Il Sole 24 Ore

SERVE UNA MAGGIORANZ­A CHE ESPRIMA UN PREMIER, NON ELEGGERE UN CAPO

- di Francesco Clementi elementi puntuali. @ ClementiF

Dopo l’incontro tra le forze politiche sulle riforme costituzio­nali, e il seminario che si terrà domani al Cnel promosso dalla rivista “Federalism­i” con studiosi di diversi orientamen­ti alla presenza della Ministra Alberti Casellati e del Sottosegre­tario alla Presidenza Mantovano, si può dire che si sta provando davvero a passare al merito dei problemi. Se tutto ciò funzionerà, lo si vedrà naturalmen­te dopo le elezioni amministra­tive.

Eppure, sin da ora, alcuni punti possono essere evidenziat­i. Vediamoli.

In primo luogo, va separato il luogo del dialogo sulle riforme dalle polemiche di giornata. Così, evitando vie roboanti, si può far partire una bicamerale “semplice” come quella del 1992 che lavori da subito, magari utilmente coadiuvata da un comitato di studio composto da ex- parlamenta­ri e da studiosi identifica­ti su indicazion­e dei gruppi parlamenta­ri, mentre si approva contestual­mente un disegno di legge costituzio­nale per conferirle, quando sarà, poteri referenti per approdare alla revisione costituzio­nale.

Poi, che si prenda atto che né il presidenzi­alismo, cioè la forma propria di Stati Uniti e Brasile, né il semi- presidenzi­alismo, sia quello forte francese sia quello debole finlandese o austriaco, sono adatti al nostro Paese.

Queste forme infatti, da un lato alimentano conflittua­lità e polarizzaz­ione politica, cioè “benzina sul fuoco” in un Paese fragile e pieno di fratture sociali, dall’altro depotenzia­no – o meglio smantellan­o - il ruolo di garanzia del Presidente della Repubblica: l’unica istituzion­e che invece ha funzionato in questi anni e che deve rimanere salda, anche come “motore di riserva” in caso di crisi.

Non servono dunque i rigidi automatism­i di quei due modelli ad elezione diretta; né, del pari, l’elezione diretta del Capo del Governo, cioè “il Governator­e o il Sindaco d’Italia”.

Lì funzionano bene infatti solo perché non è prevista la garanzia dell’equilibrio dei poteri del Presidente della Repubblica. Se infatti fosse prevista a livello nazionale, quella elezione diretta inciderebb­e in modo troppo rigido ancora una volta sul Capo dello Stato, riducendo pure in modo non ragionevol­e la funzione di dialogo politico del Parlamento.

Che non ci si confonda allora: serve scegliere una maggioranz­a che esprima un premier, non eleggere a prescinder­e un Capo.

Per tramutare la leadership in premiershi­p, e rafforzare la stabilità del governo, bastano invece alcuni

Innanzitut­to l’indicazion­e preventiva del Presidente del Consiglio sulla scheda elettorale per una legittimaz­ione diretta da parte degli elettori: di modo che sia previsto, ad esito del voto, che la coalizione che esprime il vincitore veda il suo leader nominato Presidente. Poi, che questi riceva la fiducia solo su di sé, auspicabil­mente con un voto a Camere congiunte, rendendolo così libero tanto di formare il suo governo quanto di revocare i suoi ministri.

Inoltre, per evitare l’instabilit­à, serve la cosiddetta sfiducia costruttiv­a, corroborat­a pure da un altro strumento tedesco ancora più incisivo, ossia la possibilit­à che il Presidente, di fronte alla bocciatura di una questione di fiducia da lui presentata in Parlamento, possa proporre lo scioglimen­to anticipato al Capo dello Stato ( art. 68). Solo così la leadership del Premier avrà forza vera.

Avremmo un neo- parlamenta­rismo con un Presidente legittimat­o dagli elettori, arbitri dell’indirizzo politico come sottolinea­va allora Roberto Ruffilli, e un Governo più stabile, senza tuttavia aver compresso eccessivam­ente il ruolo e la funzione del Parlamento e del Capo dello Stato. Verrebbe da dire: non poco.

‘ I CORRETTIVI Indicazion­e preventiva del presidente del Consiglio sulla scheda elettorale e sfiducia costruttiv­a

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