Gas per la prima volta nel mirino: Mosca colpisce depositi di stoccaggio
Dopo i ripetuti attacchi di droni ucraini contro le raffinerie russe, Mosca è tornata a prendere di mira le infrastrutture energetiche di Kiev. E tra queste per la prima volta ha colpito un grande deposito per lo stoccaggio di gas: obiettivo di una categoria che finora aveva risparmiato, forse per non compromettere strutture utili anche alle attività di Gazprom. In due anni di guerra qualche danno occasionale a gasdotti c’è stato, ma sempre rami secondari, a servizio di utenze locali. La rete principale invece ( e in particolare i tubi in cui tuttora il gas russo scorre verso l’Europa centrale e l’Italia) è rimasta intatta. Probabilmente non è un caso. Ora però la situazione sta cambiando: a fine anno il contratto per il transito in Ucraina delle forniture russe scadrà e Kiev, spalleggiata dalla Ue, si oppone a un rinnovo o proroga.
Dopo l’attacco al deposito, avvenuto domenica, i flussi via Ucraina a dire il vero non hanno registrato variazioni. Naftogaz ha rassicurato di aver avviato le necessarie riparazioni, escludendo « conseguenze critiche » sull’operatività e sottolineato di non aver avuto difficoltà nel recapitare tutti i volumi richiesti. Il prezzo del gas al Ttf ha contenuto il rialzo al 2% circa, intorno a 28,5 €/ MWh. Ma gli ultimi eventi sono comunque significativi, in quanto segnalano un possibile cambio di strategia: in vista di una ritirata di Gazprom dall’Ucraina, Mosca forse intende bruciarsi qualche “ponte” alle spalle, boicottando al tempo stesso i piani di Kiev, che se da un lato si dice pronta a rinunciare alle tariffe di transito, dall’altro cerca di sfruttare economicamente le infrastrutture “ereditate” dai russi. Tra queste ci sono in primo luogo proprio i depositi di stoccaggio – i più grandi d’Europa, con una capacità di 31 miliardi di metri cubi – in cui ha iniziato a cedere spazi anche a clienti stranieri.