Tributi, decisivi controlli e fiducia nelle istituzioni
Ma è sempre necessario rifondare il rapporto tra pubblico e privato
Se è vero che il comportamento fiscale del cittadino è molto diverso tra chi ha subito almeno una volta un controllo e chi invece ha l’aspettativa che a lui non arrivino mai, e che l’adesione fiscale aumenta anche molto quando c‘ è fiducia nelle istituzioni, l’agenda del buon regolatore/ amministratore/ governante avrebbe già almeno due solide fondamenta per il futuro di sé e del Paese.
Il fatto è che la psicologia comportamentale dice proprio questo, come emerso nel panel su evasione fiscale, corruzione ed efficienza della pubblica amministrazione andato in scena al Castello del Buonconsiglio con i contributi di Carlo Cottarelli, Giuseppe Busia ( presidente Anac), Federico D’Andrea ( presidente Odv Banco Bpm) e dei professori Luigi Mittone ( Economia) ed Erich Kirchler ( Università di Vienna). Quest’ultimo, dopo aver analizzato i comportamenti del contribuente “tracciato” e di quello “indisturbato”, ha rimarcato il valore educativo della sanzione - su cui peraltro penalisti e sociologi hanno prodotto secoli di letteratura scientifica - che fa da “spirito guida” per chi ne ha già sperimentato l’asprezza.
Un approccio alla fiscalità che ha incrociato in molti passaggi l’intervento del senatore Cottarelli, che ha sottolineato tra l’altro gli effetti della pressione esterna ( ambientale e sociale) nell’adempimento del tributo, « cosa che andrebbe imparata e assimilata sin da giovani » anche se poi governare il “consenso fiscale” è « cosa complessa, tutt’altro che meccanicistica » . E in quest’ottica l’ex commissario alla spending review non condivide l’approccio dialogante tra fisco e contribuente presente nella delega fiscale, soprattutto per la scelta di puntare sull’adempimento collaborativo ( cooperative compliance) che, di fatto, « è una resa agli evasori e che verrà utilizzata semmai anche da chi già paga, ma per pagare meno » .
Chi, invece, punta su una « netta rifondazione del patto sociale tra pubblico e privato » è Federico D’Andrea, che ha auspicato che « il pubblico non si arrocchi nella devianza di “potere sul pubblico” ma al contrario ispiri e sappia ispirare fiducia » , evocando - in tempi di appiattimento presentista - il « ritorno alle regole tre d’oro del diritto romano: honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere » . Ma per fare questo servirebbe « una maggior contaminazione dei saperi e una più ampia diffusione dei principi della Carta costituzionale » . E comunque la cartina di tornasole dell’auspicata rifondazione del patto sociale è sempre lì, sul terreno fiscale: « La dichiarazione dei redditi è il momento della verità » .