Il Sole 24 Ore

Imprenditr­ici, pesa la carenza di politiche pubbliche di welfare

- Greta Ubbiali

Favorire la conciliazi­one tra lavoro e vita privata e sostenere la genitorial­ità: sono queste le sfide più sentite dalle imprenditr­ici italiane quando diventano madri. A renderle note è un’indagine condotta da Terziario Donna Confcommer­cio in collaboraz­ione con il Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarn­e che ha coinvolto 830 aziende, a conduzione sia maschile sia femminile. Tra gli aspetti analizzati, infatti, l'armonizzaz­ione dei tempi di vita è emerso come il tema più sentito da oltre tre intervista­te su cinque ( il 64%). Segue il supporto alla cura dei figli, segnalato dal 56% delle votanti. Gli stessi elementi sono in cima alle esigenze anche delle imprese a conduzione maschile ma con un differenzi­ale di importanza percepita rispettiva­mente del - 15 e del - 10%.

« La conciliazi­one fra tempi di vita e lavoro è da sempre al centro del dibattito ma il tema non è prerogativ­a solo femminile, riguarda tutta la famiglia » dice al Sole24Ore Anna Lapini, presidente nazionale del Gruppo Terziario Donna Confcommer­cio, che sottolinea: « È importante che si lavori su questo aspetto culturale » . Una delle necessità è infatti favorire un modello di parità in famiglia che possa agevolare la carriera delle donne perché « avere vicino a sé una persona presente nel proprio ruolo genitorial­e permette di sostenere meglio il lavoro » , chiarisce la presidente di Gruppo Terziario Donna, che oggi rappresent­a circa 250mila imprese a conduzione femminile.

Le aziende femminili sono 1,34 milioni, secondo il V Rapporto sull'imprendito­ria femminile realizzato da Unioncamer­e, e rappresent­ando il 22% del totale. Proprio le donne sono particolar­mente importanti per il terziario dato che è il settore scelto da 7 donne su 10 che decidono di fare impresa, stima l'Ufficio Studi Confcommer­cio.

Il dibattito sul lavoro si intreccia con il tema della demografia in declino in quanto migliorare le condizioni lavorative delle donne aiuterebbe anche a contrastar­e il calo delle nascite. Che il sistema economico sia strettamen­te correlato al fenomeno della natalità l’ha ribadito anche il titolare del Tesoro Giancarlo Giorgetti, in occasione degli Stati Generali della Natalità.

Tuttavia la bassa intensità delle politiche di conciliazi­one e interventi pubblici a favore della genitorial­ità riduce la presenza sul mercato del lavoro delle donne con figli. Come evidenzia il report Le sfide del 2023, tra crisi energetica e guerra nel cuore d'Europa, presentato alla convention 2023 di Donne Impresa Confartigi­anato, il tasso di occupazion­e delle donne senza figli supera del 17,4% quello delle donne con figli piazzando l'Italia all'ultimo posto nell'Unione a 27 per tasso di occupazion­e delle donne di 25- 49 anni in coppia con figli a carico.

Un richiamo a mettere al centro della discussion­e pubblica le politiche di welfare è stato lanciato anche da Daniela Biolatto, presidente di Donne Impresa Confartigi­anato, che alla convention 2023, intitolata “Femminile, impresa di valore”, ha sottolinea­to: « Le imprenditr­ici e in generale le donne italiane devono fare i conti con la carenza di politiche a favore dell'occupazion­e femminile e con un welfare che non aiuta a conciliare il lavoro con la cura della famiglia. Il futuro del nostro Paese dipende anche da quanto e come investirem­o, con misure struttural­i e stabili » .

Pur essendo l'Italia la terza economia nella Ue per peso sul Pil della spesa in welfare, crolla al 24° posto per spesa a sostegno di famiglie e giovani, stima Confartigi­anato nel suo report. A fronte di 17,07 euro destinati a sanità e pensioni per gli anziani, soltanto un euro va alle famiglie e ai giovani. Nonostante questi ostacoli, le donne italiane sono le più intraprend­enti d'Europa e il Paese conta 1,47 milioni di imprenditr­ici e lavoratric­i autonome, il numero maggiore tra i Paesi dell’Unione Europea.

Se si colmasse la distanza con l’Europa sul fronte dell’occupazion­e femminile ne beneficere­bbe anche il tessuto imprendito­riale: dimezzando il gap, ci sarebbero 1,32 milioni di lavoratric­i in più (+ 14% rispetto alle attuali 9,47 milioni). Qualora la maggiore occupazion­e tenesse conto del rapporto tra occupate indipenden­ti e imprese gestite da donne, ci sarebbe un allargamen­to del perimetro delle imprese femminili di 183mila unità.

Le aziende femminili sono 1,34 milioni in Italia e rappresent­ano il 22% del totale, secondo i dati Unioncamer­e

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