LO SPAZIO PER UNA FORZA LIBERALDEMOCRATICA C’È TUTTO
In vista dell’incontro di Renew a Roma, domani, al quale parteciperò unitamente a Carlo Calenda, Riccardo Magi e Matteo Renzi, mi soffermo su alcune questioni che potrebbero essere divisive tra i partiti componenti il potenziale terzo polo. Farò uno sforzo notevole. Infatti aldilà, di vicende personalistiche, che mi guarderò bene dall’affrontare in questo articolo, almeno per tre dei quattro soggetti che potenzialmente potrebbero dar vita a un progetto comune, parlo di Italia Viva, Azione e dei Liberaldemocratici, non si avverte alcuna differenza sostanziale sui temi più squisitamente politici.
Cercherò di schematizzare in nome della chiarezza:
1 appare incredibile che non si rifletta su un dato incontrovertibile: l’elettorato liberaldemocratico in Italia non intende essere accostato, almeno nella fase di rivendicazione della identità cioè al momento della presentazione delle liste alle elezioni, né con la destra né con la sinistra. Basta parlare con gli ambienti, le associazioni, i soggetti che si rifanno all’aria liberale per comprenderlo facilmente. Quando ti accosti all’uno o all’altro schieramento immediatamente perdi pezzi, da parte di coloro che per reazione, e anche comprensibilmente, non ti avvertono più come autenticamente terzo. Gli stessi risultati elettorali delle poche prove elettorali sino ad oggi affrontate dimostrano questo assunto: alle ultime elezioni politiche è stato premiato l’esperimento di presentarsi in splendida e orgogliosa solitudine,
PUNTI FERMI Un partito deve esistere indipendentemente dai risultati elettorali. E nessun leader può esistere senza il partito
anche a costo di non lucrare la miseria di qualche seggio nei collegi uninominali. Alle stesse elezioni amministrative successive, per quel che contano in un sistema come il nostro, pur senza risultati eclatanti, e con errori evidenti, dove ci si è presentati da soli ( vedi Lombardia) il dato è stato comunque di un qualche significato, dove si era in coalizioni spurie il risultato è stato umiliante. Insomma Italia Viva e Azione vengono premiati e aggiungo hanno senso nella costituente liberaldemocratica se la scelta viene fatta una volta per tutte: prima delle elezioni ci si presenta sempre da soli - con la propria identità e le proprie generalità liberaldemocratiche - dopo le elezioni se invece sarà necessario si valuteranno eventuali alleanze che possano comunque salvaguardare i principi fondanti del programma. Lo schema è noto praticamente in tutti i paesi europei non si capirebbe perché in Italia si dovrebbe fare altrimenti.
2 Conseguenza logica di quanto sopra ho sostenuto, ma anche convincimento profondo di chi scrive, è che un partito debba esistere indipendentemente dai risultati elettorali che di volta in volta possono essere buoni, ottimi o pessimi. Ricordo sempre l’esperienza della più importante partito liberale in Europa cioè la FDP tedesca, che spesso “balla” sulla soglia di sbarramento del 5% lì esistente e addirittura per una legislatura è stato fuori dal Bundestag. Non per questo ha perso la sua ragion d’essere, anzi si è fortificato per le battaglie successive e oggi è al governo con il suo leader che è il ministro di gran lunga più importante del governo tedesco. Insomma metterei la firma sul 3,9%, dunque al di sotto della soglia di sbarramento del 4 prevista in Italia per le elezioni europee, pur di avere un partito liberale che duri nel tempo: ricordiamo da dove è partita la Meloni. Anche se resto convinto che si possa avere un ottimo risultato alle europee proprio perché il sistema proporzionale vigente per quelle elezioni può favorire un terzo polo.
3 Infine - volutamente sono andato in ordine logico e cronologico inverso - c’è la questione della forma partito. Nessun leader senza il partito può esistere e resistere. Viene prima il partito, poi si scelgono classe dirigente e leader e, soprattutto, si cambiano quando è necessario senza per questo distruggere quanto una comunità ha costruito. In questo senso l'unico partito vero, che comunque continua a svolgere un ruolo importante nello scenario politico italiano, è stato ed è il Pd . Insomma non ci interessa, come ho avuto modo di dir loro anche direttamente, il partito di Calenda, quello di Renzi o di nessun altro. Credo sia importante dar vita ad una forza politica anche articolata e complessa, diversificata al suo interno, con Calenda, con Renzi e con chi ci starà. Questo è un partito aperto vivo e contendibile, questo è il partito cui dovranno necessariamente dar vita i soggetti che vorranno aggregarsi ad una autentica forza liberaldemocratica in Italia. Lo spazio politico c’è tutto, a noi dimostrare di essere capaci di occuparlo.