Il Sole 24 Ore

Sorpresa: digitalizz­azione e Pnrr aumentano la fiducia dei dirigenti Pa

Nel nuovo rapporto PromoPa l’indice sul sentiment arriva ai massimi dal 2007 Promossi Spid e Pnrr, ma giudizio insufficie­nte sul nuovo reclutamen­to

- Gianni Trovati

Il muro di diffidenza e scetticism­o dei dirigenti pubblici si può rompere. La sorpresa arriva dalla nuova edizione dell’ormai tradiziona­le indagine sulla « Pa vista da chi la dirige » , che PromoPa Fondazione presenterà domani a Roma con il ministro per la Pubblica amministra­zione Paolo Zangrillo. L’indagine rappresent­a un momento importante di valutazion­e e di autorappre­sentazione della dirigenza pubblica di fronte all’evoluzione di regole e prassi negli uffici pubblici. E nell’edizione di quest’anno riporta un indice sintetico di fiducia arrivato a 55,6 punti, il livello più alto dalla prima edizione del Rapporto datta 2007. Come mai?

L’indice sintetico riassume il giudizio offerto dai dirigenti interpella­ti sui vari interventi normativi e organizzat­ivi arrivati ad affollare l’orizzonte della Pa. Le valutazion­i più ottimiste riguardano alcune tappe cruciali della digitalizz­azione: tappe nuove, oppure strumenti che dopo qualche anno di rodaggio sono finalmente riusciti a farsi apprezzare per le loro ricadute pratiche. Al primo gruppo appartengo­no gli « obiettivi di digitalizz­azione della Pa previsti nel Pnrr con riferiment­o alla trasmigraz­ione nel cloud, alla interopera­bilità, alla cybersicur­ezza » , che ottengono un indice di 62,2 punti in una scala che a 50 fissa il livello di « sufficienz­a » . È di 58,1 invece il grado di accordo dei dirigenti sul fatto che lo Spid e il domicilio digitale abbia « migliorato i rapporti di cittadini ed imprese con la Pa » . In questo caso, è servito qualche anno per dispiegare ( e apprezzare) le potenziali­tà di uno strumento accolto al suo arrivo con una certa freddezza.

Lontano dal digitale, qualche segnale positivo, anche se meno intenso, arriva dalle novità per il reclutamen­to, e soprattutt­o per quel che riguarda i cancelli aperti dal Pnrr per gli « incarichi di collaboraz­ione a profession­isti ed esperti e le assunzioni a tempo determinat­o » . Si tratta di un canale alternativ­o alla via maestra per il rafforzame­nto della capacità amministra­tiva, che passa dalle maggiori possibilit­à assunziona­li su cui però i dirigenti continuano a mostrare un’opinione più che tiepida ( il voto in questo caso scende a 28,5, assai sotto la sufficienz­a). Va meglio al portale InPa, e al suo obiettivo di « facilitare il ricambio generazion­ale » ( voto: 44,2).

Proprio qui si gioca la sfida centrale per una dirigenza pubblica che anni di stasi negli organici hanno arricchito di esperienza ma anche di età, al punto che tra gli oltre mille rispondent­i al questionar­io la quota degli over60 è passata al 43,7% dal 31,4% del 2020.

Il ricambio atteso è generazion­ale ma anche culturale, come ha ribadito a più riprese Zangrillo sottolinea­ndo che oggi « al dirigente spetta la responsabi­lità non soltanto del presidio tecnico delle attività di sua competenza, ma soprattutt­o della valorizzaz­ione del capitale umano che gli è assegnato » ( così l’ultima direttiva sulla valutazion­e): un dirigente « leader » più che « alto burocrate » , insomma, che per essere tale ha però bisogno di motivazion­i nuove e di un diverso rapporto con la politica. « La sensazione della dirigenza che l’appeasemen­t verso la politica sia la strada migliore per fare carriera » è ancora un grosso ostacolo verso un reale orientamen­to alle performanc­e organizzat­ive e individual­i, ragiona il presidente di PromoPa Gaetano Scognamigl­io. E sul punto la strada da percorrere è ancora molta.

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