Tridico ( Inps): doppio risultato con il riscatto gratuito della laurea
Per il presidente dell’istituto si favoriscono studio e uscita anticipata dal lavoro
Calderone ( consulenti): con carriere frammentate rischio di pensionati poveri
Garantire il riscatto gratuito del corso di studi universitario « per centrare il doppio obiettivo di incentivare i giovani a studiare e di consentire loro a fine carriera di anticipare di 3- 4 anni l’uscita da un mondo del lavoro in cui hanno avuto accesso tardi. In Germania, per contrastare l’abbandono degli studi, una volta ottenuto il titolo è possibile riscattare anche gli ultimi due anni di scuola superiore. Sarebbe auspicabile andare in questa direzione » .
L’oneroso intervento chiesto alla politica porta la firma del presidente dell’Inps, Pasquale Tridico, ed è stato proposto davanti alla platea di consulenti presenti alla seconda giornata del Festival del lavoro, in svolgimento fino a oggi a Bologna, nel corso di un dibattito sulle conseguenze previdenziali dei nuovi modelli di lavoro.
In un periodo di transizione come quello attuale, in cui il lavoro si presenta sempre più frammentato, il problema centrale sul fronte previdenziale rischia, infatti, di diventare quello di garantire la copertura di buchi contributivi che possono trasformarsi in voragini.
« Avere una continuità reddituale e previdenziale in un mercato del lavoro sempre più frammentato - ha evidenziato il presidente dell’Inps - rappresenta la sfida del futuro. Pensiamo alla Gig economy, ai rider, ai lavoratori intermittenti, cui si dovrà garantire la tracciabilità continua nei periodi di non occupazione. L’Istituto si è attrezzato per rispondere a questa esigenza. Fino al 2021 per maturare i requisiti e avere diritto a prestazioni come la Naspi servivano 30 giorni di contributi, oggi si ottiene una copertura contributiva e previdenziale anche con un solo giorno di lavoro avendo 13 settimane negli ultimi quattro anni » .
E in questo contesto nessun aiuto può derivare dalla previdenza complementare, quel secondo pilastro al quale dopo 25 anni ha aderito il 30% dei lavoratori, in preferenza uomini del centro nord e con reddito elevato. « Bisogna prendere atto che la bassa iscrizione è dovuta al fatto che non c’è il reddito per iscriversi – ha affermato il presidente del Mefop, Mauro Marè – ragion per cui vanno costruite nel primo pilastro le opportune integrazioni per chi non si può permettere il secondo » .
Sempre sul fronte pensionistico, alla situazione più immediata ha fatto invece riferimento il segretario della Lega, Matteo Salvini, nel ricordare che « se il Parlamento non interviene, il primo gennaio prossimo torna in vigore la legge Fornero, che vuol dire 66 o 67 anni di età per andare in pensione. Noi stiamo lavorando per lasciare come opzione Quota 41 – ha detto Salvini – ma anche a un’altra soluzione perché chi entra oggi nel mondo del lavoro faticherà ad arrivare a 41 anni di contributi. Presenteremo la nostra proposta al presidente Draghi la settimana prossima » .
Sul tema delle leve più giovani si è concentrata Marina Calderone, ricordando che stanno arrivando al lavoro sempre più tardi e con occasioni di lavoro frammentate, con alla lunga ricadute impressionanti in negativo sul fronte previdenziale, che genererà nuovi poveri. Secondo la presidente del Consiglio nazionale dei consulenti del lavoro « l’aspetto più preoccupante è la situazione di parcheggio in cui si trovano molti giovani » .
Il quadro di riferimento fornito dalla ministra per le Politiche giovanili, Fabiana Dadone, è poco incoraggiante in quanto « in Italia abbiamo tre milioni di Neet che non studiano e non lavorano, e quasi il 70% sono donne » . Per Dadone si tratta di una situazione molto complessa, che rende difficile intervenire anche perché ci si confronta sia con situazioni di fragilità e marginalità, sia con situazioni di agio familiare che non spingono a spiccare il volo. « Va tenuto conto inoltre – ha sostenuto Dadone – che due anni di Covid e la situazione internazionale creano una destabilizzazione emotiva dei ragazzi, che hanno difficoltà a rientrare nelle loro vite pre pandemia. Dobbiamo lavorare sui modelli positivi e sulle prospettive che gli si presentano » .
Oltre al problema giovani, con carriere a singhiozzo, c’è la difficoltà per molti professionisti, di avere un compenso “equo”. A questo proposito Marina Calderone ha lanciato un appello perché il mondo professionale chieda, con un’unica voce, l’approvazione del decreto sull’equo compenso che sarà discusso martedì in Commissione Giustizia al Senato. La norma è perfettibile, ammette Calderone, ma è importante che venga approvata per sancire il principio che la dignità del lavoro deve trovare dignità nel compenso.