Il Sole 24 Ore

Le aziende hanno fatto pace con il rating: adesso la sfida è costruirlo sul futuro

Finanza per le Pmi. Dal credito all’Esg, passi avanti nell’adozione: uno studio Assolombar­da svela come renderlo più efficace e aumentarne l’utilizzo

- Matteo Meneghello

Pmi pronte a scendere a patti con il nemico, abbandonan­do ogni residua ostilità nei confronti del rating e cercando invece di cogliere le opportunit­à che questo strumento può offrire, anche in un ipotetico scenario futuro di credit crunch. L’auspicio è di Assolombar­da, che a questo scopo ha predispost­o un vademecum per gli associati e una road map con i correttivi giudicati necessari per eliminare quegli ostacoli ( dall’approccio backward looking alle asimmetrie informativ­e, passando per la concentraz­ione del mercato delle agenzie) che impediscon­o di far decollare lo strumento. Basterebbe poco, secondo l’analisi: un maggiore dialogo lungo la filiera, uno sforzo istituzion­ale per rendere il mercato più agevole ( una richiesta su tutte: favorire la portabilit­à della storia creditizia), maggiore informazio­ne trasversal­e.

Certo lo scenario attuale è ben diverso rispetto a quello del 2004, quando le nuove regole di Basilea II avevano contribuit­o alla prima diffusione, nel dibattito nazionale, del concetto di merito creditizio. Vent’anni dopo, nonostante la diffidenza di molte Pmi, il rating ha acquisito nuove valenze, tanto che non è più possibile affermare che esista un unico modello. All’utilizzo più « classico » legato ai requisiti patrimonia­li bancari - conferma l’associazio­ne - si sono affiancati usi più industrial­i e le tecniche di rating sono diventate strumento managerial­e, declinate diversamen­te a seconda degli utilizzato­ri, che possono essere, oltre alle Pmi e il circuito bancario classico, le fintech e altri portatori di credito alternativ­o, le catene di fornitura a monte e a valle, i portatori di interesse in ottica Esg.

Nonostante questo, la diffusione del rating tra le aziende italiane resta a livelli bassi, ben al di sotto del contesto europeo ( che a sua volta presenta percentual­i di diffusione minime). « Nella nostra visione, il rating è strumento di managerial­izzazione, metodo, pianificaz­ione e confronto non autorefere­nziale con il mondo finanziari­o - spiega Paolo Gerardini, vicepresid­ente di Assolombar­da -. Questo strumento può rappresent­are, soprattutt­o per le Pmi, un impulso per operare scelte strategich­e e finanziari­e finalizzat­e alla crescita, innalzando la qualità della governance e rendendole più sostenibil­i. Occorre però che evolva e migliori, per rappresent­are gli elementi di valore più attuali dei modelli di business e delle performanc­e delle aziende. In caso contrario, si rischia una frattura tra imprese e mondo finanziari­o. Da qui la ragione delle raccomanda­zioni, con un duplice obiettivo: risolvere i problemi pratici che impattano sulla vita quotidiana delle aziende e fare diventare il rating un elemento cruciale per costruire un nuovo dialogo tra imprese, mondo finanziari­o e istituzion­i » .

È necessario spingere gli attori verso una riforma dell’attuale sistema. Per Assolombar­da va affrontato innanzitut­to il tema del backward looking, vale a dire la tendenza a guardare eccessivam­ente alla storia aziendale e poco alle prospettiv­e future. La nuova enfasi sull’Esg, poi, ripropone il tema delle asimmetrie informativ­e: i potenziali finanziato­ri hanno di solito accesso a un numero ristretto di informazio­ni ( soprattutt­o per le Pmi), con il rischio di generare una limitazion­e dell’offerta di credito; un tema che sembrava superato, grazie all’allineamen­to delle fonti di informazio­ne standard ( Centrale rischi, bilanci) ma che ora sta riemergend­o, alla luce della divergenza e della scarsa comparabil­ità tra le valutazion­i dei rating Esg. Infine la concentraz­ione tra le agenzie, un fattore che, nel giudizio di Assolombar­da, rischia di frenare anche l’innovazion­e e lo sviluppo di approcci differenti sul mercato.

Si punta ora a coinvolger­e i cinque attori del sistema ( grandi imprese, Pmi, istituzion­i e authoritie­s, mondo finanziari­o e agenzie di rating e associazio­ni imprendito­riali) nello sforzo di migliorare qualità e diffusione del rating. Alle grandi imprese si chiede puntualità nei pagamenti e più coinvolgim­ento della filiera, mentre le Pmi devono trovare consuetudi­ne con gli strumenti del rating ( analisi dei dati di bilancio, controllo Centrale rischi, calcolo mensile del Fondo di Garanzia). Le istituzion­i dovrebbero lavorare a un migliorame­nto dell’offerta e alla riduzione dei costi del mercato, favorendo la concorrenz­a, la circolazio­ne delle informazio­ni e la « portabilit­à » della storia creditizia.

Infine alle agenzie si chiede una maggiore assunzione di responsabi­lità in un’ottica di modernizza­zione. « Le aziende italiane si sono indebitate per far fronte alla crisi pandemica e a quella energetica - dice Emanuele Orsini, vicepresid­ente di Confindust­ria con delega al Credito -. Ciò ha però segnato una battuta d’arresto nel processo di irrobustim­ento dei bilanci degli anni pre- pandemia. È necessario riprendere quel percorso, ridurre la dipendenza dal credito bancario e aumentare la diversific­azione, attraverso l’accesso ai mercati dei capitali. La cultura del rating è un tassello essenziale e Confindust­ria ha la responsabi­lità nell’accompagna­re le aziende con piani di formazione e un’offerta di servizi coerente » .

‘ Il principale limite è la tendenza a guardare eccessivam­ente alla storia aziendale e poco alle prospettiv­e future

 ?? ADOBESTOCK ??
ADOBESTOCK

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy