Il precedente con Trotskij
« Gentili Signori, vi avevamo avvertito » , disse Lev Trotskij ai creditori occidentali il 10 febbraio 1918, confermando la decisione del nuovo Governo sovietico di ripudiare il carico del debito estero lasciato dagli zar, che una delle tante stime fissa a 500 miliardi di dollari ai prezzi attuali. Il commissario del popolo per gli Affari esteri non aveva torto: il rifiuto a riconoscere gli impegni assunti dai Romanov faceva parte del Manifesto del Soviet di San Pietroburgo, presieduto da Trotskij durante la rivoluzione del 1905. « L'autocrazia – affermava – non ha mai goduto della fiducia del popolo, non ha mai ricevuto alcuna autorità dal popolo » . Nel 1905, i dirigenti del Soviet vennero arrestati dalla polizia zarista il giorno dopo essersi assunti quell'impegno, ma lo ripresero in mano dopo la rivoluzione d'Ottobre, dopo aver sospeso il servizio del debito. Tra i Paesi più colpiti, la Francia e la Gran Bretagna: « Anche se potessimo – dissero i nuovi leader bolscevichi – non pagheremmo » .