Logistica, dalle aziende italiane merci affidate ai clienti esteri
Nel 2023 il 75% delle imprese ha delegato al compratore l’intero processo di trasporto
È risalito, nel 2023, l’utilizzo in Italia dell’intermodalità, come sistema di trasporto delle merci in container tra porti e aziende e viceversa, dopo l’annus horribilis 2022. Emerge, però, un dato allarmante: nel 2023 il 75% delle imprese ha optato, in export, per l’ex works cioè la cessione, al compratore della merce, della gestione dell’intero processo di trasporto, da fabbrica a destino. Un dato che prefigura meno lavoro e meno potenzialità di sviluppo per gli operatori logistici italiani.
I numeri emergono dalla survey annuale di Contship e Srm ( centro studi collegato a Intesa Sanpaolo) intitolata Corridoi ed efficienza logistica dei territori, la cui sesta edizione viene presentata oggi, a Milano, all’evento Shipping, forwarding & logistics meet industry. L’indagine ha interessato 400 aziende manifatturiere che esportano e importano via mare con container, tra Lombardia, Emilia- Romagna e Veneto.
L’anno scorso, si legge nello studio, il 75% delle imprese ha optato per l’ex works, dato più elevato rispetto al 55% del 2022 e al 64% medio del periodo 2019- 2023. « La percentuale di utilizzo dell’ex works – commenta Massimo Deandreis, direttore generale di Srm - è aumentata di 11 punti rispetto al 64% della media degli ultimi 5 anni. A nostro avviso, però, il numero che desta più perplessità è che il 61% delle imprese intervistate non è nemmeno disponibile a valutare di cambiare alternativa; questo vuol dire che continuerà ad utilizzare quella modalità anche in futuro. Credo che il dato sia salito così perché le industrie, visti tutti gli eventi bellici che stanno comportando intoppi nelle catene logistiche, tendono sempre più a vedere la logistica stessa come un problema e non come un’opportunità e, di conseguenza, la cedono » .
Riguardo all’intermodalità, dal report risulta che, nel 2023, il 23% del
L’intermodalità torna a salire per movimentare i container da e verso i porti
campione ha utilizzato un mix stradaferro in export e il 37% in import; un dato fortemente in salita rispetto al 2022, quando solo il 2% dichiarava di utilizzare l’intermodalità in export e il 5% in import; e superiore anche alla media del 13%, registrata nelle precedenti quattro edizioni dello studio. Tra i fattori che spingerebbero le imprese verso un maggiore uso dell’intermodale ci sono « costi competitivi rispetto alla strada » ( valido per il 31%) e « la certezza nei tempi di consegna » ( 28%).
« Sebbene, rispetto alla precedente edizione della survey, l’intermodalità sembri essere cresciuta - afferma Cristiano Pieragnolo, chief commercial officer di Contship Italia, cioè un operatore intermodale - crediamo che sia ancora una scelta di ripiego per molti clienti. Le ragioni sono varie, tra queste c’è una mancanza di conoscenza del servizio e delle sue peculiarità » . E, in più, pesano « gli interventi necessari, non solo a livello di sistema Paese Italia, ma anche Europeo, per far sì che il trasporto merci ferroviario e intermodale raggiunga il suo pieno potenziale. Servono investimenti infrastrutturali e iniziative di supporto all’intero sistema, che oggi risulta meno competitivo rispetto al tutto strada, in particolare dal punto di vista dei prezzi » .