Nelle montagne bellunesi cuore dell’occhialeria
I ricordi di compaesani, concorrenti e istituzioni: « Instancabile »
Ci sono misteri difficilmente spiegabili con la ragione. Come e perché Agordo, cinquemila abitanti, piacevolmente dispersa tra le montagne del Bellunese, sia diventata la capitale mondiale dell’occhialeria è uno di questi. A meno che non si ricorra a categorie come la perseveranza, la leadership, l’intuito, il genio imprenditoriale di Leonardo Del Vecchio. Difficile che un solo abitante di queste valli non descriva così il fondatore di Luxottica e non attribuisca a lui gran parte del merito dei successi dell’occhialeria italiana. « Eravamo amici nella vita e antagonisti nel lavoro » , dice Vittorio Tabacchi, 83 anni, fondatore di Safilo e primo committente della Luxottica degli albori, piccola società con dieci dipendenti, nata nel 1958 e fornitrice di quella che era l’impresa leader. « Abbiamo iniziato assieme e da subito c’è stata sintonia. Ci frequentavamo nelle riunioni dell’associazione degli occhialieri e abbiamo fatto per anni le vacanze assieme ad Antigua, dove Leonardo ha una casa » .
Nelle lunghe passeggiate sulla spiaggia e durante i giri in bicicletta, Vittorio e Leonardo, che non era più terzista ma produttore, parlavano di strategie e di tecnica, del distretto e delle nuove macchine, dei prodotti da inventare. « Era un concorrente molto determinato » , racconta Tabacchi « ma i valori e la correttezza erano sacri. Ogni tanto mi “rubava” qualche tecnico, ma l’obiettivo comune era superare tedeschi e francesi, fare sistema ed essere i migliori nel mondo » .
I risultati sono arrivati, nel tempo: il distretto dell’occhialeria bellunese fattura oggi circa 3,2 miliardi di euro e produce il 70% della produzione mondiale di fascia alta. Le imprese sono 425, gli addetti 13mila. Luxottica ha quattro stabilimenti produttivi e circa novemila dipendenti, quattromila solo ad Agordo. « Il nostro auspicio » , dice il sindaco, Roberto Chissalè, « è che non cambi niente. Siamo sicuri che il cavalier Del Vecchio, il capo come amava farsi chiamare, ha pianificato tutto affinché qua rimanga il cuore dell’azienda. La comunanza tra l’impresa e la cittadinanza è totale. Non esagero se dico che ci sentiamo una cosa sola » .
Milena Cesca, della segreteria di Femca- Cisl, delegata Luxottica, la controparte sindacale di Del Vecchio, non riesce a trattenere la commozione: « Siamo scioccati. Il legame tra i dipendenti e il cavalier Del Vecchio è sempre stato di profondo affetto. Luxottica è un impero costruito su questo territorio, mettendo al centro l’attenzione per il dipendente. Il modello contrattuale di Luxottica e il suo welfare aziendale sono nati partendo dalle persone e dal territorio. I libri di scuola gratuiti per i figli dei lavoratori, i campi estivi a Jesolo, i check up di prevenzione accuratissimi per tutti sono il prodotto, pionieristico per l’Italia, di questo spirito di comunità tra fabbrica e dipendenti che affonda le radici nel territorio » .
Come il rapporto con i fornitori. Mario Zanetti, 73 anni, è il titolare della tipografia di Agordo che segue da sempre la grafica di Luxottica. « Fin dal suo arrivo in paese, nel 1958, abbiamo capito che personaggio era Del Vecchio. Un lavoratore instancabile, la luce del suo ufficio era accesa fino alle tre di notte, e un trascinatore. Era impossibile dirgli di no. Anche quando arrivavano le richieste più incredibili » .
I ricordi di Zanetti sono nitidi. « Questa era una terra di minatori e di emigrati. Chiuse le miniere, è arrivato Del Vecchio. Lo ricordo in
« Il nostro auspicio » , dice il sindaco Roberto Chissalè, « è che non cambi niente » per il territorio
piazza a fare personalmente le assunzioni, la domenica mattina, improvvisando colloqui con le persone già pronte a partire per la Germania. Poi - continua Zanetti - ricordo le telefonate per lamentarsi perché la gente non capiva che LuxOttica, allora aveva la O maiuscola nel marchio, era un solo nome. Abbiamo coinvolto un artista, Mario de Donà, e lo studio Eronda di Belluno e così è nato il logo attuale » .
Adesso si apre una nuova pagina. Il sindaco, il sindacalista, il fornitore temono che possa invertirsi quel percorso, ostinato e contrario, di portare tra queste montagne il cuore dell’azienda e gli stabilimenti, persino il magazzino che sarebbe stato comodo costruire in piano, a Mestre: « Non credo sia possibile » , dice il grande vecchio Tabacchi. « Leonardo aveva una riconoscenza enorme per il territorio e si era circondato di dirigenti, non li chiamava manager, con i suoi valori e il suo stesso attaccamento a questi luoghi. Non credo che il suo spirito verrà tradito. Mi preoccupano un po’ i francesi, non lo nego, ma se la Lvmh di Bernard Arnault ha puntato su Longarone per l’occhialeria, perché Luxottica dovrebbe andare via da qui? » .