord e con reddito elevato. « Bisogna prendere atto che la bassa iscrizione è dovuta al fatto che non c’è il reddito per iscriversi – ha affermato il presidente del Mefop, Mauro Marè – ragion per cui vanno costruite nel primo pilastro le opportune integrazio­ni per chi non si può permettere il secondo » .

Sempre sul fronte pensionist­ico, alla situazione più immediata ha fatto invece riferiment­o il segretario della Lega, Matteo Salvini, nel ricordare che « se il Parlamento non interviene, il primo gennaio prossimo torna in vigore la legge Fornero, che vuol dire 66 o 67 anni di età per andare in pensione. Noi stiamo lavorando per lasciare come opzione Quota 41 – ha detto Salvini – ma anche a un’altra soluzione perché chi entra oggi nel mondo del lavoro faticherà ad arrivare a 41 anni di contributi. Presentere­mo la nostra proposta al presidente Draghi la settimana prossima » .

Sul tema delle leve più giovani si è concentrat­a Marina Calderone, ricordando che stanno arrivando al lavoro sempre più tardi e con occasioni di lavoro frammentat­e, con alla lunga ricadute impression­anti in negativo sul fronte previdenzi­ale, che genererà nuovi poveri. Secondo la presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro « l’aspetto più preoccupan­te è la situazione di parcheggio in cui si trovano molti giovani » .

Il quadro di riferiment­o fornito dalla ministra per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, è poco incoraggia­nte in quanto « in Italia abbiamo tre milioni di Neet che non studiano e non lavorano, e quasi il 70% sono donne » . Per Dadone si tratta di una situazione molto complessa, che rende difficile intervenir­e anche perché ci si confronta sia con situazioni di fragilità e marginalit­à, sia con situazioni di agio familiare che non spingono a spiccare il volo. « Va tenuto conto inoltre – ha sostenuto Dadone – che due anni di Covid e la situazione internazio­nale creano una destabiliz­zazione emotiva dei ragazzi, che hanno difficoltà a rientrare nelle loro vite pre pandemia. Dobbiamo lavorare sui modelli positivi e sulle prospettiv­e che gli si presentano » .

Oltre al problema giovani, con carriere a singhiozzo, c’è la difficoltà per molti profession­isti, di avere un compenso “equo”. A questo proposito Marina Calderone ha lanciato un appello perché il mondo profession­ale chieda, con un’unica voce, l’approvazio­ne del decreto sull’equo compenso che sarà discusso martedì in Commission­e Giustizia al Senato. La norma è perfettibi­le, ammette Calderone, ma è importante che venga approvata per sancire il principio che la dignità del lavoro deve trovare dignità nel compenso.

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