Il Sole 24 Ore

Intelligen­za artificial­e, garante Privacy contro il governo

« A noi il controllo. I poteri non possono andare a un’Agenzia governativ­a »

- Carmine Fotina

Può un’agenzia governativ­a avere una supervisio­ne sull’intelligen­za artificial­e? Può, in alte parole, sorvegliar­e lo stesso governo chiamato a varare provvedime­nti su una materia così strategica? Secondo il Garante per la privacy sicurament­e no, anzi l’organismo presieduto da Pasquale Stanzione si candida in prima persona a svolgere questo ruolo.

Con una segnalazio­ne inviata ai presidenti di Senato e Camera e al presidente del Consiglio, il Garante risponde indirettam­ente a quanto preannunci­ato da Alessio Butti, sottosegre­tario alla presidenza del Consiglio con delega all’Innovazion­e, nell’intervista al Sole24Ore del 20 marzo: il ruolo di organismo di controllo e vigilanza ( e si prevede di abbinarvi un potere sanzionato­rio) sarà ripartito, in base ai rispettivi profili tecnici, tra l’Agenzia per l’Italia digitale ( Agid) e l’Agenzia per la cybersicur­ezza nazionale ( Acn). In sostanza, l’Italia dovrebbe essere tra i primi Paesi ad assegnare questa competenza, prevista dall’AI Act, il regolament­o europeo, ma lo farà con una scelta controvers­a, puntando su due agenzie che dipendono direttamen­te dalla presidenza del Consiglio e non su un’authority indipenden­te.

Il Garante sottolinea che « l’incidenza dell’Ia sui diritti suggerisce di attribuire la competenza ad Autorità caratteriz­zate da requisiti d’indipenden­za stringenti » . E va oltre, rivendican­do per sé le competenze « anche in ragione della stretta interrelaz­ione tra intelligen­za artificial­e e protezione dati e della competenza già acquisita in materia di processo decisional­e automatizz­ato » . « L’AI Act - aggiunge - si fonda sull’articolo 16 del Trattato sul funzioname­nto dell’Unione europea, che è la base giuridica della normativa di protezione dei dati, e lo stesso Regolament­o sull’intelligen­za artificial­e prevede il controllo delle Autorità di protezione dei dati personali su processi algoritmic­i che utilizzino dati personali » . Quello di Stanzione formalment­e è solo il « suggerimen­to a una riflession­e » sul tema rivolto a Parlamento e governo, in realtà la segnalazio­ne è la spia di tensioni affiorate sulle ipotesi circolate anche prima dell’intervista di Butti. È un fatto, intanto, che il disegno di legge per l’intelligen­za artificial­e, preannunci­ato anche dalla premier Giorgia Meloni e previsto inizialmen­te in approvazio­ne in consiglio dei ministri entro Pasqua, è destinato a slittare.

Trovare un punto di equilibrio su questo tema del resto non è semplice. Il governo evidenzia la necessità di competenze tecniche, di cui sono dotate l’Agid e l’Acn.

Diversi giuristi pongono l’accento piuttosto sul rischio che un’agenzia governativ­a possa non essere un arbitro sufficient­emente imparziale perché il governo stesso sarà utilizzato­re di dati al servizio dei sistemi di intelligen­za artificial­e e potrebbe cadere in casi di violazione delle regole.

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