Hilton, Marriot & Co Sui titoli del turismo batte il sole a Wall Street
I grandi gruppi alla vigilia di un’estate positiva: al rialzo le previsioni sui ricavi, prezzi superiori ai massimi pre Covid. Le crociere tengono il ritmo
L’estate del 2022, con la pandemia che dava ampi cenni di rallentamento, è stata quella della ripartenza, per le imprese del turismo. Tuttavia, le prenotazioni ( in netta crescita rispetto a un anno prima) erano rimaste ampiamente al di sotto dei livelli pre- Covid. E più che altro le scelte ricadevano su luoghi di vacanza che in realtà diventavano posti dove poter lavorare a distanza, con lo smart working un po’ ovunque. Quest’anno, invece, gli indicatori dicono che i viaggi ritornano veramente. E tornano nelle modalità che conoscevamo prima della pandemia, con gli alberghi che fanno il pieno.
Le catene alberghiere più note, da Marriott International a Hilton Worldwide Holdings, hanno alzato le previsioni di vendita per quest’anno già in occasione dei risultati del primo trimestre. Lo sblocco della domanda estera, in particolare in Paesi come la Cina e il Giappone che la scorsa estate erano alle prese con misure molto rigide per la mitigazione del contagio, ha contribuito notevolmente ad aumentare la domanda globale di camere d’albergo. E a guardare l’andamento in Borsa delle maggiori catene alberghiere, questo ottimismo traspare tutto.
Il titolo di Hilton Worldwide ha guadagnato oltre il 10% da inizio anno. Oggi un’azione è scambiata a 138 dollari, contro i 110 del massimo raggiunto prima della pandemia. Ad aprile del 2020, col mondo in lockdown, il titolo era precipitato a 55 dollari. Andamento simile anche per l’altro colosso, Marriott International, che da inizio 2023 ha collezionato un guadagno superiore al 16%. Anche in questo caso siamo a livelli più alti rispetto ai valori pre- pandemici.
La riduzione delle preoccupazioni per il Covid sta avvantaggiando anche l’industria delle crociere: i risultati di Norwegian Cruise Line Holdings e Royal Caribbean Group all’inizio di questo mese hanno dato una spinta alle azioni di entrambe le società. Le navi sono passate dal non avere abbastanza passeggeri ( un anno fa) all’overbooking, tanto che alcune compagnie stanno annullando biglietti già venduti.
Va detto che il ritorno ai viaggi è un segnale abbastanza in contrasto rispetto all’andamento macroeconomico. Negli Stati Uniti, dove ormai da mesi si respira aria di recessione, gli utenti non sono spaventati dall’aumento dei prezzi dettato dall’inflazione. E questo potrebbe essere un segnale di come le famiglie americane dispongano ancora di una certa liquidità messa da parte durante i mesi duri della pandemia.
Proprio il boom del turismo potrebbe aiutare a respingere la recessione che molti economisti ritengono stia arrivando. Ma questo lo scopriremo nei prossimi mesi.