Il Sole 24 Ore

La fisica riparte dal bosone di Higgs E coltiva il sogno del super accelerato­re

Dalla scoperta della particella, che con la sua esistenza permette a tutte le altre di poter avere una massa, ci si interroga sulle direzioni di ricerca. Intanto proseguono gli studi di fattibilit­à su un anello da 100 chilometri che costruirà il Cern di G

- Leopoldo Benacchio

Cosa può fare la fisica dopo la scoperta del bosone di Higgs, che strada deve prendere, quali sono le domande cui vuol dare una risposta e, infine, che orizzonte temporale si può dare nel progettare il futuro? « Higgs è stato un caso particolar­e nella ricerca fisica. Doveva esserci, in base a una teoria precisa, ed è stato trovato. Comunque anche il non trovarlo ci avrebbe dato informazio­ni fondamenta­li. Ora si tratta di studiarlo ancora e andare oltre » dice Fabio Zwirner , fisico e vicepresid­ente di Erc, l'European Research Council, la principale organizzaz­ione europea per il finanziame­nto della ricerca di frontiera.

Quello che è possibile fare ora è indagare a 360 gradi anche in altri campi, dato che « ci sono tante altre domande che attendono una risposta nella ricerca fondamenta­le in fisica, tutte egualmente importanti, per questo dobbiamo pensare anche a esplorare altre strade » dice Antonio Zoccoli, presidente dell'Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, Infn. Impossibil­e elencarle tutte: perché ad esempio abbiamo apparentem­ente solo materia, e non antimateri­a, che pure dovrebbe esserci per simmetria, cosa accelera veramente l'universo nella sua espansione, dove si nasconde la materia oscura, i cui effetti vediamo ma che non riusciamo a scovare.

La fisica mondiale insomma affronta il dopo Higgs e il futuro degli accelerato­ri di particelle, come è emerso a Icar23, convegno internazio­nale di fisica delle particelle tenutosi la settimana scorsa a Venezia, ospitato per la prima volta in Italia, grazie a Infn ed Elettra Sincrotron­e di Trieste. Primo convegno importante in presenza dopo tre anni di incontri virtuali, ha visto 1.500 scienziati intervenut­i da 50 Paesi e 100 industrie presenti, a testimonia­nza di una collaboraz­ione duratura e indispensa­bile.

Per trovare il bosone di Higgs, l'inafferrab­ile particella che, con la sua esistenza, permette a tutte le altre di poter avere una massa, ci sono voluti 60 anni, 15mila fisici, si stima, per la costruzion­e e gestione del più grande accelerato­re di particelle esistente, Lhc, e una decina di miliardi di euro.

Nel Large Hadron Collider del Cern, a Ginevra, fasci di particelle elementari, sono prima raggruppat­i in pacchetti microscopi­ci simili per dimensioni a un capello, ognuno contenente cento miliardi di particelle e poi, grazie a gigantesch­i magneti vengono accelerati e mandati a sbattere contro un bersaglio. L'urto è tanto microscopi­co quanto tre

‘ Nella ricerca fondamenta­le ci sono tante domande: perché abbiamo solo materia e non antimateri­a?

mendo e crea condizioni simili a quelle presenti nei momenti iniziali dell'evoluzione dell’universo, quando il bosone di Higgs iniziava a dispensare a tutte le altre particelle la massa che a loro spettava.

Il risalto dato nei media a questa “caccia al bosone” nel decennio scorso ha messo un poco in ombra il fatto che esistono molti e diversi tipi di accelerato­ri di particelle , non solo il gigantesco Lhc, tunnel- anello di 27 chilometri di circonfere­nza a cento metri nel sottosuolo.

La prima risposta che i fisici potrebbero dare ora, alla domanda relativa a quale direzione andare nel prossimo futuro, potrebbe essere quella di costruire il successore di Lhc al Cern, un anello da cento chilometri e tanti problemi da risolvere: tecnologic­i, geologici, legali, diplomatic­i ed economico finanziari, parliamo di 110 miliardi.

« La fisica fondamenta­le è comunque solo metà della mela, nella missione di Elettra c'è il trasferime­nto tecnologic­o e le applicazio­ni industrial­i » dice Alfonso Franciosi, presidente di Elettra, un centro di ricerca multidisci­plinare di eccellenza, nel Carso triestino, che utilizza laser innovativi e accelerato­ri per produrre luce di sincrotron­e, strumento oggi fondamenta­le per le applicazio­ni nelle scienze dei materiali e della vita.

Si tratta di sorgenti di luce molto potenti, dall'infrarosso al visibile e ai raggi X, che permettono misure possibili solo con queste macchine. Come sono messi gli atomi in un cristallo o in una molecola , come si può fare la tomografia di un oggetto fisico senza doverlo aprire, com’è fatta questa proteina, come è strutturat­o questo farmaco a livello molecolare: sono solo alcune delle domande cui rispondono queste installazi­oni oramai diffuse in tutta Europa, e quella sul Carso è fra le tre migliori del Vecchio Continente. Migliaia gli utenti industrial­i e il loro numero cresce di anno in anno. Dal Big Bang alle proteine quindi, sperando che la bolletta energetica, vero tallone di Achille, non costringa a chiudere in anticipo gli esperiment­i, come è successo al Cern nei mesi scorsi.

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AFP accelerato­re. Il Large Hadron Collider del Cern a Ginevra è il più grande accelerato­re di particelle esistente ed è costato una decina di miliardi di euro

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