La scuola giapponese lascia spazio alla contaminazione
Pur senza smarrire il loro carattere originario, a Milano molti marchi orientali sono usciti dal purismo degli schemi tradizionali per conquistare una fetta del pubblico mondiale più sofisticato
Si è rivelato più nutrito del solito, e sospinto da un vento di novità, il drappello di aziende giapponesi che ha scelto la Design Week milanese di aprile come palcoscenico internazionale per rivitalizzare il dialogo creativo e commerciale con l’Occidente. L’arredo giapponese esce, quindi, dagli schemi tradizionali e puristi in cui si è a lungo confinato, misurandosi con produzioni pensate per un pubblico allargato, pur senza smarrire i suoi caratteri peculiari.
È il percorso scelto, ad esempio, da Daft to Draft ( letteralmente “pazzi per il disegno”), azienda al suo debutto internazionale proprio a Milano, che si rivolge alle giovani generazioni e sfida la tradizione: la collezione è l’evoluzione del percorso dell’architetto Taiju Yamashita di Tokyo, fondatore dello studio Draft ( in cui operano oltre 180 persone) con cui ha firmato numerosi e importanti progetti di architettura e interior. Da quest’esperienza Yamashita ha distillato una collezione di arredi spigliati, che facilitano le dinamiche quotidiane, ma che trasmettono anche carattere agli ambienti grazie all’impronta raffinata e urbana. Il Giappone con i suoi echi, però, non scompare, come nella poltrona Phone- 01, con lo schienale imbottito e ricurvo che ricorda la cornetta dei vecchi telefoni ( ma anche certe acconciature femminili tradizionali) e un sedile spesso e imbottito che consente posture informali.
A cavallo tra tradizione e modernità si pone anche Adal, tra le principali realtà nel settore contract, ora in espansione in Cina ed Europa: il nome è acronimo di Adviser for Amenity Life, e l’obiettivo è quello di creare ambienti pacificanti, in grado di restituire l’equilibrio perduto tra uomo e natura. A questo scopo la collezione più recente, “Look Into Nature”, si basa sull’utilizzo dell’igusa, il giunco tradizionale giapponese, sapientemente intrecciato per realizzare mobili e rivestimenti, tra cui la nota pavimentazione tatami. Totalmente naturale, resistente e dotata di innata lucentezza, la fibra dell’igusa è il fulcro di una serie di arredi firmati dal tedesco Michael Geldmacher, filosofo di formazione, convertito al design, che con il suo studio Neuland Industriedesign ha raccolto negli anni importanti successi nella progettazione di arredi. Geldmacher ha adottato stile e valori di Adal, firmando una serie che sposa il minimalismo nordico e l’essenzialità nipponica nella chaise- longue Sakyu, con struttura in legno o in acciaio a supporto della seduta a onda realizzata in igusa. « Ho trovato in questa collezione una grazia e una bellezza che mi hanno fatto innamorare – ha affermato il progettista – il mio sogno era di poter contribuire alla diffusione dell’igusa ed ora è divenuto realtà » .
Una presenza costante al Salone del Mobile è quella di Ritzwell, brand che si è affermato sui mercati internazionali senza smarrire il suo spirito profondamente giapponese. La riconosciuta abilità nell’utilizzo di materiali naturali e pregiati, dal cuoio al legno di noce e rovere, caratterizza la produzione, a cui la Ritzwell ha saputo conferire un tratto contemporaneo. Ne è chiara espressione la poltrona Mercury, che il designer Shinsaku Miyamoto ha caratterizzato creando uno spazio – come un respiro nella struttura – tra le gambe posteriori verticali e lo schienale leggermente inclinato. La completano i braccioli sapientemente modellati in cuoio, dalle linee affusolate e dinamiche.
Alla ricerca di un perfetto equilibrio tra artigianato e industria, l’azienda Maruni ha presentato una collezione che esprime in forme pulite lo spirito meditativo e poetico della cultura nipponica; a partire dalla direzione creativa di Naoto Fukasawa, l’azienda si è avvalsa del contributo di Jasper Morrison e Cecilie Manz, progettista danese che ha saputo interpretarne lo spirito con il progetto della sedia e del tavolo En. Ad accomunare i due pezzi, la forma del supporto – le gambe della sedia e i piedi del tavolo, costituiti da riquadri in legno di acero, che nella sedia si prolungano a sostenere lo schienale, gentilmente ricurvo. La ricerca di Manz è racchiusa nella calibrata compostezza delle forme, nella millimetrica attenzione alle curve, nella perfezione delle giunture; infine, nella scelta meditata del colore, che la designer ha individuato in quattro toni – un rosso lacca, un verde polveroso e chiaro, un bianco argilla e un nero – che si armonizzano perfettamente con qualsiasi contesto.
Raffinata anche la presenza giapponese nell’ambito dell’illuminazione, tra cui spiccano le nuove lampade di Ambientec, azienda fondata da Yoshinori Kuno a partire da una precedente esperienza nella produzione di luci professionali per la fotografia subacquea, poi trasferita nel mondo del design. Le lampade di Ambientec, oltre ad essere tecnologicamente sofisticate, portatili, ricaricabili e impermeabili, hanno forme evocative e pure, come la nuova Madco firmata dall’italiana Elisa Ossino e ispirata al concetto di lanterna: su di una leggerissima struttura metallica poggia una sfera in materiale polimerico, con una metà traslucida e l’altra opaca e colorata, da posizionare a piacere.
Sempre in ambito luce non è passato inosservato il ritorno dell’azienda Yamagiwa, al FuoriSalone dopo dodici anni, con la serie di lampade Taliesin, firmate niente di meno che da Frank Lloyd Wright: gli eredi hanno autorizzato l’azienda a riprodurle grazie alla precisione nella lavorazione del legno dei suoi artigiani. Le lampade, infatti, ripropongono in diversi modelli e dimensioni un unico schema compositivo: una colonna su cui sono innestati ripiani e scatole in legno rettangolari con i lati inferiore e superiore aperti, posizionate in modo sfalsato, quindi illuminate dalla sorgente contenuta all’interno. Una perfetta traduzione modernista del morbido effetto dei raggi del sole tra le foglie, che tanto incantava il leggendario architetto.
‘ LA NICCHIA Raffinata la presenza a Euroluce con Yoshinori Kuno e il ritorno di Yamagiwa