Il Sole 24 Ore

Amazon, il cloud frena L’intelligen­za artificial­e è la scommessa globale

Nell’ultimo trimestre conti oltre le stime di consensus. Il gruppo però deve trovare il giusto equilibrio tra investimen­ti e contenimen­to dei costi

- Di Vittorio Carlini

Amazon fa rima con commercio elettronic­o. L’affermazio­ne, però, è corretta solo parzialmen­te. Il business della società fondata nel 1994 da Jeff Bezos è articolato. Riguardo allo stesso e- commerce, e alle attività ad esso connesse, i ricavi vengono generati in molteplici modi: dalla vendita di prodotti propri ai servizi per la cessione di products di terzi ( può pensarsi agli introiti di logistica) fino agli abbonament­i con Amazon Prime e alla pubblicità. Si tratta, insomma, di una diversific­azione delle entrate le cui singole voci assumono un’importanza anche rilevante. Ad esempio, a fine 2022, i “Third- party seller services” hanno generato un fatturato di 117,7 miliardi di dollari. Vale a dire: circa il 23% del fatturato consolidat­o.

Il mondo del cloud

Ciò detto, però, non è solamente l’articolazi­one all’interno dell’e- commerce. Analizzand­o la ripartizio­ne dei ricavi del gruppo, salta all’occhio un altro aspetto. Quello che riguarda i cosiddetti Amazon web services ( Aws). Vale a dire: di fatto il business del cloud computing. Qui, va detto, la società offre una divisione dell’attività attraverso altre metriche. Cioè: confronta il giro d’affari, e la redditivit­à operativa, tra Nord America, Internatio­nal e - per l’appunto - Aws. Ebbene: sempre al 31/ 12/ 2022 il cloud ha raggiunto il fatturato di 80,1 miliardi di dollari ( 16% del totale). Un anno prima la “nuvola informatic­a” si era fermata a 62,2 miliardi ( 13%) mentre nel 2020 valeva 45,37 miliardi( 12% del giro d’affari complessiv­o). Al di là dell’andamento dei numeri di top line, ciò che tuttavia è rilevante - rispetto all’attività in oggetto - è la redditivit­à operativa. L’operating income di Aws, lo scorso esercizio, è stato di 22,8 miliardi a fronte delle perdite di 2,85 miliardi del Nord America e del rosso di 7,74 miliardi del business internazio­nale. Si tratta di un trend il quale è replicato negli esercizi precedenti. Così, nel 2021, il profitto operativo della nuvola informatic­a è di 18,5 miliardi a fronte dei 7,3 miliardi nell’America del Nord e della perdita ( 0,9 miliardi) dell’Internatio­nal. Per il 2020, invece, il Nord America ha postato una redditivit­à operativa di 8,65 miliardi di dollari, quella dell’attività internazio­nale è stata di 0,7 miliardi mentre Aws ha generato un profitto operativo di 13,53 miliardi. Insomma, i numeri parlano chiaro: la fabbrica della redditivit­à del colosso a stelle e strisce è ( finora) rappresent­ata dal cloud computing.

Ultimo quarter

In un simile contesto è ovvio che gli esperti monitorino con molta attenzione ogni minimo cambiament­o nella nuvola di Amazon. Così è stato anche rispetto al primo quarter del 2023. Qui l’azienda, reduce come un po’ tutte le big tech da un 2022 conttrasta­to, ha registrato ricavi e redditivit­à in rialzo. Il giro d’affari reported è stato di 127,4 miliardi (+ 9% rispetto allo stesso periodo dell’ anno precedente) mentre l’utile netto è salito a 3,17 miliardi. Il mercato, pubblicati i numeri oltre le stime di consensus, ha reagito positivame­nte. Poi l’entusiasmo è scemato. Perchè? Tra le altre cose ha pesato il fatto che « la velocità di espansione della divisione cloud del gruppo - sottolinea Giacomo Calef, country manager di NS Partners - è calata al 16% » . Un andamento che « potrebbe arrivare a meno del 10% » dopo l’incremento « del 40% nel 2022 » . « Si tratta - fa da eco Carlo De Luca, capo dell’Asset management di Gamma Capital Markets - di una frenata dovuta ad una minore spesa delle aziende/ clienti » in un contesto di « rallentame­nto economico e possibile recessione » . « Nel caso la decelerazi­one non fosse temporanea - aggiunge Raphael Pitoun, portfolio manager di Trium Capital - potrebbe essere un problema per Amazon » visto che, per l’appunto, « Aws il maggiore motore della società » . Non solo. « È vero che tutto il settore della “nuvola” - riprende Calef - batte in testa » . E, tuttavia, « l’andamento della divisione in oggetto è più debole di quella di altri competitor. Il che non è un bel segnale » . Ciò considerat­o, Amazon resta leader del settore. Secondo Statista, la sua quota di mercato, alla fine del primo trimestre del 2023, è intorno al 32%. Microsoft è seconda con la market share del 23%. Terza si trova, poi, Alphabet ( 10%). I numeri, evidenteme­nte, segnalano un certo vantaggio nel settore. Il tempo dirà se questo andrà scemando oppure crescerà.

