500 milioni all’Intelligenza Artificiale
Il presidente di EuropIA invita il governo a creare un consorzio strategico
« L’Europa è ai margini del più grande sviluppo tecnologico in atto. Dopo ChatGpt le aziende di Stati Uniti, Cina e India si stanno lanciando sull’intelligenza artificiale generativa, e noi dove siamo? Non vogliamo realizzarne una europea? » è la proposta fatta ieri da Marco Landi, oggi presidente Institut EuropIA e negli anni Novanta presidente e coo della Apple di Steve Jobs a Cupertino, durante il panel « Un’economia migliore grazie all’intelligenza artificiale » al festival dell’economia di Trento.
« Lancio un appello al governo italiano - ha continuato - affinché possa destinare 500 milioni di euro all’interno del Pnrr per la creazione di un consorzio di aziende italiane che lavorino allo sviluppo di iniziative strategiche nel settore dell’intelligenza artificiale » .
Il Vecchio Continente è il primo a darsi delle regole in ambito AI: « Credo che siano importanti, perché potranno essere un esempio anche in altri paesi e ci aiuteranno nell’impostare al meglio queste tecnologie con cui già oggi riusciamo a fare analisi di dettaglio sulle cellulare tumorali, oppure sullo stato di invecchiamento » sottolinea Fausto Manzana, presidente Confindustria Trento e ad di Gpi, azienda Ict in ambito sanitario.
I rappresentanti delle aziende hanno elencato alcune delle principali applicazioni dell’intelligenza artificiale all’interno della loro imprese, sottolineando il ruolo della formazione per coglierne più le opportunità che i rischi : « La nostra azienda ha deciso di investire in formazione dall’asilo nido fino alla terza media, realizzando una scuola paritaria internazionale aperta a tutti che insegna robotica e coding dalla scuola materna, in modo che i ragazzi di domani non abbiamo paura di creare qualcosacheogginonc’è » haspiegatoAnna Mareschi Danieli, membra del board del Gruppo Danieli & C.
Paolo Traverso, direttore strategia e sviluppo della fondazione Bruno Kessler, ha affermato che « oggi siamo di fronte a molti punti di svolta. Già nel 1998 la Nasa aveva scritto dell’utilizzo dell’AI nello spazio. Cosa è cambiato? Le tecniche di apprendimento sono diventate sempre più potenti fino ad applicazioni capaci di colpire anche nell’utilizzo quotidiano. Guardando al futuro, vedo due problemi che andranno risolti: oggi il pre- addestramento di questi sistemi costa almeno un milione di euro e impiega un’eccessiva quantità di energia » .
Marco Podini, presidente esecutivo Dedagroup, ha spiegato « l’importanza dello sviluppo di una solida cultura del dato: l’AI può restituire buone risposte solo se le si forniscono informazioni corrette » . E sulla formazione: « Non servono solo competenze scientifiche, ma anche umanistiche per orientare i temi etici ma anche umanistiche per orientare i temi etici che si aprono quando la società