Il Sole 24 Ore

SEARCH LABS, BARD E GPT- 4: COSì CAMBIA LA RICERCA

- Di Luca Tremolada

ChatGtp un po’ abbiamo imparato a conoscerlo. Risponde sempre, sa tutto e anche se negli ultimi tre mesi è migliorato, continua a commettere un sacco di errori. Bard invece lo conosciamo meno. Il chatbot sperimenta­le di Google, che è stato esteso a 180 Paesi e presto arriverà anche in Italia in italiano, lo hanno provato solo negli Stati Uniti. È più originale dicono, inventa barzellett­e che non sono copiate ma più noioso e meno sorprenden­te. Il Wall

Street Journal l’ha definito una vecchia zia severa che non ti lascia fare quello vuoi e quando provi a ingannarla ti riporta sulla strada giusta. Anche se non lo dice apertament­e una parte della stampa tecnologic­a Usa accusa Google che nel recente confronto con ChatGpt ha perso almeno a livello mediatico la leadership la nella ricerca nell’Ai. Non avere dato in pasto al pubblico come invece ha fatto OpenAi i propri prodotti di intelligen­za artificial­e generativa avrebbe fatto perdere a Google lo zeitgest dell’Ai.

« In realtà sono anni e anni che noi studiamo l’intelligen­za artificial­e, il fatto che questi chatbot siano usciti adesso non vuole dire che ci abbiamo lavorato sei mesi fa » , risponde con una punta di orgoglio Marzia Polito, fiorentina, matematica e software engineer che da dieci anni lavora alla ricerca visuale negli uffici di Los Angeles di Big G. Come hanno ripetuto e ribadito più volte alla conferenza degli sviluppato­ri Google I/ O che si è svolta pochi giorni fa « nei nostri laboratori nel 2017 è nata l’architettu­ra dei trasformer che è alla basa dei modelli di linguaggio usato da ChatGpt. Come dire, la materia la conosciamo.

« Il fatto di non essere partiti prima a mettere un prodotto fuori ( come nel caso dei chatbot come ChatGpt ndr.) non è di per sè uno svantaggio. Il motore di ricerca non l’abbiamo inventato noi come la posta elettronic­a. Secondo me - commenta - siamo stati più cauti perché bisogna essere responsabi­li con queste tecnologie, ci vogliono più controlli interni » .

Il cambio di passo dettato da ChatGpt però c’è stato. Forse sono intervenut­e anche logiche finanziari­e. La sensazione è che l’ordine ai ricercator­i sia stato quello di svuotare i cassetti dei laboratori e aprirlo al pubblico.

Due sono le vere novità sulla ricerca. C’è Bard che è un prodotto generativo di conversazi­one a se stante e poi c’è Search Labs. La seconda è la vera rivoluzion­e secondo Google anche perché non si allontano molto dal modello del loro motore di ricerca. Ad ogni modo l’Ai è entrata in praticamen­te tutti i prodotti di Google. Alcuni di questi aggiorname­nti dovranno forse passare il vaglio dell’autorità della privacy. Si dovrà capire se molte di queste novità sono in linea con il nuovo Ai Act che è stato votato al Parlamento europeo. Occorrerà inoltre capire se le risposte di questi sistemi sono soddisface­nti. Occorrerà insomma aspettare. Soprattutt­o per noi europei. Perché gran parte di queste sperimenta­zioni non sono state rese disponibil­i qui da noi. Forse anche qui solo per una questione di cautela.

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