Bonomi: subito taglio del cuneo e riforme strutturali per il Paese
Il presidente degli industriali: « Se tutti sono d’accordo sul taglio delle tasse sul lavoro allora lunedì facciamolo. Il Governo deve andare avanti, serve stabilità per non essere ostaggio di bandierine elettorali »
« Tutti qui hanno affermato che sono d’accordo sul taglio del cuneo fiscale, sono contento. Lunedì mi aspetto che questa cosa venga fatta » . Carlo Bonomi ha ascoltato i leader dei partiti parlare sul palco del convegno dei Giovani imprenditori a Rapallo, venerdì Giorgia Meloni e Antonio Tajani, ieri Enrico Letta, Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Matteo Renzi. Da tutti è arrivato il via libera ad un intervento sul cuneo fiscale nella prossima legge di bilancio. Una misura che « metterebbe nelle tasche degli italiani 1.223 euro all’anno in più » ha detto il presidente di Confindustria, da destinare per due terzi a favore dei lavoratori.
« È l’ora della verità, della trasparenza, della coerenza » , ha esordito. Anche perché i numeri preoccupano: « quando il Centro studi Confindustria ha rivisto al ribasso, dal 4 al 2%, la crescita di quest’anno ci hanno definito catastrofisti. Ora le stime del Def, della Banca d’Italia, del Fmi, sono allineate alle nostre. Senza le riforme, il Paese è fermo » . C’è un rallentamento mondiale, certo, ma « è asimmetrico. Gli Usa rallentano meno dell’Europa e nella Ue Italia e Germania rallentano di più » . I segnali già c’erano dall’autunno scorso, ha ricordato Bonomi, dopo « l’ottimo rimbalzo » seguito alla perdita di pil del 2020. « La stella polare della legge di bilancio sarebbe dovuta essere la crescita, ma non è stato così » . Il reddito di cittadinanza, costato 20 miliardi e che ne costerà altri 10, per Bonomi va bene come strumento di lotta alla povertà ma non funziona come politica attiva del lavoro; quota 100, che costerà 30 miliardi da qui al 2028, che non ha avuto nemmeno un effetto sostitutivo tra pensionati e nuovi assunti « siamo a 0,4 » . E poi i bonus edilizi « gli effetti distorti sono sui giornali, truffe » . Misure che hanno tolto risorse a interventi per rendere più competitive le imprese, come Industria 4.0 e il patent box.
È per « serietà » per « stare accanto al proprio governo » ma anche per avere un « riformismo competitivo » che Confindustria, ha detto Bonomi, ha « tenuto la barra ferma sulle sanzioni, a differenza dei nostri colleghi in Germania » . Il paese va reso più moderno e inclusivo, vanno date risposte alle disuguaglianze. Con il Pnrr « le risorse ci sono per fare le riforme, non esistono più scuse. Il Governo deve andare avanti, serve stabilità e non essere ostaggio di bandierine elettorali » . Di crescita, taglio del cuneo fiscale, contenimento del prezzo dell’energia, dal price cap ad una piattaforma regolamentata a livello europeo, Bonomi ha parlato singolarmente a tu per tu con i leader politici, con incontri riservati ( Conte era in videocollegamento). Problemi aggravati dalla guerra. Il presidente di Confindustria lunedì e martedì scorso è stato in Ucraina, primo e unico non politico ad avere incontrato il premier Volodymyr Zelensky e i principali ministri del suo governo. « Non sta a Confindustria decidere il sostegno militare all’Ucraina o le sanzioni alla Russia, è compito della politica. Noi abbiamo il compito di dire in maniera concreta agli ucraini che le imprese italiane ci sono. È il nostro contributo alla pace che verrà, perché condividiamo i valori per cui combattono, libertà e democrazia » , ha detto Bonomi che ha annunciato l’impegno a costruire una scuola a Borodjanka per i bambini sfollati e ha ringraziato Mario Draghi e Sergio Mattarella per le « parole chiare e alte che hanno speso » .
Bisogna reagire agli errori del passato, che hanno portato ad un aumento di 800 miliardi del debito pubblico dal 2010 al 2021. La spesa pubblica è raddoppiata ma, ha detto Bonomi, i poveri sono saliti dai 2,1 milioni del 2008 a 5,6 milioni del 2021. Motivo? I bonus, le una tantum a pioggia, che si possono anche sommare: « vanno al 50% della popolazione, invece che concentrarsi su quel 10% che ha bisogno » . Sul salario minimo, i contratti di Confindustria sono ben superiori ai 9 euro indicati nelle proposte in Parlamento. E non è Confindustria che non rinnova i contratti: li aspettano 242.420 persone, a fronte dei 3,4 dei servizi e i 2,8 della Pa. A tenere banco ieri anche la proposta del presidente dei Giovani Riccardo Di Stefano, di una quota riservata agli under 40 nei cda: « dobbiamo fortemente sostenerla, se non ci sono i provvedimenti la testa in questo paese non cambia. Noi per primi, come Confindustria, nel rinnovo del cda del Sole 24 Ore abbiamo inserito un under 40 » ha concluso Bonomi.
Dobbiamo sostenere la proposta del presidente dei Giovani Di Stefano di una quota agli under 40 nei cda delle aziende