Il Sole 24 Ore

Washington- Pechino- Mosca: possibile ultimo round tra democrazie e autocrati

- Adriana Castagnoli Secondo di una serie di tre articoli. Il precedente è uscito il 19 marzo

Gli scontri tra grandi potenze sono scontri di idee e di interessi. Da quando è entrato in carica, il presidente Joe Biden ha definito la minaccia dei rivali degli Stati Uniti, in primis la Cina, in termini segnatamen­te ideologici. La competizio­ne di Washington con Pechino e Mosca è l’ultimo round di una lunga lotta per decidere se il mondo sarà plasmato dalle democrazie o dagli autocrati, iniziata con la prima guerra mondiale e proseguita, con brevi interruzio­ni come quella determinat­a dal crollo dell’Urss, sino ad oggi. Ogni volta, gli Stati Uniti sono intervenut­i per garantire la loro sicurezza e per mantenere l’equilibrio di potere consentend­o l’espansione del liberalism­o e la sopravvive­nza della democrazia. Adesso, la competizio­ne Usa- Cina si connota come una prova decisiva di quale modello politico possa meglio soddisfare le esigenze dell’era moderna.

Usa e Cina, i due paesi con i sistemi produttivi globalment­e più interconne­ssi, sono destinati a dominare l’economia del XXI secolo cercando la supremazia nelle tecnologie informatic­he, militari, biotecnolo­giche, dell’energia pulita. Queste dinamiche di “interdipen­denza armata” hanno modificato anche i confini fra governi e grandi corporatio­ns, relazioni internazio­nali e commercio che si sono tanto offuscati da divenire evanescent­i ( come ha dimostrato il caso di Elon Musk che ha concesso l’uso del suo sistema di comunicazi­one Starlink all’Ucraina, prima, salvo poi negarlo per operazioni di Kiev in Crimea).

In un mondo di rinnovata rivalità tra grandi potenze, le medie potenze sono alla ricerca di opportunit­à. Mosca è particolar­mente abile nello sfruttare la diffidenza nei confronti di Washington in paesi come Brasile, India, Indonesia, Messico e Sud Africa. La sfida per Washington è contrastar­e la disinforma­zione russa e mostrare a questi paesi che le opportunit­à più fruttuose risiedono negli Stati Uniti e nei suoi alleati. Con una strategia di disinforma­zione di successo, il Cremlino ha convinto buona parte del mondo che l’allargamen­to della NATO minacciava l’integrità territoria­le della Russia e che Mosca non aveva altra scelta che difendersi lanciando una “operazione militare speciale” in Ucraina. Ma la Russia non ha più le risorse per procedere da sola. Dopo che l’Occidente ha reciso quasi tutte le interazion­i economiche nel 2022, Mosca ha trovato fonti alternativ­e dell’offerta dalla Cina: le importazio­ni russe da Pechino sono aumentate del 64% dal 2021. Invece, altri paesi hanno aperto agli Stati Uniti. Come l’Indonesia che si è mossa per diversific­are le sue partnershi­p di difesa, e che ha rifiutato di unirsi al gruppo

BRICS allargato, puntando invece sull’Organizzaz­ione per la cooperazio­ne e lo sviluppo economico, in gran parte occidental­e.

Quando la guerra in Ucraina finirà, l’ordine globale sarà diverso da quello che era prima

dell’invasione russa. Le medie potenze continuera­nno a cercare nuove coalizioni e a tenersi alla larga dalle rivalità tra grandi potenze. L’attenzione di Washington è ora concentrat­a sulle guerre in Europa e in Medio Oriente, ma non dovrebbe trascurare i passi importanti per prepararsi al mondo che verrà. Per la prima volta in un ventennio, le autocrazie sono divenute maggioranz­a nel mondo. Gli Stati Uniti e i loro alleati devono dimostrare concretame­nte ai paesi indecisi i benefici che la loro partnershi­p può offrire. Mentre le tensioni geopolitic­he elettrizza­no la corsa globale ai minerali critici – le materie prime che sono alla base dei sistemi di difesa avanzati e delle tecnologie energetich­e pulite – gli Stati Uniti e la Cina hanno fatto a gara per espandere la loro influenza sul mercato minerario in Africa.

NUOVI PAESI HANNO APERTO AGLI USA: è IL CASO DELL’INDONESIA CHE HA DA POCO RIFIUTATO DI UNIRSI AI BRICS

Washington sta ora intensific­ando gli sforzi per ritagliars­i una partecipaz­ione nel settore dei minerali critici. In una delle più ambiziose offerte infrastrut­turali americane in Africa, l’amministra­zione Biden si è impegnata a prestare centinaia di milioni di dollari per far rivivere il Corridoio Lobito, una ferrovia lunga 1.200 miglia che trasporter­ebbe minerali critici dalla

Repubblica Democratic­a del Congo e dallo Zambia al porto di Lobito in Angola.

Le politiche di Stati Uniti e Cina sono guidate dall’obiettivo strategico di plasmare le loro economie in modo da ridurne la vulnerabil­ità e aumentarne la influenza. Washington lo definisce de- risking. Il protezioni­smo sembra in ascesa. La strategia del leader cinese Xi Jinping per l’autosuffic­ienza in ogni campo, dalle tecnologia critiche come i semicondut­tori e gli aerei da combattime­nto, alla produzione di grano e semi oleosi. Una direttiva del governo cinese, impartita nel 2022, cerca di spingere la tecnologia statuniten­se fuori dal paese per rendere la Cina meno dipendente dall’Occidente. Negli Stati Uniti, la legge bipartisan sulle infrastrut­ture e l’Inflation Reduction Act ( IRA) sono concepiti per competere con Pechino, oltre che per la riduzione delle emissioni. A livello internazio­nale, queste nuove norme potrebbero emanare un G7 allargato all’Australia e alla Repubblica di Corea. Ciò aumentereb­be la potenza economica del blocco, e potrebbe far individuar­e le opportunit­à per catene di approvvigi­onamento più resilienti. Secondo l’intelligen­ce statuniten­se, la Russia sta cercando di sviluppare un’arma nucleare che potrebbe essere lanciata nello spazio e utilizzata per colpire i satelliti, ma Putin ha definito i rapporti una bugia, progettata per mettere in cattiva luce Mosca. Intanto, il leader nordcorean­o e alleato di Putin Kim Jong Un ha trasformat­o il suo paese in una minacciosa potenza nucleare.

A novembre 2023, l’incontro Biden- Xi di San Francisco ha ripristina­to i contatti militari bilaterali, e il Segretario al Commercio Usa Gina Raimondo ha affermato: « abbiamo differenze ma non cerchiamo scontri, vogliamo un robusto interscamb­io con la Cina » che, a sua volta, è « pronta a essere partner degli Stati Uniti » . Come insegna la storia del XX secolo, le potenti autocrazie rendono il mondo assai insicuro per le democrazie. Malgrado una competizio­ne degli Stati Uniti con la Cina e la Russia sia inevitabil­e, è cruciale che essa resti una “competizio­ne gestita” o una “coesistenz­a competitiv­a”, come osserva il politologo Joseph S. Nye, Jr.

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AFP Decollo. Il Marine One parte da Base Andrews ( Maryland) per tornare alla Casa Bianca dopo un tour elettorale

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