Gas al bivio: a 30 euro c’è il rischio ripresa dei consumi e calo dell’offerta
Prezzi ai minimi da due anni al Ttf e di nuovo competitivi con il carbone per l’elettricità Il Gnl meno caro tenta gli importatori asiatici, che potrebbero sottrarci carichi
I prezzi del gas sembrano arrivati a un bivio, segnato dalla soglia dei 30 euro per Megawattora: un livello tecnico e simbolico importante, che per alcuni osservatori annuncia il ritorno alla normalità. Prima del 2021 – vero inizio della crisi energetica, con forniture russe già in calo e un forte allarme sugli stoccaggi europei – non c’erano mai state punte superiori a 30 euro al Ttf. Poi per quasi due anni non si è più scesi al di sotto. Fino a quando, venerdì scorso, è caduta anche questa barriera, al culmine di una serie record di ribassi: sette settimane consecutive, un filotto che non si era visto nemmeno nel periodo del Covid.
Ora il mercato sembra in fase di stabilizzazione, con oscillazioni anche ampie nelle prime due sedute di questa settimana, che però hanno sempre riportato le quotazioni intorno alla fatidica soglia dei 30 €/ MWh. Come sempre il bicchiere può essere considerato mezzo pieno o mezzo vuoto: il gas oggi è oltre dieci volte più economico rispetto ai prezzi folli raggiunti nell’estate 2022 al picco della crisi, ma è tuttora due o tre volte più caro rispetto ai valori che erano la norma fino a pochi anni fa in questa stagione “di mezzo”, con termosifoni e aria condizionata entrambi spenti.
Prevedere che cosa accadrà d’ora in avanti non è facile. A incoraggiare la tendenza al ribasso c’è una disponibilità di gas ancora ampia rispetto alla domanda europea, che rimane debole. I prezzi tuttavia sono ormai scesi abbastanza da innescare potenzialmente qualche reazione. Con il gas intorno a 25 euro/ MWh secondo Goldman Sachs i consumi potrebbero risalire di 9- 12 milioni di metri cubi al giorno, perché il combustibile tornerebbe ad insidiare il carbone nelle centrali elettriche. « Questo processo di sostituzione – osserva la banca – può funzionare come un “floor” temporaneo per i prezzi, finché la domanda industriale e le importazioni asiatiche di Gnl non cominceranno a migliorare in modo più visibile, cosa che alla fine a nostro avviso farà salire i prezzi del gas sul finire dell’estate » .
Altri osservatori in realtà nutrono dubbi su una pronta e vigorosa ripresa dei consumi industriali: il costo dell’energia rimane molto elevato rispetto ai livelli pre crisi e alle imprese, soprattutto in alcuni settori, potrebbero servire ulteriori ribassi per abbandonare le cautele e accelerare la produzione. Una parte degli impianti energivori fermati dalle bollette record potrebbe anche non riaprire mai più: il colosso chimico tedesco Basf ad esempio ha già anticipato di voler delocalizzare parte della produzione lontano dal Vecchio continente.
Quanto alla disponibilità di gas in Europa, bisogna vedere che cosa accadrà sul mercato del Gnl. La discesa dei prezzi sta infatti interessando ogni regione nel mondo, anche l’Asia, dove il prezzo spot del gas liquefatto è sceso ai minimi da due anni, portandosi la settimana scorsa a livelli simili a quelli del Ttf, sotto 10 dollari per mmBtu ( ad agosto 2022 sulla scia dei folli rincari europei aveva raggiunto il record storico di 70,50 $/ mmBtu). Per ora non si osserva un assalto alle forniture, che sarebbe pericoloso, perché potrebbe sottrarci carichi di combustibile preziosi per sostituire il gas russo perduto. La Cina si è comunque riaffacciata sul mercato spot e se le sue importazioni restano moderate ( 5- 5,5 milioni di tonnellate al mese nel 2023), si vedrà solo più avanti l’effetto dei prezzi attuali sugli ordini. Il Gnl potrebbe inoltre essere tornato appetibile anche per altri Paesi asiatici, alcuni dei quali ( come il Pakistan) avevano dovuto tagliare gli acquisti a causa dei prezzi folli oltre a vedersi sottrarre carichi dagli stessi fornitori, disposti a pagare penali pur di vendere a peso d’oro in Europa.