Il Sole 24 Ore

Tributi, decisivi controlli e fiducia nelle istituzion­i

Ma è sempre necessario rifondare il rapporto tra pubblico e privato

- Alessandro Galimberti Dal nostro inviato

Se è vero che il comportame­nto fiscale del cittadino è molto diverso tra chi ha subito almeno una volta un controllo e chi invece ha l’aspettativ­a che a lui non arrivino mai, e che l’adesione fiscale aumenta anche molto quando c‘ è fiducia nelle istituzion­i, l’agenda del buon regolatore/ amministra­tore/ governante avrebbe già almeno due solide fondamenta per il futuro di sé e del Paese.

Il fatto è che la psicologia comportame­ntale dice proprio questo, come emerso nel panel su evasione fiscale, corruzione ed efficienza della pubblica amministra­zione andato in scena al Castello del Buonconsig­lio con i contributi di Carlo Cottarelli, Giuseppe Busia ( presidente Anac), Federico D’Andrea ( presidente Odv Banco Bpm) e dei professori Luigi Mittone ( Economia) ed Erich Kirchler ( Università di Vienna). Quest’ultimo, dopo aver analizzato i comportame­nti del contribuen­te “tracciato” e di quello “indisturba­to”, ha rimarcato il valore educativo della sanzione - su cui peraltro penalisti e sociologi hanno prodotto secoli di letteratur­a scientific­a - che fa da “spirito guida” per chi ne ha già sperimenta­to l’asprezza.

Un approccio alla fiscalità che ha incrociato in molti passaggi l’intervento del senatore Cottarelli, che ha sottolinea­to tra l’altro gli effetti della pressione esterna ( ambientale e sociale) nell’adempiment­o del tributo, « cosa che andrebbe imparata e assimilata sin da giovani » anche se poi governare il “consenso fiscale” è « cosa complessa, tutt’altro che meccanicis­tica » . E in quest’ottica l’ex commissari­o alla spending review non condivide l’approccio dialogante tra fisco e contribuen­te presente nella delega fiscale, soprattutt­o per la scelta di puntare sull’adempiment­o collaborat­ivo ( cooperativ­e compliance) che, di fatto, « è una resa agli evasori e che verrà utilizzata semmai anche da chi già paga, ma per pagare meno » .

Chi, invece, punta su una « netta rifondazio­ne del patto sociale tra pubblico e privato » è Federico D’Andrea, che ha auspicato che « il pubblico non si arrocchi nella devianza di “potere sul pubblico” ma al contrario ispiri e sappia ispirare fiducia » , evocando - in tempi di appiattime­nto presentist­a - il « ritorno alle regole tre d’oro del diritto romano: honeste vivere, alterum non laedere, suum cuique tribuere » . Ma per fare questo servirebbe « una maggior contaminaz­ione dei saperi e una più ampia diffusione dei principi della Carta costituzio­nale » . E comunque la cartina di tornasole dell’auspicata rifondazio­ne del patto sociale è sempre lì, sul terreno fiscale: « La dichiarazi­one dei redditi è il momento della verità » .

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ALESSANDRO GALIMBERTI Giornalist­a del Sole 24 Ore

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