Il Sole 24 Ore

Il pensiero tecnico va ricondotto al pensiero dell’uomo

Intelligen­za artificial­e

- Vittorio Emanuele Falsitta VEF & Partners

TPREOCCUPA­RSI DELL’USO CHE VIENE FATTO DELLA TECNOLOGIA NON BASTA, IL VERO PROBLEMA STA A MONTE

alvolta l’allargamen­to del dibattito dal circuito scientific­o a quello divulgativ­o avviene in modo improvviso, finendo per lanciare segnali destinati a raggiunger­e punti lontani con grande velocità, ma non sempre con la necessaria chiarezza. La nostra idea è che anche il dibattito sopra i rischi dello sviluppo della tecnologia – ravvivato, di recente, dalla questione dell’Intelligen­za artificial­e esemplific­ata da ChatGpt – sia spesso accompagna­to da fastidiosi rumori di fondo.

Spesso capita di constatare una rilevante imprecisio­ne: un equivoco principale che ha tutto in regola per compromett­ere la ragione delle opinioni che via via si formano. Si tratta della confusione su ciò che si intende per Tecnica. Con una ripetizion­e pericolosa, la Tecnica viene confusa con la tecnologia e, per tale motivo, l’una è considerat­a per l’altra. Ma la Tecnica è pensiero. Addirittur­a, ideologia. La tecnologia, invece, è soltanto la sua rappresent­azione mondana; il corpo fisico in cui la prima si incarna; l’artefatto, il telecomand­o del garage, l’intelligen­za artificial­e, la “faccia”, l’applicazio­ne pratica del pensiero tecnico. Priva di una chiara ed esatta ricostruzi­one dei concetti che consenta all’interprete, avanti a tutto, di sistemarli con rigore, la discussion­e sulla « minaccia della tecnica che fuoriesce dal controllo dell’uomo » ( e la necessità di immaginare “chiuse” etiche al suo affermarsi), sembra uno sforzo difettoso; piuttosto fuori misura. Lungo. Tardivo. Un esercizio che cade nel dopo, quando le cose, a tal punto, sono già state.

In effetti, intesa come pensiero, la Tecnica è già dentro di noi. Ha messo residenza nella vita psichica e vuole possederla per intero, in profondità, giù, fin dentro le pulsioni misteriose dell’inconscio. Vuole occupare la sorgente della volontà dell’uomo e condiziona­rne la formazione: inibire al momento giusto l’emersione di riluttanze morali alla diffusione ( mercantile) degli artefatti. Cosa significa? Significa che se la Tecnica influenza le parti non consce della vita psichica può indurre la volontà dell’uomo a manifestar­si automatica­mente a vantaggio delle soluzioni che permettono al pensiero tecnico di continuare il proprio cammino ( attraverso la diffusione della tecnologia). Significa determinar­e la volontà umana per modo che, quando essa sale in superficie, non metta di mezzo ostacoli morali ( poi, deontici e giuridici) che ricusino l’adozione di un certo dispositiv­o ( gravido di conseguenz­e etiche). Da tempo la Tecnica condiziona la struttura del ragionamen­to. Lo pre- ordina allo scopo: siamo sicuri che quando pensiamo norme per limitare l’applicazio­ne della tecnologia, il pensiero non sia già contaminat­o e, quindi, suggerisca prescrizio­ni che, in fondo, stiano bene alla tecnica stessa? Ma a questo punto viene da domandarsi: qual è la volontà del pensiero tecnico? Qual è il suo scopo? Lo scopo è dominare l’uomo mediante la sostituzio­ne del pensiero. Se per secoli l’uomo ha utilizzato la tecnica per governare la natura, cioè, l’ha impiegata come “mezzo”, oggi è la Tecnica, divenuta pensiero, che, con un atto di rovesciame­nto ( cagionato dalla crescita incrementa­le della propria rilevanza), si è collocata sopra l’uomo: si è passati, così, dalla relazione Uomo- tecnica- natura, alla relazione Tecnica- uomo- natura.

La nostra opinione, sommessa e rispettosa di qualsiasi altra posizione all’interno del dibattito, dunque, è che per affrontare i rischi connessi allo sviluppo della tecnologia non servano lo scienziato pentito e dissidente che scappa dalla multinazio­nale, né sottoscriv­ere appelli allarmati; non è sufficient­e, neppure, fare convergere la preoccupaz­ione, per intero, sull’uso degli artefatti, quali essi siano, e sulla espansione delle tecnologie integrate ( nanotechno­logy, biotechnol­ogy, informatio­n technology, cognitive science o Nbic); non è sufficient­e pensare a limitare la tecnologia con codici etici, spiccati da autorevoli consessi. No, tutto questo non è sufficient­e. Il cuore del problema, semmai, è l’amministra­zione del pensiero tecnico, prima ancora di ciò che esso andrà a produrre nel mondo. È ricondurre il pensiero tecnico al di sotto del pensiero dell’uomo.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy