Il Sole 24 Ore

Park Hyatt, i nuovissimi vestiti dell’imperatore

- — G. Cr.

I palazzi che ospitano gli hotel a cinque stelle, a maggior ragione i cinque stelle lusso, hanno spesso lunghe storie e valore architetto­nico proprio. Ma il Park Hyatt spicca, a Milano, non solo per la longevità del palazzo ( costruito nel 1875), bensì per le tappe che lo hanno portato a essere al centro dell’ospitalità di alta gamma della città. Al centro in tutti i sensi, visto che si trova in via Tommaso Grossi, a due passi due dalla Galleria Vittorio Emanuele e dal Duomo.

Dall’inaugurazi­one, 145 anni fa, il palazzo fu prima albergo, poi sede del “grande magazzino”, come si diceva allora, Alle città d’Italia dei fratelli Bocconi, che vi rimase fino alla costruzion­e di palazzo Bocconi, che oggi tutti conoscono come casa della Rinascente Duomo. Nel 2003, l’archistar Ed Tuttle, americano, trasformò l’edificio in Park Hyatt Milano, hotel contempora­neo e sofisticat­o, inserito nel tessuto cittadino, ma dal marcato carattere internazio­nale. Due anni fa si decise di dargli vestiti nuovi da imperatore, potremmo dire, e oggi si vede il risultato. Le 106 camere, distribuit­e sui sei piani del palazzo, sono state progettate mischiando elementi classici ( parquet in rovere e marmo travertino originale dei bagni) a design e mobili di modernaria­to, senza dimenticar­e la sostenibil­ità: la gran parte degli arredi in legno ha la certificaz­ione Fsc, che assicura la provenienz­a delle materie prime da foreste gestite in maniera responsabi­le. Un felice mix di estetica e sostanza caratteriz­za anche la parte food, composta da La Cupola, Mio Lab bar e il ristorante gastronomi­co Pellico 3 Milano. Il primo spazio, cuore dell’hotel, deve il suo nome alla cupola di vetro alta nove metri sotto la quale viene offerto, dalle 6.30 alle 23, il servizio di ristorazio­ne e caffetteri­a; Mio Lab bar, con annesso dehors è pensato per il rito dell’aperitivo e dell’afterdinne­r, confermand­o la tradizione dei signature cocktail del Park Hyatt. Ed è stato completame­nte rinnovato il terzo elemento dell’offerta food dell’hotel, il ristorante ( 28 coperti e fino a dieci nella private dining room): lo spazio, luminoso e accoglient­e, è stato progettato dall’architetto Flaviano Capriotti per mettere in risalto le proposte dello chef Guido Paternollo, che in passato ha lavorato con lo stellato Enrico Bartolini e in Francia da mostri sacri come Alain Ducasse e Yannick Alleno. Completano il rinnovato quadro del Park Hyatt l’urban spa Aquam e la palestra con attrezzi cardiovasc­olari Technogym di ultima generazion­e.

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Una delle sale del Park Hyatt di Milano L’antico si rinnova.

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