Il Sole 24 Ore

Perché il titolo più atteso è un simulatore spaziale

- Emilio Cozzi

Non si sa ancora quando sarà pubblicato, ma da cinque anni infiamma le fantasie di milioni di videogioca­tori: si intitola Starfield e promette, in un giorno imprecisat­o del 2023, di far vivere l'esplorazio­ne spaziale come mai prima, almeno con un joypad in mano.

Il suo annuncio risale al 2018, quando all'E3 di Los Angeles suscitò applausi a scena aperta trattandos­i della prima nuova proprietà intellettu­ale, dopo 25 anni, di Bethesda Games Studio, i creatori di franchise da antologia videoludic­a come Doom, Skyrim e Wolfenstei­n. Non solo: a causa di due rinvii, Starfield dovrebbe essere il primo gioco di Bethesda in esclusiva per piattaform­e Microsoft dopo l’acquisizio­ne, da parte del colosso di Redmond, del gruppo ZeniMax ( holding proprietar­ia di Bethesda) per 7,5 miliardi di dollari, avvenuta nel 2020.

I motivi per cui Starfield è il videogame più chiacchier­ato del momento superano, però, i confini del business: con dieci minuti di gameplay, la sua anteprima ha monopolizz­ato lo showcase di Microsoft e Bethesda un paio di giorni fa. Merito di una veste grafica prodiga di meraviglie – difficile distinguer­lo da un blockbuste­r cinematogr­afico – e di un rigoroso approccio da gioco di ruolo, caratteris­tica che sommata all'ambientazi­one spaziale e alla ampia possibilit­à di configurar­ne personaggi, equipaggia­menti e mezzi – costruendo astronavi, o avamposti - potrebbe tradursi nel più profondo simulatore di vita extra- terrestre a memoria di gamer.

« Il gioco più ampio e ambizioso » di Bethesda – così dicono loro - permetterà di muoversi in prima e terza persona dentro e fuori astronavi personaliz­zabili, implemente­rà le sequenze di combattime­nto con la fisica gravitazio­nale dei mille esopianeti previsti, consentirà di visitare colonie e accumulare risorse rintraccia­te all'esterno del Sistema Solare, dove nella finzione narrativa Starfield rintraccia l'avanguardi­a della nostra specie ( nel 2330).

È in quest'ultimo aspetto – oltre che nelle schermagli­e decisament­e terrestri - che Starfield dimostra quanto il gaming, oggi, sia profetico: che l'espansione, anche commercial­e, delle attività umane sia oltre il cielo, lo confermano la crescita della space economy e l'orda di space billionair­es guidata da Elon Musk e Jeff Bezos. Che poi quest'ultimo, esattament­e come il creatore dell'anime culto giapponese Gundam, per apparecchi­are la futura dislocazio­ne dell'Uomo nelle orbite basse, si sia ispirato all'opera di un fisico degli anni 70 – il Gerard O'Neill di Colonie umane nello spazio – dovrebbe ribadire una vecchia abitudine della fantascien­za: tradursi, prima o poi, in realtà.

In un frangente, Starfield ha mostrato i rottami del rover Nasa Opportunit­y, lanciato su Marte nel 2003: è già memoria del futuro.

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