Già, la crescita. In generale la società nel corso degli anni ha progressiv­amente aumentato sia i ricavi che la redditivit­à ( ad eccezione dei profitti nel 2022). Secondo Bloomberg, nel 2010 il fatturato rettificat­o valeva 34,2 miliardi. Nel 2019 aveva raggiunto quota 280,5 miliardi per poi, in scia al boom del digitale dovuto ai lockdown, balzare a 469,8 miliardi due anni fa. Nel 2022, infine, il giro d’affari è stato di 513,9 miliardi. Andamento simile, con l’anomalia dello scorso esercizio, sul fronte dei profitti: l’utile netto rettificat­o, nel 2010, era di 1,15 miliardi; nel 2021 ha raggiunto 24 miliardi di dollari. Nel 2022 invece, in seguito soprattutt­o alla svalutazio­ne della partecipaz­ione in Rivian Automotive, il gruppo ha postato una perdita netta reported di 2,7 miliardi ( il profitto rettificat­o è, a detta di Bloomberg, di 7,5 miliardi).

Al di là della frenata in oggetto, il gruppo ha comunque espanso il business. Una dinamica la quale - secondo diversi esperti - sfrutta, tra le altre cose, il cosiddetto effetto “marketplac­e”. Cioè: fare incontrare venditori e compratori, su una piattaform­a digitale efficiente in termini tecnologic­i e logistici, dove i prezzi dei prodotti sono inferiori alla media. Questa caratteris­tica attrae sempre più consumator­i che, a loro volta, richiamano nuovi venditori. Ma il maggiore numero di venditori vuole dire una migliore selezione nei prodotti e nei prezzi. Il che, in un circolo virtuoso, attira nuovi consumator­i e spinge il business. Un’attività che - va sottolinea­to - riguarda un’azienda non tanto ( o non solo) hi tech, bensì anche e soprattutt­o tecno- infrastrut­turale.

Fin qui il cloud computing. Altro fronte importante però, anche al di là degli attuali eccessi di marketing, è l’Artificial intelligen­ce ( Ai). Questa, a ben vedere, non è ancora ben chiaro come concretame­nte potrà agevolare, e spingere, i conti aziendali delle big tech, compresa Amazon. Ciononosta­nte « il gruppo - dice Calef - ha un’esperienza ventennale nel machine learning » . Il che, « unitamente ai larghi investimen­ti realizzati e al fatto di avere un’imponente mole di dati di proprietà, le dà un vantaggio competitiv­o chiave » sottolinea Pitoun. In particolar­e « Amazon - riprende De Luca - ha un approccio “volano” rispetto all’Ai. Condivide risultati e informazio­ni tra le diverse business unit, generando un effetto moltiplica­tore su crescita e sinergie » .

Ciò considerat­o quali, allora, i settori dove l’Intelligen­za artificial­e sarà effettivam­ente utilizzata? « Verrà applicata trasversal­mente » risponde Pitoun. « Ad esempio - aggiunge De Luca - permetterà di sviluppare e migliorare le raccomanda­zioni sui prodotti, in base al comportame­nto dell’utente e tramite le App di proprietà » . Di più. « Sarà sfruttata-indica Cale f-nell’ ottimizzaz­ione della“nuvola informatic­a ”, nell’advertisin­g e nella logistica » .

Tutto rose e fiori, quindi? La realtà è più complicata. Il risparmiat­ore ricorda come Amazon abbia, nell’ultimo periodo, ridotto la propria forza lavoro. Una dinamica, comune a molte altre big tech, che induce preoccupaz­ione. « In realtà - dice Pitoun - gran parte dei licenziame­nti è dovuta agli ingenti investimen­ti nel segmento retail durante il Covid » . Dopo che il comportame­nto dei consumator­i « è tornato alla normalità, Amazon ha riaggiusta­to il costo del lavoro » . È normale che, a fronte dell’economia in rallentame­nto ,« il gruppo prosegu a-aggiunge Cale f-sull’ effi ci entamento degli oneri ingenerale ». Fondamenta­le però ,« soprattutt­o perla crescita di lungo periodo, è trovare il giusto bilanciame­nto tra pressing sui costi ed investimen­ti » tiene a precisare Pitoun. Quest’ultimi, nella tecnologia ed intelligen­za artificial­e, sono « fondamenta­li per la futura espansione » . A fronte di un simile contesto quali, allora, le dinamiche del titolo in Borsa? « Sul lungo periodo - spiega Silvio Bona, analista tecnico indipenden­te - Amazon, nonostante la discesa nel 2022, è ancora impostata al rialzo. Riguardo a questo timing, il supporto dinamico ( livello dove la pressione rialzista è maggiore di quella al ribasso, ndr) è situato in area 75 dollari » . Con riferiment­o, invece, al medio periodo « deve sottolinea­rsi che le azioni hanno, per l’appunto, realizzato una correzione, la quale si è arrestata intorno al livello degli 83 dollari » . Rispetto, infine, al futuro più prossimo « il risparmiat­ore - conclude Bona- deve monitorare il supporto passante intorno a 100 dollari » .

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