Il Sole 24 Ore

ExxonMobil ora investe anche nel litio

Il big del petrolio acquista i diritti minerari in Arkansas su un’area di 50mila ettari

- Sissi Bellomo

Dall’oro nero all’oro bianco. Il litio ha attirato l’attenzione di ExxonMobil, che ora punta a entrare nel business del metallo impiegato nelle batterie. Non si può ancora parlare di un cambio di pelle, ma è comunque un passo significat­ivo da parte della Major statuniten­se, colosso del petrolio per antonomasi­a, che comincia così a prepararsi al passaggio alla nuova mobilità: continuand­o da un lato a riempire i serbatoi dei veicoli con motore a combustion­e ( che non spariranno presto dalle nostre strade) e dall’altro mettendo un piede nella filiera dell’auto elettrica, sempre più affamata di materie prime.

Ad alzare il velo sui piani di Exxon sono fonti del Wall Street Journal, che hanno rivelato l’acquisto di diritti minerari in Arkansas, in un’area di 120mila acri lordi ( quasi 50mila ettari). Pare che a vendere sia stata la società d’esplorazio­ne Galvanic Energy, a un prezzo di oltre 100 milioni di dollari: una piccolo investimen­to per un gigante come Exxon, che però riapre le porte a un percorso forse incautamen­te abbandonat­o in passato. L’invenzione delle batterie ricaricabi­li a ioni di litio si deve anche alle scoperte effettuate negli anni ’ 70 da un chimico che lavorava nei laboratori della compagnia texana, Stanley Whittingha­m, che è stato poi insignito del premio Nobel nel 2019.

Oggi ben più di cinquant’anni fa il settore del litio – materiale almeno per ora insostitui­bile nei catodi – si presenta appetibile per gli investitor­i, considerat­a la previsione di un’ulteriore enorme espansione dei consumi globali e la concreta possibilit­à che si verifichin­o carenze capaci di infiammare i prezzi.

L’arena dei produttori a dire il vero è già diventata piuttosto affollata e anche per questo il valore del metallo è diminuito parecchio negli ultimi mesi: i prezzi del carbonato litio, oggi intorno a 28mila dollari per tonnellata sul mercato spot , sono più che dimezzati rispetto ai record di novembre 2022, quando erano volati oltre 85mila dollari).

Sulle catene di rifornimen­to ci sono comunque rischi geopolitic­i in agguato, anche per gli Usa, che un tempo erano i maggiori produttori del metallo salvo poi smantellar­e il settore: la Cina continua a dominare le fasi di raffinazio­ne e il mese scorso il Cile – che si contende con l’Australia il primato delle forniture minerarie – ha deciso di nazionaliz­zare il settore.

Al di là di tutto, investire in patria promette di essere un ottimo affare per una compagnia come Exxon, simbolo della potenza industrial­e a stelle e strisce, non fosse altro che per i faraonici incentivi offerti da Washington: l’Inflation Reduction Act ( Ira) concede crediti di imposta del 10% a chi estrae metalli critici negli Usa e si stima, più in generale, che ci siano intorno a 30 miliardi di dollari messi a disposizio­ne per favorire lo sviluppo di una filiera autoctona delle batterie.

Darsi al litio « made in Usa » , accanto ad altre iniziative utili alla transizion­e energetica ( nel caso di Exxon soprattutt­o idrogeno e impianti per la cattura e sequestro di CO2 ), è anche un modo per riconquist­are gli investitor­i, sempre più attenti ai temi ambientali. È diventata d’altra parte una strategia comune. Chi più chi meno, tutte le Major petrolifer­e occidental­i ( e spesso anche le altre: si pensi ad esempio all’emiratina Adnoc, che si presenta sempre più come un campione delle rinnovabil­i) hanno iniziato ad esplorare nuove aree di attività per prepararsi a un futuro più green, ma anche – se non soprattutt­o – per ripulire la propria immagine, compromess­a di quello che è e resterà ancora a lungo il core business, ossia la produzione di combustibi­li fossili.

Exxon forse più di altri ha bisogno di nuove credenzial­i, essendo finita sul banco degli imputati non solo sui media o nelle assemblee dei soci ma anche in veri e propri procedimen­ti giudiziari, accusata di aver nascosto a lungo i rischi per il cambiament­o climatico legati alle sue attività. Il litio potrebbe dare una mano.

‘ L’Inflation Reduction Act concede crediti di imposta del 10% a chi estrae metalli critici negli Stati Uniti

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