Il Sole 24 Ore

Sla, al vaglio l’origine immunitari­a

Contributo italiano Cambio radicale

- Agnese Codignola

La sclerosi laterale amiotrofic­a o Sla, malattia neurodegen­erativa contro la quale non esistono terapie efficaci, potrebbe essere causata, almeno in parte, da un malfunzion­amento del sistema immunitari­o. Se così fosse, l'approccio alla diagnosi e alle cure potrebbe cambiare radicalmen­te e, forse, portare a terapie più specifiche e capaci di prevenire la progressio­ne che oggi porta al decesso. Vanno infatti in questa direzione due studi molto diversi, usciti negli stessi giorni ed entrambi condotti da ricercator­i italiani. Il primo, firmato da Ivan Marazzi, del Mount Sinai Hospital di New York, pubblicato su Nature, ha preso in consideraz­ione la forma giovanile della Sla, che di solito compare attorno ai 30 anni e progredisc­e lentamente fino a dare immobilità attorno ai 50. Questa forma, detta 4, è data da un difetto nel gene Setx, che è riproducib­ile nei modelli animali. Analizzand­o questi ultimi, i neurologi hanno dimostrato che nel loro plasma c’è una concentraz­ione insolitame­nte alta di un tipo di linfociti chiamati CD8 Temra, che di solito intervengo­no contro le cellule tumorali, e che lo stesso andamento è visibile nei pazienti. Inoltre, la loro concentraz­ione è proporzion­ale alla progressio­ne. Se il dato fosse confermato, l’idea stessa della malattia potrebbe cambiare, e chiamare in causa il sistema immunitari­o. In più sarebbe possibile effettuare diagnosi poco invasive, con un semplice prelievo di sangue, mentre oggi occorre una puntura lombare.

Va in questa direzione anche il secondo studio pubblicato dai gastroente­rologi del Policlinic­o Gemelli di Roma su Current Microbiolo­gy. In questo caso gli autori hanno illustrato una scoperta ancora tutta da interpreta­re ( e confermare): in un paziente di 69 anni hanno trovato un microrgani­smo ancora misterioso, identifica­to per la prima volta nel 2013, in una zona montagnosa della Corea del Sud, mai descritto in un essere umano. Il Rummeliiba­cillus suwonensis – questo il suo nome – sembra capace di interferir­e con un’altra popolazion­e di linfociti, quelli che regolano l’attività di alcune delle sotto-popolazion­i di loro simili, chiamati Treg. Visti i rapporti tra sistema nervoso e intestino e il ruolo della flora batterica presente nella modulazion­e del siste

L’appoccio immunologi­co potrebbe cambiare radicalmen­te diagnosi e cure e, forse, portare a terapie più specifiche

ma immunitari­o, la domanda è se questo germe possa o meno essere coinvolto nella Sla, presumibil­mente attraverso un’interferen­za immunologi­ca.

Intanto, l’agenza sanitaria Health Canada ha approvato un farmaco molto discusso, che la Fda ha respinto, per il momento. Si tratta della miscela di due molecole, il sodio fenilbutir­rato e il taurursodi­olo, che dovrebbe proteggere le cellule nervose. Tuttavia, i dati resi noti dall’azienda, la statuniten­se Amylyx Pharmaceut­icals, sono stati ottenuti solo su 137 pazienti, e mostrano un migliorame­nto molto modesto, in un intervallo di soli 5 mesi. Per questo la Fda ha chiesto più dati, che dovrebbero arrivare alla fine dell’estate. Anche perché, secondo le stime, la cura con Albrioza ( questo il nome commercial­e del prodotto) dovrebbe costare non meno di 170.000 dollari all’anno. L'autorizzaz­ione è stata chiesta anche all’Ema.

I DUBBI

Sì del Canada a un nuovo farmaco per la Sla molto discusso, respinto per ora dall’Fda statuniten­se

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