Antitrust e incentivi, Cdp e Macquarie al lavoro sull’offerta per la rete Tim
I partner pronti a cedere asset nelle aree di pregio e a rinunciare ai bonus pubblici Ieri il consiglio straordinario di Cdp per inviare le risposte a Tim relative alla Netco
Vendita delle aree in sovrapposizione e rinuncia a insistere sugli incentivi che potrebbero essere messi in campo dal governo in termini di voucher.
Passerebbe da queste due condizioni la scommessa che lato Macquarie e Cdp si vuole fare per poter tentare nuovamente l’assalto a Netco. A quanto risulta alSole al Sole 24 Ore la cordata sarebbe al lavoro con l’idea di spingere su questo fronte per contrastare l’offerta di Kkr e sperare in una risposta positiva alla propria offerta da parte di Tim dopo il 9 giugno.
Il fondo australiano su questo fronte avrebbe dato luce verde con l’idea, attraverso queste due “risposte”, di vincere le problematiche antitrust – dando in questo modo una certezza a Tim su questa condizione – e di eliminare un vincolo nella proposta, quello degli incentivi, rendendo ancora più fluido il meccanismo.
L’offerta che sarebbe in preparazione da parte del consorzio CdpMacquarie avrebbe come risultato finale una società Netco con Cdp in maggioranza e con Open Fiber all’interno ma privata di quelle aree in sovrapposizione sulle quali sarebbe stato registrato l’interesse da parte di altri soggetti, in primo luogo fondi come Ardian o anche F2i, insieme ad altri.
Questo è lo schema al quale si starebbe lavorando all’interno della cordata Cdp- Macquarie con il fondo australiano determinato ad andare avanti nella partita, a dispetto dei rumors degli ultimi giorni e anche a fronte delle indiscrezioni che vorrebbero un Mef guardare con favore un’unione degli sforzi di Kkr e Cdp, magari con l’ingresso in partita di F2i.
Certo, proprio tutte queste condizioni rendono lo scenario molto fluido. E di tempo ce n’è ancora fino al 9 giugno quando scadrà il termine per le nuove offerte richieste dal Cda Tim. Altra certezza però è che la partecipazione comune di Cdp e Macquarie in Open Fiber ( 60% la Cassa e 40% il fondo australiano) ha come portato tutta una serie di clausole che farebbero pensare a un eventuale divorzio solo in termini burrascosi. Cosa, questa, che comunque non sembrerebbe alle viste.
Nella proposta in preparazione, invece, non ci sarebbe un miglioramento di parte economica ( o comunque non significativo), confidando dall’altra parte nelle migliorie legate appunto a questi due aspetti: la risoluzione a priori delle problematiche antitrust – necessaria andando il piano verso l’unione dei due competitors sulla fibra, vale a dire Fibercop di Tim e Open Fiber – e il non porre condizioni al Governo di favore regolatorio e di tariffe per la futura Netco.
Ieri si è intanto tenuto un Cda straordinario di Cdp, necessario per rispondere nei termini previsti alle richieste di Tim. Da qui poi si dovrebbe arrivare nei prossimi giorni,
entro il 9 giugno, alla presentazione della nuova offerta.
Nel frattempo ieri si è svolto il Comitato nomine di Tim sulla candidatura per il nuovo amministratore che dovrebbe entrare in consiglio dopo la proposta del primo socio Vivendi di inserire Luciano Carta, già presidente di Leonardo, nel board. Iter avviato quindi, con Vivendi che però è intenzionata a tagliare i tempi con il passaggio immediato in Cda. Tre consiglieri hanno chiesto venerdì al presidente Tim Salvatore Rossi di convocare un Cda. E tutto fa pensare che sarebbero intenzionati a far valere questa richiesta per arrivare a una nomina di Carta prima del prossimo Cda al momento previsto per il 22 giugno. Intanto ieri ha parlato anche l’ad Pietro Labriola: « Auspico un dialogo tra tutti quanti gli azionisti perché è nell’interesse di tutti ridare a Tim le opportunità strategiche e industriali che merita »