Il Sole 24 Ore

Agenzia messa alla prova dai troppi interpelli: la riforma mette una tassa

Rapporto fisco- contribuen­ti. Lo scorso anno le Entrate hanno fornito oltre 18mila risposte, talvolta anche su situazioni già risolte e consolidat­e

- Maria Carla De Cesari Alessandro Germani

Interpelli a pagamento: questo uno dei principi contenuti nella delega fiscale, al capo II dedicato ai rapporti tra fisco e contribuen­te, dove si proclama l’impegno di rispettare il legittimo affidament­o anche attraverso l’obbligo di motivazion­e per gli atti dell’amministra­zione.

In questo quadro, l’interpello a pagamento sembrerebb­e un obiettivo in contrasto con la finalità di migliorare l’interlocuz­ione tra amministra­zione finanziari­a e cittadini. E infatti la previsione della “tassa” di ingresso è uno dei passaggi che più ha suscitato perplessit­à da parte dei profession­isti, dalle associazio­ni sindacali dei commercial­isti al Consiglio nazionale di categoria. Quest’ultimo, durante l’audizione parlamenta­re di giovedì 11, ha chiesto di recedere dal progetto.

Dovrebbe essere applicato, secondo il Consiglio nazionale dei commercial­isti, uno dei cardini della delega basato sul confronto preventivo. Quel metodo senza il quale rischiano di non dare risultati o di sfociare in esiti contraddit­ori i due istituti di accertamen­to, il concordato biennale e la cooperativ­e compliance estesa.

Si vedrà se sul delicato passaggio relativo agli interpelli ci sarà una mediazione o una correzione parlamenta­re.

Non c’è dubbio che l’attività collegata alle risposte determina un rilevante impegno per l’Amministra­zione, che con la riforma sarà chiamata a migliorare l’attività di accertamen­to, spostando il baricentro sulle attività di accompagna­mento del contribuen­te al cotrretto adempiment­o fiscale. Se questo è il progetto occorre trovare le risorse profession­ali, sia in termini numerici sia di profession­alità.

In ogni caso, la delega insiste sul fatto che occorre ridurre drasticame­nte il numero degli interpelli. Si deve partire, a questo proposito, dalla situazione di fatto: lo scorso anno si è superata quota 18mila domande, talvolta ripetitive e su questioni già affrontate. Anche se il contribuen­te o il profession­ista che lo assiste è mosso dal desiderio di avere una risposta tagliata sul suo caso concreto, non si può nascondere che a volte si faticano a comprender­e le ragioni dell’istanza in presenza di situazioni pacifiche.

L’interpello rappresent­a l’unica strada? Nella delega è delineato un servizio di indicizzaz­ione e di risposta scritta utilizzand­o il patrimonio informativ­o accumulato dalle Entrate, attraverso l’intelligen­za artificial­e. Le risposte scritte sulla base dei casi già risolti potrebbero ridurre il ricorso all’interpello nei casi pacifici, in cui l’Agenzia ha già fatto conoscere il suo orientamen­to.

Poi l’Agenzia viene chiamata a definire, in tempi coerenti con le necessità dei contribuen­ti, documenti di istruzione generali anche sulla base delle sollecitaz­ioni degli Ordini profession­ali, delle associazio­ni di categoria e in generale di tutti i portatori di interesse.

È indubbio che il diritto tributario debba essere coniugato con le casistiche concrete. Per quanto riguarda l’abuso del diritto nelle operazioni straordina­rie o in alcune applicazio­ni dell’imponibili­tà o dell’esenzione Iva in ambito finanziari­o, talvolta nelle risposte emergono orientamen­ti che appaiono differenti o che in ogni caso richiedono al contribuen­te di individuar­e quel filo rosso che li lega fra di loro. Anche per evitare confusioni e incertezze, all’Agenzia va chiesto lo sforzo di documenti periodici e meditati che riescano a fare il punto, passo passo, sulla base delle situazioni concrete che si presentano.

Nella misura in cui funzionera­nno le due strade alternativ­e all’interpello, l’Agenzia riuscirà a liberare risorse e impegno. Si potrà allora anche rimodulare la pretesa di una fee di ingresso all’interpello, che ha come principale causale quello di riconoscer­e il costo delle risposte per la macchina dell’amministra­zione.

Tra l’altro, per migliorare l’efficacia del servizio, si può pensare anche a una migliore comunicazi­one: una pubblicazi­one graduale e distribuit­a consentire­bbe ai profession­isti di studiare meglio le risposte.

‘ IL PAGAMENTO La previsione di mettere un contributo per il servizio finalizzat­o a ridurre il numero di domande al Fisco

‘ LE ALTERNATIV­E La legge delega confida sull’aiuto dell’intelligen­za artificial­e e sulle circolari

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STEFANO MARRA

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