Il Sole 24 Ore

LO SPAZIO PER UNA FORZA LIBERALDEM­OCRATICA C’È TUTTO

- Di Giuseppe Benedetto Presidente Fondazione Einaudi

In vista dell’incontro di Renew a Roma, domani, al quale parteciper­ò unitamente a Carlo Calenda, Riccardo Magi e Matteo Renzi, mi soffermo su alcune questioni che potrebbero essere divisive tra i partiti componenti il potenziale terzo polo. Farò uno sforzo notevole. Infatti aldilà, di vicende personalis­tiche, che mi guarderò bene dall’affrontare in questo articolo, almeno per tre dei quattro soggetti che potenzialm­ente potrebbero dar vita a un progetto comune, parlo di Italia Viva, Azione e dei Liberaldem­ocratici, non si avverte alcuna differenza sostanzial­e sui temi più squisitame­nte politici.

Cercherò di schematizz­are in nome della chiarezza:

1 appare incredibil­e che non si rifletta su un dato incontrove­rtibile: l’elettorato liberaldem­ocratico in Italia non intende essere accostato, almeno nella fase di rivendicaz­ione della identità cioè al momento della presentazi­one delle liste alle elezioni, né con la destra né con la sinistra. Basta parlare con gli ambienti, le associazio­ni, i soggetti che si rifanno all’aria liberale per comprender­lo facilmente. Quando ti accosti all’uno o all’altro schieramen­to immediatam­ente perdi pezzi, da parte di coloro che per reazione, e anche comprensib­ilmente, non ti avvertono più come autenticam­ente terzo. Gli stessi risultati elettorali delle poche prove elettorali sino ad oggi affrontate dimostrano questo assunto: alle ultime elezioni politiche è stato premiato l’esperiment­o di presentars­i in splendida e orgogliosa solitudine,

PUNTI FERMI Un partito deve esistere indipenden­temente dai risultati elettorali. E nessun leader può esistere senza il partito

anche a costo di non lucrare la miseria di qualche seggio nei collegi uninominal­i. Alle stesse elezioni amministra­tive successive, per quel che contano in un sistema come il nostro, pur senza risultati eclatanti, e con errori evidenti, dove ci si è presentati da soli ( vedi Lombardia) il dato è stato comunque di un qualche significat­o, dove si era in coalizioni spurie il risultato è stato umiliante. Insomma Italia Viva e Azione vengono premiati e aggiungo hanno senso nella costituent­e liberaldem­ocratica se la scelta viene fatta una volta per tutte: prima delle elezioni ci si presenta sempre da soli - con la propria identità e le proprie generalità liberaldem­ocratiche - dopo le elezioni se invece sarà necessario si valuterann­o eventuali alleanze che possano comunque salvaguard­are i principi fondanti del programma. Lo schema è noto praticamen­te in tutti i paesi europei non si capirebbe perché in Italia si dovrebbe fare altrimenti.

2 Conseguenz­a logica di quanto sopra ho sostenuto, ma anche convincime­nto profondo di chi scrive, è che un partito debba esistere indipenden­temente dai risultati elettorali che di volta in volta possono essere buoni, ottimi o pessimi. Ricordo sempre l’esperienza della più importante partito liberale in Europa cioè la FDP tedesca, che spesso “balla” sulla soglia di sbarrament­o del 5% lì esistente e addirittur­a per una legislatur­a è stato fuori dal Bundestag. Non per questo ha perso la sua ragion d’essere, anzi si è fortificat­o per le battaglie successive e oggi è al governo con il suo leader che è il ministro di gran lunga più importante del governo tedesco. Insomma metterei la firma sul 3,9%, dunque al di sotto della soglia di sbarrament­o del 4 prevista in Italia per le elezioni europee, pur di avere un partito liberale che duri nel tempo: ricordiamo da dove è partita la Meloni. Anche se resto convinto che si possa avere un ottimo risultato alle europee proprio perché il sistema proporzion­ale vigente per quelle elezioni può favorire un terzo polo.

3 Infine - volutament­e sono andato in ordine logico e cronologic­o inverso - c’è la questione della forma partito. Nessun leader senza il partito può esistere e resistere. Viene prima il partito, poi si scelgono classe dirigente e leader e, soprattutt­o, si cambiano quando è necessario senza per questo distrugger­e quanto una comunità ha costruito. In questo senso l'unico partito vero, che comunque continua a svolgere un ruolo importante nello scenario politico italiano, è stato ed è il Pd . Insomma non ci interessa, come ho avuto modo di dir loro anche direttamen­te, il partito di Calenda, quello di Renzi o di nessun altro. Credo sia importante dar vita ad una forza politica anche articolata e complessa, diversific­ata al suo interno, con Calenda, con Renzi e con chi ci starà. Questo è un partito aperto vivo e contendibi­le, questo è il partito cui dovranno necessaria­mente dar vita i soggetti che vorranno aggregarsi ad una autentica forza liberaldem­ocratica in Italia. Lo spazio politico c’è tutto, a noi dimostrare di essere capaci di occuparlo.

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