Giorgetti: l’impresa sia al centro, questo non è il tempo dei no
« Non si può dire no a un rigassificatore temporaneo a Piombino »
Rimettere al centro l’industria. È questo il miglior modo per fronteggiare lo stravolgimento provocato dalla pandemia prima e dalla guerra ora. Una vera e propria “rivoluzione culturale“, la definisce Giancarlo Giorgetti. « Lo sviluppo non lo fanno i ministri, lo fanno gli imprenditori. Il governo deve creare le condizioni e le regole entro cui gli imprenditori possono dare il massimo. È quello che stiamo cercando di fare » è il messaggio che il ministro dello sviluppo invia alla platea riunita dei giovani imprenditori di Confindustria, dedicata non a caso quest’anno al rapporto con l’Europa, ai nuovi equilibri geopolitici e alla trasformazione della globalizzazione. « Ci servono nuove regole, che tengano conto di quanto sta avvenendo » aggiunge Giorgetti, intervenuto in video- collegamento. Servono anzitutto in Europa dove occorre rapidamente attuare una “politica difensiva“, spiega, citando espressamente l’automotive in vista anche della riunione del consiglio ambiente della Ue in programma martedì prossimo e nella quale l’Italia, assieme ad altri paesi europei, chiederà di posticipare l’eliminazione dei motori a combustione dal 2035 al 2040 e di ridurre le emissioni di CO2 del 90% anziché del 100%. Il titolare del Mise insiste anche su una rivisitazione degli aiuti di Stato e rivendica l’uso del golden Power ma soprattutto torna alla carica sul tetto al prezzo del gas, sul quale l’Italia continua ad essere in prima fila. « È davvero inspiegabile l’opposizione di alcuni paesi in materia di Price Cap » , sottolinea il ministro dello sviluppo. Il riferimento è ovviamente all’opposizione dell’Olanda e di altri paesi del Nord che sembrano « ignorare il fatto che il focolaio dell’inflazione nasce con l’esplosione dei prezzi dell’energia » . Un focolaio che « se non interveniamo rapidamente saremo costretti a rincorrere » in tutti i settori. Per il ministro della Lega serve da parte di Bruxelles in generale « maggiore flessibilità nell’affrontare una realtà che rispetto a un anno fa è profondamente cambiata » . Vale anche per il piano nazionale di ripresa e resilienza dove sarà necessario tener conto degli effetti della guerra, a partire dall’incremento dei costi dell’energia ma anche delle materie prime. Le catene della globalizzazione sono saltate, almeno per come le conoscevamo. Anche in Italia però occorre un cambio di marcia. « Il tempo dei no è finito » dice ancora il ministro dello sviluppo che attacca: « abbiamo rinunciato al nucleare, abbiamo rinunciato anche ai rigassificatori. Adesso che siamo in questa situazione di pericolo anche di razionamento non si può dire no quando si vuol fare un rigassificatore temporaneo a Piombino » . Il riferimento è all’opposizione del Comune toscano guidato dal sindaco Francesco Ferrari di Fratelli d’Italia al progetto presentato dalla ragione e dalla Snam su indicazione del governo ( in particolare del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani) per ormeggiare nella banchina realizzata a suo tempo ( per smontare la Costa concordia) il rigassificatore. Questo « è un momento di grandi cambiamenti, di grandi rischi, qualcuno dice anche di grandi opportunità » ma a condizione che ci sia una assunzione di responsabilità. Condizione difficile da soddisfare in generale e a maggior ragione a meno di un anno dal ritorno al voto. « Garantire stabilità in campagna elettorale non è semplice » ammette eufemisticamente Giorgetti che qualche giorno fa non aveva nascosto le preoccupazioni per il prossimo autunno, quando il governo di Mario Draghi sarà chiamato ad approntare la legge di bilancio con i partiti pronti per « l’assalto alla diligenza » . A maggior ragione se crescerà il disagio sociale provocato anzitutto dalla perdita del potere d’acquisto per l’aumento dell’inflazione.
LE CONDIZIONI
Il governo deve creare le condizioni entro cui gli imprenditori possono dare il massimo. È quello che stiamo facendo
I PREZZI DELL’ENERGIA
I paesi del Nord sembrano ignorare il fatto che l’inflazione nasce con l’esplosione dei prezzi dell’energia