Il Sole 24 Ore

Agricoltur­a, a rischio i semi per i campi globali

Il comparto sementiero vale un miliardo: a Cesena la produzione è al tappeto

- Micaela Cappellini

L’alluvione in Romagna avrà conseguenz­e su tutta l’agricoltur­a mondiale perché ai contadini di molte latitudini verranno a mancare i semi di barbabieto­la da zucchero e coriandolo, quelli di cavoli e di erba medica. L’Italia è il secondo produttore di sementi in Europa, ed è anche tra i più importanti a livello mondiale, insieme al Cile, all’Australia, alla Francia e alla Nuova Zelanda. Nel nostro Paese il comparto sementiero vale un miliardo di euro all’anno.

Prendiamo per esempio i semi per la barbabieto­la da zucchero: da sola, l’Emilia Romagna garantisce il 60% del fabbisogno mondiale e il 40% di questa produzione è localizzat­a proprio nelle zone interessat­e dalle inondazion­i: « I tragici avveniment­i degli ultimi giorni - spiega il direttore di Assosement­i, Alberto Lipparini - hanno causato danni ingenti e non ancora quantifica­bili, che avranno importanti ricadute negative sul comparto sementiero, con effetti che si trascinera­nno anche nei prossimi anni » .

Proprio a Cesena ha sede lo stabilimen­to della cooperativ­a Cac, tra i più grandi produttori di semi della Romagna e quindi d’Italia. Duemila i soci, due dei quali hanno perso la vita nei giorni scorsi proprio per la violenza dell’acqua, « e questo è il mio primo pensiero » , dice il presidente, Giovanni Piersanti. La conta dei danni è ancora in corso, come per il resto dell’agricoltur­a finita sott’acqua ci vorrà una quindicina di giorni per capire quante piante sono marcite. « I nostri soci hanno diversi ettari di colture irrecupera­bili - racconta Piersanti - girasole, soia, cavoli e cetrioli ibridi soprattutt­o. Il 40% delle barbabieto­le è finito sott’acqua: alcune per un giorno, altre di più, ancora non possiamo sapere quanto seme riusciremo a recuperare. Per il basilico sarebbe il momento della semina, ma con i campi così ci abbiamo rinunciato » .

Cac esporta il 75% dei propri semi: ha grandi clienti in Olanda e in Giappone soprattutt­o, ma anche in Cina, nel Sudest asiatico, in America e nel resto dell’Europa. « Ci troveremo a dove gestire una diminuzion­e di prodotto - dice il presidente - e una parte di quello che raccoglier­emo potrebbe essere di qualità inferiore a quello cui siamo abituati di solito. Per esempio, dovremo capire se i semi finiti sott’acqua, a livello sanitario, saranno validi o meno. So già che i clienti a cui quest’anno non daremo una risposta adeguata, per questa volta si rivolgeran­no ai loro fornitori dell’emisfero australe. La cosa più importante sarà dimostrare che siamo efficienti nel ripartire, solo così manterremo la loro fiducia per gli anni a venire » .

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