Zero Covid, regole, dazi: iniziata la fuga dalla Cina dei lavoratori stranieri
Dopo due anni di stop Con la ripresa dei voli verso l’Europa lasciano il Paese molti residenti stranieri
Una Cina in cui le aziende straniere sono in mano a cinesi, a tutti i livelli. La prospettiva rischia di concretizzarsi dopo la terribile quarantena di Shanghai che ha spezzato la resistenza anche degli irriducibili della Cina.
Tra questi c’è Joerg Wuttke, storico presidente della Camera di commercio europea a Pechino, secondo il quale, ormai, « fare business in Cina per le aziende europee sta diventando sempre più complicato e costoso » . La pensa così il 13% in più rispetto all’anno scorso tra le imprese incluse nella China Business Confidence Survey 2022 realizzato con Roland Berger, e una delle conseguenze è la localizzazione dello staff. Il fenomeno ha preso piede già una decina di anni fa quando giovani cinesi sono stati catapultati nel board di aziende straniere in Cina. Oggi, però, si recluta esclusivamente tra cinesi anche in ambiti sensibili delle risorse umane come nell’Information technology e nello storage di dati, fino al 75% delle assunzioni, a causa della spinta del Governo cinese e delle sue strategie di controllo dei dati personali.
L’incertezza della cornice normativa e sulle prospettive di ripresa economica della Cina può avere effetti devastanti per le strategie aziendali. Questo scenario sta spingendo sempre più alla delocalizzazione dell’attività fuori dalla Cina o negli hub per l’Asia Pacifico ( si veda Il Sole24Ore del 10 giugno) perché formare risorse locali è difficile e costoso.
Alla rarefazione delle assunzioni di talenti stranieri si aggiunge infatti il tema della fuga delle risorse umane già presenti in Cina, in certi casi da decenni. La timida apertura delle frontiere che si sta verificando in questi giorni sarà una vera e propria prova del nove, specie per chi considerava la Cina la dimora principale. Ripartono Airchina Milano- HoHot/ Pechino, i voli Neos Milano- Tianjin e Neos Milano- Nanjin bloccati dal virus e la Hainan Airline sulla tratta Roma- Chongqing, nel cuore della Cina. I primi aerei stanno già riportando a casa dopo un blocco totale durato mesi residenti di lungo corso, incluso il presidente appena rieletto della Camera di Commercio Italiana in Cina Paolo Bazzoni che non toccava il suolo italiano da oltre due anni. « Non tutte le aziende presenti in Cina hanno voglia di affidare l’azienda a personale locale, peraltro da formare, con fatica, nel tempo » , è la tesi condivisa da molti manager.
Fino al 2023 il sistema fiscale cinese garantisce molte agevolazioni per gli espatriati, i lavoratori con passaporto non cinese beneficiano di una speciale esenzione fiscale su benefits aziendali ( spese per alloggio, voli di rientro, scuole per i figli, spese per pasti e corsi di formazione) con riduzione del costo medio di 119mila euro a persona per l’azienda. Tutti i tagli fiscali per le imprese locali ( si veda Il Sole24ore del 25 maggio) valgono anche per le aziende straniere. Forse, però, tanta abbondanza non sarà sufficiente a far cambiare idea alla maggioranza di chi ormai ha deciso di voltar pagina.