SEARCH LABS, BARD E GPT- 4: COSì CAMBIA LA RICERCA
ChatGtp un po’ abbiamo imparato a conoscerlo. Risponde sempre, sa tutto e anche se negli ultimi tre mesi è migliorato, continua a commettere un sacco di errori. Bard invece lo conosciamo meno. Il chatbot sperimentale di Google, che è stato esteso a 180 Paesi e presto arriverà anche in Italia in italiano, lo hanno provato solo negli Stati Uniti. È più originale dicono, inventa barzellette che non sono copiate ma più noioso e meno sorprendente. Il Wall
Street Journal l’ha definito una vecchia zia severa che non ti lascia fare quello vuoi e quando provi a ingannarla ti riporta sulla strada giusta. Anche se non lo dice apertamente una parte della stampa tecnologica Usa accusa Google che nel recente confronto con ChatGpt ha perso almeno a livello mediatico la leadership la nella ricerca nell’Ai. Non avere dato in pasto al pubblico come invece ha fatto OpenAi i propri prodotti di intelligenza artificiale generativa avrebbe fatto perdere a Google lo zeitgest dell’Ai.
« In realtà sono anni e anni che noi studiamo l’intelligenza artificiale, il fatto che questi chatbot siano usciti adesso non vuole dire che ci abbiamo lavorato sei mesi fa » , risponde con una punta di orgoglio Marzia Polito, fiorentina, matematica e software engineer che da dieci anni lavora alla ricerca visuale negli uffici di Los Angeles di Big G. Come hanno ripetuto e ribadito più volte alla conferenza degli sviluppatori Google I/ O che si è svolta pochi giorni fa « nei nostri laboratori nel 2017 è nata l’architettura dei trasformer che è alla basa dei modelli di linguaggio usato da ChatGpt. Come dire, la materia la conosciamo.
« Il fatto di non essere partiti prima a mettere un prodotto fuori ( come nel caso dei chatbot come ChatGpt ndr.) non è di per sè uno svantaggio. Il motore di ricerca non l’abbiamo inventato noi come la posta elettronica. Secondo me - commenta - siamo stati più cauti perché bisogna essere responsabili con queste tecnologie, ci vogliono più controlli interni » .
Il cambio di passo dettato da ChatGpt però c’è stato. Forse sono intervenute anche logiche finanziarie. La sensazione è che l’ordine ai ricercatori sia stato quello di svuotare i cassetti dei laboratori e aprirlo al pubblico.
Due sono le vere novità sulla ricerca. C’è Bard che è un prodotto generativo di conversazione a se stante e poi c’è Search Labs. La seconda è la vera rivoluzione secondo Google anche perché non si allontano molto dal modello del loro motore di ricerca. Ad ogni modo l’Ai è entrata in praticamente tutti i prodotti di Google. Alcuni di questi aggiornamenti dovranno forse passare il vaglio dell’autorità della privacy. Si dovrà capire se molte di queste novità sono in linea con il nuovo Ai Act che è stato votato al Parlamento europeo. Occorrerà inoltre capire se le risposte di questi sistemi sono soddisfacenti. Occorrerà insomma aspettare. Soprattutto per noi europei. Perché gran parte di queste sperimentazioni non sono state rese disponibili qui da noi. Forse anche qui solo per una questione di cautela.