Mutti: tagliare Iva e cuneo per aiutare i consumatori a fronteggiare i rincari
Timori che l’autunno porti una perdita del potere d’acquisto delle famiglie
Aumentare il potere d’acquisto delle famiglie con un intervento sul cuneo fiscale, arrivare a un tetto massimo del prezzo del gas e, per finire, con una temporanea manovra per ridurre le aliquote Iva. Sono questi i punti su cui Francesco Mutti, presidente di Centromarca, oggi metterà al centro del suo intervento in occasione dell’Assemblea 2022 « Confini Instabili. Scenari geopolitici, effetti sociali ed economici, opzioni per il Paese e l’industria di marca » che si terrà a Milano. Nel suo intervento Mutti punta a sottolineare il difficile ciclo congiunturale e geopolitico che sta vivendo il comparto che conta circa 200 tra grandi e medie imprese con un giro d’affari di 57 miliardi e 118mila addetti. Ma le stesse problematiche le stanno affrontando tutte le aziende impegnate nella produzione di beni di largo consumo che dallo scorso autunno cercano di gestire rincari di materie prime, dell’energia, dei fertilizzazioni e delle commodities a cui si aggiungono gli effetti della montante inflazione e, nelle ultime settimane, l’allarme siccità le cui conseguenze oggi restano difficili da valutare.
« I produttori affrontano aumenti dei costi del 20% e più mentre i listini finora hanno visto una crescita dei prezzi intorno al 6% - sottolinea Francesco Mutti in una intervista al Sole- 24 Ore -. È la dimostrazione che il sistema ci permette di contenere gli aumenti ma progressivamente i rincari andranno trasferiti a valle. Le aziende sono molto efficienti, fattore comune che fino ad oggi ci ha permesso di procastinare gli aumenti ma ora inevitabilmente i produttori dovranno trasferirli » .
Ogni azienda sta facendo le proprie valutazioni ma il quadro si profila è grave e preoccupante soprattutto pensando alla continuità industriale. « Sviluppo delle filiere e delle catene del valore, capacità di fare ricerca e innovazione, aumento della qualità sono i fattori di crescita - continua il presidente -. Senza il trasferimento degli aumenti si rischia un ulteriore contrazione dei margini creando le condizioni per un indebolimento delle imprese italiane » . Ulteriore elemento di difficoltà è il nanismo, le ridotte dimensioni delle aziende nostrane « che non permette di affrontare le sfide europee mentre una ulteriore contrazione dei margini ridurrà queste possibilità » .
Da non trascurare i fenomeni che si prospettano in autunno con i grandi filoni inflattivi collegati all’energia mentre preoccupano le previsioni, le attese di una produzione al di sotto della media a causa della siccità, la carenza di fertilizzanti, degli aumenti dei prezzi delle materie prime. Fattori che amplificano i timori « e ingenerano uno scenario fortemente avverso a quello della stabilità dei prezzi a cui a livello di sistema eravamo abituati nell’ultimo decennio » avverte Mutti. Come se non bastasse si guarda con preoccupazione l’arrivo dell’autunno che porterà una nuova crescita dei costi industriali, nuovi listini e si teme una perdita del potere d’acquisto delle famiglie.
« Oggi come nelle ultime tre estati si vede una ripresa della vita sociale mentre gli effetti degli aumenti si vedono nel medio termine perché la reazione dei consumatori non è istantanea - conclude Mutti -.
I produttori affrontano rincari del 20% e oltre mentre i listini vedono aumenti dei prezzi intorno al 6%
Quando l’inflazione raggiunge il 7- 8% diventa come un animale da domare perché impoverisce i ceti meno abbienti e depaupera ricchezza. Per questo chiediamo un ambiente che favorisca lo sviluppo dei consumi e delle imprese come l’eliminazione dell’Iva per i beni nel carrello della spesa per un certo numero di mesi mentre per dare più slancio al paese serve una importante riduzione del cuneo fiscale perché un cuneo “alto” agevola il lavoro nero mentre si deve dire no a questa forma di concorrenza sleale disegnando un paese in cui tutti rispettano le regole » .