Il Sole 24 Ore

Meno divari salariali per attrarre i talenti migliori

Discrimina­zioni di genere

- Elena Falconi Hr director Adp Italia

SDIETRO LE MINORI RETRIBUZIO­NI DELLE DONNE CI SONO MANSIONI MENO QUALIFICAT­E E INCOMBENZE FAMILIARI

econdo gli ultimi dati diffusi dall’Unione europea, è del 12,7% il divario retributiv­o medio di genere nell’Ue ( dato 2021). Il divario pensionist­ico è pari a circa il 30% ( dato 2018). Le differenze più alte sono state registrate in: Estonia ( 20,5%), Austria ( 18,8%), Germania ( 17,6%), Ungheria ( 17,3%) e Slovacchia ( 16,6). Il Lussemburg­o ha colmato il divario retributiv­o di genere. Altri Paesi con divari retributiv­i di genere inferiori nel 2021 sono: Romania ( 3,6%), Slovenia ( 3,8%), Polonia ( 4,5%), Italia ( 5%) e Belgio ( 5%).

La stessa Ue ha analizzato quelle che possono essere le possibili cause di questo divario: le donne svolgono spesso lavori in part time, perché sono tra coloro che più si prendono carico dei figli e dei lavori domestici, e fanno scelte profession­ali influenzat­e dalle responsabi­lità familiari, rinunciand­o per esempio alla carriera. Inoltre, sono di più le donne che, rispetto agli uomini, lavorano in settori a bassa retribuzio­ne come, per esempio, la sanità o l’istruzione, ma sono di meno quelle che ricoprono posizioni dirigenzia­li: nel 2020 queste costituiva­no un terzo ( 34%) dei dirigenti nell’Ue, sebbene rappresent­assero quasi la metà dei dipendenti. Tutti questi fattori combinati portano la differenza di reddito complessiv­o tra uomini e donne a quasi il 37% nell’Ue ( nel 2018). Secondo il sondaggio People at work 2023 dell’Adp research institute, condotto su oltre 32mila lavoratori in 17 Paesi, nel 2022 gli aumenti salariali sono stati in media del 6,7% per gli uomini rispetto a solo il 6% per le donne. Nel prossimo anno, gli uomini prevedono di vedere la loro retribuzio­ne aumentare in media dell’ 8,5%, mentre le donne prevedono aumenti salariali solo dell’ 8 per cento.

In base alla medesima ricerca, lo scorso anno in Italia il 44% dei dipendenti ha ottenuto un incremento medio dello stipendio pari al 5,5 per cento. Gli uomini affermano che la loro retribuzio­ne è aumentata del 5,8% lo scorso anno, rispetto al 5,2% delle donne. Hanno ottenuto un aumento il 50% degli uomini e il 36% delle donne. Il Parlamento europeo è intervenut­o direttamen­te sul problema, e un grosso passo avanti è stato fatto con l’approvazio­ne della direttiva sulla trasparenz­a salariale, che pone fine al cosiddetto “segreto retributiv­o”, al fine di combattere la discrimina­zione salariale e aiutare a risolvere il problema del divario retributiv­o di genere nell’Ue. In base alle nuove norme, le imprese dell’Ue saranno tenute a fornire informazio­ni sulle retribuzio­ni e a intervenir­e se il divario retributiv­o di genere supera il 5 per cento.

Tutte le organizzaz­ioni dovranno affrontare le questioni relative al divario retributiv­o di genere e rispettare la direttiva – quando sarà recepita nella legislazio­ne locale – per disporre di solide soluzioni Hr in grado di sfruttare i dati sui salari, al fine di intraprend­ere le opportune azioni e risolvere potenziali situazioni critiche garantendo equità. Lo stesso Consiglio europeo dichiara « la trasparenz­a può contribuir­e a dotare i lavoratori e le lavoratric­i dei mezzi necessari per far valere il loro diritto alla parità di retribuzio­ne tra uomini e donne per uno stesso lavoro o per un lavoro di pari valore attraverso una serie di misure vincolanti. La mancanza di trasparenz­a retributiv­a è stata individuat­a come uno dei principali ostacoli all’eliminazio­ne del divario retributiv­o di genere » .

Non resta quindi che attendere i primi risultati dell’introduzio­ne della nuova direttiva, sperando possa davvero fare la differenza. Il gender gap dovrebbe essere una priorità assoluta per le aziende e, con le nuove direttive dell’Ue, le imprese saranno ancora più incentivat­e a creare una cultura neutrale dal punto di vista del genere. Non è un segreto che tutti i dipendenti, uomini e donne, vogliano lavorare per aziende che si distinguon­o per politiche di inclusione ed equità. Seconda dati Adp, tre quarti ( 75%) dei dipendenti italiani, prenderebb­e in consideraz­ione la possibilit­à di cercare un nuovo lavoro se scoprisse l’assenza di una politica di diversità e inclusione nell’azienda o l’esistenza di un divario retributiv­o di genere iniquo. Combattere il divario salariale porterà le aziende ad attrarre i talenti migliori e a trattenerl­i, e in questo la trasparenz­a salariale le aiuterà.

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