Scanner digitali per condividere i dati con tutti i laboratori
LLe informazioni diventano patrimonio comune favorendo la creazione di Big data per la valutazione
aboratori con chip, che uniscono nanotecnologie e intelligenza artificiale ( Ai) e hanno dimensioni ridottissime. Microrilevatori, che ripetendo il movimento sinuoso delle sanguisughe, riescono a monitorare la pressione arteriosa semplicemente strisciando in modo impercettibile sulla pelle.
Sono solo alcune delle prospettive future offerte dalle biotecnologie nella diagnosi di condizioni comuni e meno frequenti, per rendere possibili controlli in estrema rapidità o di controllare anche in luoghi complessi da raggiungere lo stato di salute delle persone. Ma nell’attesa, il domani è già presente, con le prospettive offerte dalla Digital Pathology. L’obiettivo è trasformare quanto il patologo osserva al microscopio, analizzando un frustolo di tessuto tumorale, in immagini digitali a elevatissima definizione che possono viaggiare. « Si utilizzano strumenti come scanner digitali in grado di mantenere i livelli di ingrandimento di un microscopio, che permettono di trasformare in formato digitale una grande quantità di dati – spiega Guido Bartalena, direttore Diagnostics Solutions & Healthcare Transformation di Roche Diagnostics -. Le immagini possono essere poi analizzate con sistemi di Ai e facilmente trasferibili tra i laboratori. Così, oltre ai vantaggi per il paziente, si annullano le barriere logistiche, ottimizzando i tempi di refertazione » .
Ma non basta. Le informazioni diventano patrimonio comune favorendo la creazione di Big Data per la valutazione delle patologie oncologiche nella vita reale. E sempre in oncologia, si punta sempre di più sul profilo genomico completo ( Cgp - Comprehensive genomic profiling), che prevede un sequenziamento di nuova generazione ( Ngs) in grado di impiegare un singolo test per valutare centinaia di geni, inclusi i biomarcatori del cancro rilevanti, consentendo di trovare l’“impronta digitale” di un tumore. Utilizzando una biopsia del tumore o con un semplice prelievo di sangue ( biopsia liquida), il Cgp ricerca le mutazioni genetiche in un gran numero di geni correlati al cancro, identificando quelli noti per essere coinvolti in un processo oncogenico, influenzando il modo in cui un tumore si comporta e cresce favorendo la terapia “su misura” per ogni singolo caso.
« L’altro grande fronte di sviluppo del biotech nella diagnostica è quello della diagnosi precocissima per patologie che, al momento, in chiave di trattamento sono “tempo- dipendenti - fa notare Bartalena -. L'obiettivo è raggiungere una diagnostica in grado di rispondere alle principali sfide di salute, garantendo sia i migliori esiti clinici per le persone che la sostenibilità del sistema sanitario. In questo senso, basti pensare alla malattia di Alzheimer. Al momento non esistono strumenti di diagnosi precoce e di caratterizzazione di facile impiego. Tra le priorità quindi non c'è solo la ricerca di biomarcatori precoci, ma anche lo sviluppo di metodologie diagnostiche sempre meno invasive, più veloci e ampiamente accessibili » .