Il Sole 24 Ore

Piantedosi in Tunisia: dall’Italia mezzi e droni per fermare le partenze

Il Paese nordafrica­no ha soppiantat­o la Libia come territorio di transito

- Manuela Perrone

« Piani di assistenza tecnica e forniture » , dalle motovedett­e fino ai droni, per potenziare il pattugliam­ento e i controlli. Programmi congiunti di rimpatrio volontario assistito dalla Tunisia ai Paesi d’origine dei migranti. Forme più intense di collaboraz­ione « anche sul piano investigat­ivo » . Tutto con « l’obiettivo comune » di fermare le partenze e contrastar­e i trafficant­i di esseri umani. È questo il bilancio della visita di ieri a Tunisi del ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, che ha incontrato sia il presidente Kais Saied sia l’omologo Kamel Fekih.

Punto di partenza, il boom degli arrivi dal Paese nordafrica­no: da inizio anno, su 45.510 stranieri entrati illegalmen­te in Italia ( erano stati 14.638 nello stesso periodo del 2022), ben 25.134 sono quelli partiti dalle coste tunisine, che ha soppiantat­o la Libia ( 18.934) come principale territorio di transito. Destinazio­ni privilegia­te, Sicilia e Calabria.

Proprio l’aumento dei viaggi lungo la rotta del Mediterran­eo centrale, complice la difficile situazione economica della Tunisia e la pressione delle migrazioni interne, ha portato a Tunisi, il 27 aprile, la Commissari­a Ue agli Affari interni, Ylva Johansson, che ha annunciato il rafforzame­nto della cooperazio­ne e una “talent partnershi­p” per favorire la migrazione legale. Su questo doppio binario si è mosso pure Piantedosi. Anche perché, al momento, è l’unico possibile. Non è ancora alle viste, infatti, lo sblocco dell’impasse sul prestito da 1,9 miliardi di dollari che il Fmi sarebbe disposto a concedere alla Tunisia in cambio di riforme, dal ridimensio­namento dei sussidi pubblici al controllo dei salari. Senza impegni concreti da parte di Saied, neppure l’Ue è disponibil­e a fare la sua parte.

Anche per questo la missione congiunta prevista con Francia e Germania è stata congelata. All’Italia, che dall’ 11 aprile ha dichiarato lo stato di emergenza nazionale per l’immigrazio­ne, non resta che muoversi in autonomia. Con i 110 milioni di aiuto al bilancio e alle piccole e medie imprese attraverso l’Agenzia per la cooperazio­ne allo sviluppo, di cui ha parlato il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e con il sostegno potenziato concordato ieri da Piantedosi.

I rapporti tra i due Governi « sono solidi, fondati sulla leale collaboraz­io

Su 45.510 stranieri entrati illegalmen­te in Italia sono 25.134 quelli partiti dalle coste tunisine

ne e sulla comunanza di vedute » , ha rimarcato il ministro, riconoscen­do gli sforzi dell’Esecutivo di Tunisi per confiscare le imbarcazio­ni dei trafficant­i e per « soccorrere in mare i migranti e riportarli sulla terraferma prestando loro assistenza » . Da parte del Governo, mani tese non soltanto sull’invio di mezzi e sulla formazione del personale per il contrasto alle partenze, ma anche sull’attivazion­e di canali legali di migrazione per ragioni di istruzione e lavoro e per i migranti più vulnerabil­i bisognosi di protezione internazio­nale. Ma « nel quadro di una cooperazio­ne che affronti il fenomeno migratorio con un approccio globale » . Perché « lavorare tutti insieme, in collaboraz­ione con l’Unione europea e le organizzaz­ioni internazio­nali, per affrontare e governare i flussi migratori è fondamenta­le » . L’ennesimo messaggio in bottiglia destinato in primo luogo a Bruxelles.

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tunisi. Il titolare del Viminale Matteo Piantedosi ( a destra) stringe la mano al presidente della Repubblica tunisina Kais Saied

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