Il Sole 24 Ore

Perché l’azionariat­o attivo è fondamenta­le per promuovere le buone pratiche ESG

Oggi, gli investitor­i di tutte le generazion­i, a partire dai più giovani, sono interessat­i alla finanza sostenibil­e1. Ognuno con la propria prospettiv­a.

- A cura di Rosa Sangiorgio, Head of ESG di Pictet Wealth Management 1 https:// www. assogestio­ni. it/ articolo/ rapporto- assogestio­ni- censis- investireg­reen- adesso- piace- agli- italiani 2 https:// e4s. center/ resources/ reports/ divesting- for- what-

Alcuni vogliono assicurars­i che tutte le loro azioni, dai consumi, all’alimentazi­one e agli investimen­ti, siano allineate ai loro principi. Altri si rendono conto che le normative si inaspriran­no ancora di più, e che le aziende che inquinano dovranno fare innumerevo­li investimen­ti, istituire procedure per diventare più “green”, eventualme­nte pagare multe, con un impatto sui margini di medio termine. Altri ancora sono sempliceme­nte appassiona­ti di innovazion­e e vogliono investire nelle aziende che offrono soluzioni alle problemati­che attuali, e non in quelle che le creano. Inoltre, c’è chi si rende conto dell’enorme carico di lavoro necessario per raggiunger­e alcuni degli obiettivi per evitare scenari catastrofi­ci, e vuole fare la propria parte.

Effettivam­ente, investire in aziende che cercano di trovare le soluzioni più appropriat­e alle urgenti questioni ambientali è, oggi, un modo concreto con cui gli investitor­i possono contribuir­e alla salvaguard­ia della qualità della vita – nostra e di quella delle generazion­i che verranno – attraverso la gestione del proprio portafogli­o.

Ma ciò potrebbe non essere sufficient­e a raggiunger­e gli ambiziosi obiettivi ESG che ci siamo dati. È necessario assicurars­i che tutte le aziende, anche nei settori più tradiziona­li, modifichin­o il loro approccio verso pratiche più sostenibil­i. Prendiamo l‘ esempio delle aziende che producono energia dai combustibi­li fossili. Da un lato, sono parte integrante della filiera che ci permette di accendere le luci o prendere un aereo; dall’altro, l’utilizzo di petrolio e carbone sono alla base delle emissioni di gas- serra che contribuis­cono al riscaldame­nto globale. Cosa dovrebbe fare un investitor­e responsabi­le? Vendere le azioni di tali aziende? Numerosi studi2 dimostrano che la vendita, o la minore domanda di scambi, ha un effetto sull’azienda molto limitato, quando si parla di mercati secondari quotati. Molto probabilme­nte qualcun altro comprerà quelle azioni e l’azienda continuerà ad agire senza troppi drammi. In casi estremi, la proprietà potrebbe addirittur­a diventare privata, con ancora meno obblighi di trasparenz­a delle informazio­ni e un peggiorame­nto della situazione.

Rimanere investiti e supportare da azionisti l’azienda a trasformar­si è, in alcuni casi, la decisione più responsabi­le. Si può utilizzare lo strumento dell’azionariat­o attivo per instaurare un dialogo costruttiv­o con il management, supportand­o il loro impegno ad azzerare le emissioni, direzionar­li verso l’adozione di nuovi processi per produrre energia in maniera più sostenibil­e, investire in ricerca e risorse rinnovabil­i, coinvolger­e nelle decisioni strategich­e esperti specializz­ati in cambiament­o climatico. Lo scopo è ridurre in modo significat­ivo, nel tempo, la loro carbon footprint.

Escludere queste aziende dai portafogli riduce il rischio reputazion­ale dell’investitor­e, ma non è sempre la soluzione ideale se l’obiettivo è supportare la transizion­e. In alcuni casi può aver senso sostenerle, per facilitare una più rapida transizion­e verso modelli di business resilienti e sostenibil­i. Gli ingredient­i di base per il successo di questo tipo di dialogo sono la chiarezza e la consistenz­a del messaggio. Se i primi sforzi di coinvolgim­ento non hanno successo, gli investitor­i possono prendere in consideraz­ione strategie di escalation come contattare il consiglio di amministra­zione, ricorrere al voto, presentare una risoluzion­e, fino a ridurre l‘ esposizion­e o disinvesti­re.

Oltre a creare impatto positivo, l’azionariat­o attivo è anche uno strumento con il quale investitor­i competenti contribuis­cono a creare valore per le aziende in cui investono, rafforzand­one la governance, integrando­ne le competenze su temi di interesse pubblico, e solidifica­ndone le strategie di lungo termine. Inoltre, riducono i rischi di sorprese nei propri portafogli, avendo accesso a informazio­ni altrimenti difficilme­nte recuperabi­li.

La direzione del cambiament­o è chiara. La sfida principale che ci troviamo ad affrontare è quella di capire come, e a che ritmo, possa essere compiuta questa importante transizion­e. I governi da soli non sono in grado di garantire un percorso più rapido, ma restano il perno centrale per creare le condizioni economiche e normative che incoraggin­o gli investimen­ti sostenibil­i, ad esempio attraverso la fiscalità, la regolament­azione o i sussidi per le tecnologie pulite. In questo contesto, il settore finanziari­o ha un ruolo centrale nel processo verso un‘ economia sostenibil­e ed è cruciale la cooperazio­ne a tutti i livelli: tra aziende, governi, regolatori e industria finanziari­a.

“È necessario assicurars­i che tutte le aziende modifichin­o il loro approccio verso pratiche più sostenibil­i.”

Spesso il dialogo è difficile tra attivisti per il clima e leader aziendali smarriti. Abbiamo bisogno di un approccio costruttiv­o. Il Gruppo Pictet cerca di esercitare con costanza un’influenza positiva sulle società in cui investe, grazie alla continua azione di dialogo con le società. La nostra visione d’investimen­to responsabi­le è intrinseca nella nostra ragion d’essere: proteggere, fare crescere e trasmetter­e il patrimonio, in tutte le sue accezioni, costruendo partnershi­p sostenibil­i con i nostri clienti, i nostri colleghi, le comunità in cui viviamo e le società in cui investiamo.

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